venerdì 27 dicembre 2019

La Verità - in ricordo di Mario Guidi



Enrico Bettinello: Come giudica mediamente il panorama dei Festival italiani? Quali sono solitamente le ragioni per cui alcuni musicisti della sua agenzia non trovano lo stesso spazio di altri?

Mario Guidi: Non molto stimolante. Basta fare il confronto con quanto avviene nel resto d' Europa. Generalmente i promoter hanno paura che la musica cosiddetta difficile allontani il pubblico. Io sono del parere opposto, trovo che se nella musica c'è quella che io chiamo la "verità," poi il pubblico risponde. Il problema è che il grosso pubblico viene messo raramente di fronte alla possibilità di formarsi un gusto e di poter cercare la "verità". Mentre anni fa era difficile trovare posto ai concerti di Paul Motian, Lester Bowie, Steve Coleman, oggi le sale si riempiono per le cantanti reduci da Sanremo o al massimo per Gregory Porter. Quelle che per i promoter sembrano delle ghiotte opportunità (la commistione con artisti del pop e del rock, i tributi studiati a tavolino, il continuo rivolgersi al passato in cui sono impegnati anche tanti artisti di altissimo livello) stanno portando ad un appiattimento preoccupante. Aspetto da un momento all'altro la prima collaborazione tra una cantante di "Amici" e il giovane jazzista rampante. La conseguenza è che chi invece cerca di esprimere una propria musica originale, chi vuole proporre una propria visione del futuro, oggi ha pochi spazi agibili a disposizione. Ovviamente in molti la pensano in modo diametralmente opposto e lamentano invece l'assenza dalle scene italiane degli alfieri del mainstream e la troppa invadenza dei "soliti noti," oppure contestano la presunta "jazzità" di taluni artisti.

Art by Mark Rothko (Untitled 1968)


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