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«…
specifico e diverso è il caso di Mario Schiano, su cui vorremmo fermare il
discorso, proprio perché si tratta del “caso” più discusso tra quelli della
“free music” e perché esso bene risponde a questa linea interpretativa che
assume la “testimonianza contingente” come motivazione dello sviluppo del
“free” in Italia, nel senso di un’attività sovrastrutturale strettamente
collegata e determinata dall’andamento della struttura sociale, politica,
economica, sottostante»
Mario
alzò gli occhi dalla rivista e controllò l’orologio della cucina, anche se
erano passati solo pochi minuti dall’ultima volta che aveva guardato l’ora, poi
riprese a leggere.
.
«Roma,
inverno 1965: i musicisti che cominciano a cimentarsi nelle cantine di
Trastevere con le nuove forme di “free music” (musica libera nel senso che
rifiuta i vecchi codici del jazz) provengono quasi tutti dalla provincia
italiana, cioè da un serbatoio inutilizzato d’intelletti e fantasia. […] Mario
Schiano appartiene a questa corrente migratoria, provenendo da Napoli, che,
anche nel contesto del sottosviluppo meridionale resta un’area separata»
Guardò
nuovamente la copertina del giugno 1975 di Musica Jazz, tenendo il segno con le
dita, che se anche riportava la foto del veterano Red Norvo, aveva finalmente
dedicato alla sua discussa figura un lungo articolo a firma di Alberto
Rodriguez, il primo che cercasse di far luce sulla sua ricerca e, fin’ora,
ancora l’unico.
.
«È
un musicista che ama e suona il jazz, ma è subito chiaro (ecco il primo tratto
distintivo) che le furbizie, l’esuberanza sentimentale, il binomio “lacreme e
core” e persino il melenso interclassismo di tanta musicaccia napoletana hanno
giocato un ruolo nella sua storia e nella sua formazione »
Ora
erano quasi le 22:00, vicino alla porta la custodia del suo sax e sulla sua
sedia una piccola borsa di tela erano pronte, come lui, alla partenza, ma c’era
ancora un po’ di tempo.
.
«La
scelta del jazz (di una musica ugualmente densa di significati e provenienze
popolari) costituisce per Schiano proprio il risultato di questa reazione, e si
trasforma in strumento di liberazione, ipotesi futuribile, mezzo per cambiare e
cambiarsi»
Aspettava
da un momento all’altro il trillo del citofono, con il quale un taxi lo avrebbe
portato in stazione e da lì, viaggiando tutta la notte, avrebbe raggiunto
Cremona per il concerto.
.
«In
questo mondo la presenza di Schiano costituisce una vera e propria
contraddizione, nel senso che un giovinotto con un sax persino scassato,
incapace di rovesciare un giusto quantitativo di note all’ora, come se fossimo
alla FIAT, non andava bene, e più che ai musicisti, ad un certo establishment
organizzativo romano, abituato a coccolare pochi pupilli e ad adorare qualunque
cosa purchè proveniente dall’America»
Al
Teatro Ponchielli ci sarebbero stati quei due ragazzacci olandesi ad
attenderlo, che aveva incontrato per la prima volta a Lovere un anno prima, e
poi solo un’altra volta in quel club vicino al Colosseo, più quel baffuto
ragazzo inglese, che aveva la fama di prodigioso trombonista, ma che lui non
aveva mai incrociato su un palco. Si sarebbero capiti? Aveva pensato per un
istante.
.
«Intanto ci sembra giusto riconoscere all’interno di quegli esperimenti almeno due diversi momenti di ricerca, che corrispondono a precisi sviluppi del discorso musicale: la prima fase (dal 1966 alla fine del 1970) si caratterizza per un totale rovesciamento dei “codici jazzistici” tradizionali; la seconda fase (dal 1971 al oggi) rivela invece un recupero di vecchi stilemi del jazz, inseriti, in termini di “contaminazione”, in un contesto che rimane aperto alla libera improvvisazione, all’interno della quale compaiono elementi tematici e melodici sempre più frequenti»
.
Marcello,
Don, Ray, Jerome, Sheila, Bruce… Sorrise con gli occhi alla vista di quella
foto. Erano passati quasi tre anni dalla pubblicazione di quell’articolo, lui
non si era mai fermato ma pochissimi in Italia sembravano accorgersene. Contava
su una mano gli interventi che lo citavano in maniera approfondita: quello di
Giampiero, quello di Enrico, il primo “internazionale” a firma di Alain Gerber
e questo.
.
