Quello
di Sandro Brugnolini è un caso, se non unico comunque abbastanza raro, in cui
grazie alla passione, alla ricerca ed all’investimento di collezionisti ed appassionati,
la musica di un autore, che ha composto/eseguito ben più della metà delle sue
creazioni per colonne sonore su pellicola, sonorizzazioni di programmi TV non
destinate alla vendita o sotto nick-name, ha raccolto la meritata
considerazione mentre l’autore stesso era ancora in vita e non, come spesso ci
troviamo a constatare, magnificandolo solo dopo la sua dipartita…
«È
paradossale ciò che è accaduto negli ultimi anni. La riscoperta delle librerie
musicali ci ha restituito un po’ di lustro a distanza di una vita. Ho avuto
riconoscimenti che mai mi erano stati tributati, se non durante quel primo
periodo jazz, in cui ero stato celebrato come uno tra i migliori interpreti in
Italia. Una volta conclusa quell’esperienza, ciò che è venuto dopo non mi ha
rilanciato, anzi, librerie musicali sono state un vero e proprio ‘mondo
sommerso’. Oggigiorno, sull’onda del grande ritorno del vinile, sono stato come
‘riscoperto’ da nuovi editori e appassionati, con un brulicare di commenti
positivi a favore del sottoscritto e di tanti colleghi musicisti troppo a lungo
ignorati.»[1]
È
quindi grazie a etichette quali DejaVù Records, Cinedelic Records, Four Flies Records e SonorMusic Editions, ai “diversamente giornalisti” e bloggers come Alessandro Casella de “Il Giaguaro”, Gianmarco Diana di “CinematiCA” o Marco Ferretti di “Souterraine”
se oggi possiamo conoscere meglio le sue vicende musicali e, soprattutto,
ascoltare tanta di questa musica che sarebbe stata irrimediabilmente perduta…
Io,
dal mio piccolo, aggiungo giusto un altro tassello, probabilmente meno
ricercato dei tanti “vinili oscuri” ma che riprende il racconto dal principio,
dalla nascita discografica di quella “Gang” romana dedita alla musica di Leon
Bix Beiderbecke e capitanata proprio da un giovanissimo Brugnolini e, in
qualche modo, chiude il cerchio.
«fu
proprio come accadeva nelle dorate favole dei film americani dell'epoca: il più
importante critico di jazz, Arrigo Polillo, mi spedì a Roma il contratto per
una serie di registrazioni con la mitica Columbia-Voce del Padrone-Pathè, dopo
aver ascoltato una nostra prova incisa avventurosamente in casa di Alberto
Collatina sul « Gelosino » di allora e speditagli senza alcuna speranza nemmeno
di risposta. Registrammo i pezzi in una vecchia chiesa sconsacrata al centro di
Milano, con i microfoni che pendevano dalle volte, le macchine in sacrestia e
non senza problemi: al primo pezzo a Gianni Nardi cadde la penna dentro il foro
della chitarra… si bloccò la registrazione e tutti a turno a cercare di
sbattere quello strumento per farla uscire di nuovo… Poi, forse per l'emozione,
per il fatto di essere al centro di una avventura musicale irripetibile, per l'ansia,
per la responsabilità degli arrangiamenti e della direzione che ricadeva
soprattutto su di me, a un certo punto mi mancò totalmente il fiato, non
respiravo più e fu Nunzio Rotondo, grande nostro amico e maestro di tutti noi
all'epoca, a massaggiarmi la schiena insieme con Polillo per farmi riprendere a
suonare. Tutto questo accadde nel 1953. Dodici mesi dopo, la Fonit-Cetra ci
richiamò per un’altra dozzina di tracce. Noi della Junior Dixieland Gang
avevamo maturato un po’ di esperienza e, infatti, i nuovi brani erano arrangiati
diversamente rispetto al passato, preludio a un nostro ‘cambiamento’ verso
nuove sonorità. Se ascoltati oggi, è possibile comprenderne le differenze.»
So Long Sandro!
*****
JUNIOR DIXIELAND GANG – BIXIN’ THE BLUES
thanks for a nearly forgotten "revival" jazz band and for continuing this wonderful site!
RispondiEliminakeep boppin´
marcel