lunedì 14 febbraio 2022

ALTRO CHE SAN VALENTINO – Non c’è Amore tra il Jazz e le politiche culturali.

Raccolgo e condivido volentieri il pacato intervento di Stefano Maltese, figura chiave del Jazz siciliano - ma di rilievo internazionale - agitatore culturale con la sua ricerca personale che prende “forma pubblica” con l’associazione Labirinti Sonori e la sua Label di diretta emanazione che, in merito alla candidatura della bellissima Siracusa come capitale della cultura 2024, comunica apertamente lo stupore di non essere stato nemmeno interpellato dalle Amm.ni locali, nonostante la sua Storia.


Con una ciclicità oramai scontata, ma non per questo meno dolorosa, abbiamo visto e segnalato nel tempo la stessa sorte toccare al Open Jazz Festival di Ceglie, diretto dal compianto Faggiano, al Talos Festival di Ruvo di Puglia, creato e diretto per quasi trent’anni da Pino Minafra, al Bari in Jazz diretto da Roberto Ottaviano o all’Open World Jazz Festival di Ivrea, diretto da Massimo Barbiero e, purtroppo, a tanti altri…


Ogni volta l’assessore di turno (tanti, forse troppi?) o non ha proprio risposto o, come nel caso di Siracusa, si è difeso dietro la “chiamata alle armi” a cui ognuno poteva partecipare di sua spontanea volontà; pratica presumibilmente legittima nel criterio dell’appello pubblico ma manchevole nel rispetto dell’identità culturale e della memoria storica conclamata sul territorio che l’Assessore deve per forza conoscere.


Dice bene Gianni Morelenbaum Gualberto: «I responsabili di un progetto artistico devono conoscere il mondo in cui agiscono, meglio persino di coloro che lo vivono. È Lei che deve andare a cercare gli artisti, anche se conosco abbastanza bene il mondo della politica per immaginare che Assessori e cortigiani varî siano abituati ai questuanti che strisciano alle loro porte, rendendo omaggio a un potere che sa di provincialismo bizantino. Insomma, poiché voi non conoscete il mondo di cui pretendete di occuparvi, volete la manina alzata come per coloro che a scuola vogliono andare di corsa al bagno».


Quello che trovo ancor più strano è la scarsa presenza degli altri musicisti “per fare cerchio” intorno a casi come questo e, soprattutto, la quasi totale assenza sul pezzo della “critica ufficiale”, cioè la carta stampata specializzata. Siamo stanchi? Ci stiamo abituando al peggio? Accettiamo ogni decisione come inesorabile?


Io credo che se non facciamo sentire la nostra voce, pur se piccola come la mia, prima o poi non ci sarà più nulla per cui suonare (a parte le commissioni miserrime di Spotify) né, tantomeno, qualcosa che valga la pena raccontare (a parte le veline dei Festival Vatuttobene, grazie). 

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Art by Mario Schifano
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Oggi non è che il ricordo di ieri, e domani non è che il sogno di oggi.
The Prophet, Kahlil Gibran

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