Non
poteva ancora sapere che un giorno John Corbett lo avrebbe definito «sax
legend» sul “Down Beat”, che Kewin Whitehead sarebbe volato apposta da Chicago
a Trastevere per intervistarlo e pubblicare tutto su “Pulse!”, che Philippe
Renaud gli avrebbe dedicato l’unica copertina della sua vita su “Improjazz”,
che Francesco Martinelli avrebbe custodito i suoi archivi, studiato la sua vita
e gli avrebbe dedicato la più completa discografia a suo nome, che Kazue Yokoi
avrebbe fatto conoscere la sua biografia ai lettori giapponesi di “Jazz HIHYO”,
che Raùl Mao & Pablo Mancòn avrebbero fatto lo stesso per il jazz fan
spagnoli, pubblicando una lunga intervista su “Cuadernos de Jazz”, che
avrebbero scritto diverse tesi di laurea su di lui, che l’Archivio di Stato
avrebbe acquisito la sua discografia completa…
.
«Resta
solo da aggiungere a proposito della storia musicale di Schiano e delle sue
qualità, che è soprattutto dal vivo che è possibile cogliere gli elementi di
reale novità che questo musicista ha saputo introdurre nella fase di
costruzione del linguaggio del free jazz in Italia: uno dei punti di maggior
rilievo del suo lavoro è stato ed è, come abbiamo già detto, quello di produrre
“melodia”, di suonare “tematicamente”»
Sapeva
che a Cremona avrebbero registrato il concerto, ma non voleva nemmeno pensare a
cosa si sarebbero detti loro quattro, per non sciupare la naturalezza
dell’incontro, per non avvilire l’empatia del linguaggio. L’unica cosa certa
era la lingua con la quale avrebbero comunicato.
.
«Non
vanno dimenticate infine la concezione e le scelte politiche che stanno al
fondo di questo discorso musicale, e che sono anch’esse il risultato di una
storia: dalla origine napoletana, dai rapporti con la melodia e la vena
popolare della sua regione, dalle esperienze costruite giorno dopo giorno, nel
corso del suo soggiorno romano, Schiano ha derivato una precisa concezione del
ruolo del musicista nella società, dell’uso e del significato del prodotto
musicale che non può limitarsi ad essere pura merce, oggetto di consumo, ma
deve diventare strumento di scambio, “linguaggio” che rispecchi le esigenze di
intere comunità, e che possa “parlare ed essere parlato”»
.
Gli
piacevano quelle righe, perché venivano dal passato ma, in qualche modo,
guardavano avanti. Non sapeva assolutamente cosa avrebbe suonato la sera dopo,
ma era certissimo che aveva sempre amato il jazz, come amava il varietà ed il
night…
Il
citofono interruppe finalmente i suoi pensieri.
Chiuse
serenamente il cassetto dei suoi ricordi, spense la luce, imbracciò il suo
strumento, aprì la porta ed iniziò a scendere le scale fischiettando una
melodia bellissima e frammentata, che sembrava provenire dalla sua memoria,
eppur si mostrava nuova come non mai.
.
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Credits:
A European Proposal
Label: HORO
Catalog #: HDP 35-36
Format: LP
Country: Italy
Recorded Live at Teatro
Ponchielli,
Cremona, April 24, 1978
Paul Rutherford (trne,
euphonium),
Mario Schiano (alto sax),
Misha Mengelberg (piano),
Han Bennink
(drums, perc., cymbals, bass
cl, fiddle, whisdle, toys)
Tracklisting:
Tristezze di Sanluigi - 19:01
Tristezze di Sanluigi - 19:01
Tristezze di Sanluigi - 20:00
Tristezze di Sanluigi - 21:30
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Il testo «citato» è tratto da "Il Caso Schiano",
di Alberto Rodriguez
Musica Jazz n°6 - Giugno 1975
Grazie, curiosità alle stelle.
RispondiEliminaGrazie.
RispondiEliminaMany thanks
RispondiEliminagrazie mille, jfi!! great to still see more mengelberg appearing - bless him and his music.
RispondiEliminal:)
Una pezzo costruito in maniera davvero bella e toccante, da napoletano verace credo che tu sia davvero riuscito a rendere al meglio, alternando racconto e citazione, la stratificata essenza di Schiano, Luna Caprese e Controindicazioni, Cicci Santucci e Mengelberg, tutto in uno, e sempre con bellezza e intensità.... non mi dilungo, che Schiano è una delle mie passioni si è capito
RispondiEliminaIl disco lo ascolterò poi, è relativo.
PS: il post su Geremia, (e anche questo, ovvio) mi ha dato uno spunto che vorrei proporti via e mail, se hai tempo e voglia. Trattasi di Instabile.
Thanks to you, mates, to follow me always.
RispondiElimina#Alfonso: il tempo sembra sempre poco, ma il desiderio può cambiare le sue in-stabili leggi..
per cui, scrivimi quando vuoi:
jazzfromitaly@gmail.com
Thank you!
RispondiEliminaBig thanks! This line-up is quite special; all four musicians have a refined sense for humor in music.
RispondiEliminaSo we can answer Zappa's question wether humor belongs to music with the music on this recording - it 'only' needs for masters of music and subtle (and sometimes not so subtle) humor.
lovely , thanks again for this marvel!
RispondiEliminaThank you.
RispondiEliminathanks. just discovered your site via inconstant sol.
RispondiEliminaMuchas gracias
RispondiElimina