Sergio Fanni (Torino, 1930 – Milano, 2000) è un altro di quei musicisti che, nonostante abbia calcato migliaia di palcoscenici e prestato la sua voce a decine di dischi, è rimasto inspiegabilmente “lontano dalla ribalta”. Per quale vero motivo, forse, non lo comprenderemo mai, dal momento che sono quasi vent’anni che ha lasciato il palco della vita e che una sua intervista o un suo pensiero non è stato mai registrato dalle cronache del Jazz.
Ma, almeno in questo caso, potremmo escludere l’aspetto più
commerciale della sua Musica come elemento di dimenticanza della critica e
degli appassionati, perché, se non fosse per il primo dei pochissimi LP a suo
nome, quel Una Tromba per l’Europa
(1962) che era “inevitabilmente” leggero dal momento che i brani erano tratti
da operette, canzoni popolari e colonne sonore dell’epoca, ed un paio di
scivoloni in più di cinquant’anni di carriera (Mazzoletti racconta che nel
1942/43, appena tredicenne, fosse già in Tournée in Germania, con l’Orchestra
di Mirador), come il disco con Eumir Deodato (1978) o quello con Ray Martino (1982),
il torinese ha suonato da subito solo Jazz con la maiuscola ed in gruppi d’eccellenza,
come l’Orchestra di Trovajoli (1956), il Quintetto di Eraldo Volonté (1957/60)
o quello di Gil Cuppini (1960), fino ad arrivare sulle sponde del free con
Giorgio Buratti (1963/64), l’Orchestra di Gaslini (1968) o il complesso di
Enrico Intra (1972/74) o quello di Gaetano Liguori (1979) e pochissimi gruppi a
suo nome. Eppure, alzino la mano quanti sarebbero in grado di riconoscere il
suo suono robusto e personalissimo al primo ascolto…
Certo, essere quasi coetaneo di due geniali trombettisti quali
Nunzio Rotondo (Roma, 1924) e Oscar Valdambrini (Torino, 1924), non deve aver
facilitato le cose… «Nel 1947/48, la più
bella sala da ballo di Torino era l’Augusteo e lì suonava l’Orchestra diretta
dal pianista Canessa, con una tromba e quattro sassofoni, tra cui Attilio
Donadio. I pretendenti al posto di tromba erano Nini Rosso e Sergio Fanni, ma
vinsi io, forse perché suonavo anche il violino» [1]
Ed essere anche antagonisti del Quintetto italiano più
famoso nel mondo non deve aver spianato la strada, tanto più se la musica che
li differenziava in quegli anni era la più lontana dalla bella melodia tanto
amata nel Belpaese… «Mentre Basso & Valdambrini s’ispiravano
ai musicisti della West Coast, Fanni e Volonté erano decisamente influenzati
dai musicisti post-bop. Anche il repertorio parlava chiaro: Fanni e Volonté
eseguivano temi come Moanin’ di
Bobby Timmons, Walkin’ di Miles, Nica’s Dream di Horace Silver, mentre
Basso & Valdambrini canzoni del grande repertorio americano e temi
originali»[2]
Poi, indubbiamente, ci può stare la capacità personale di
fare relazione o, meglio, marketing di sé stesso «erano due formazioni basate su concezioni
musicali molto diverse ma altrettanto valide. E le incisioni lo dimostrano.
Fanni era una eccellente tromba, che non ebbe, forse a causa di problemi
caratteriali, il successo che invece ottenne Valdambrini» dice chi lo conosceva da vicino.[3]
O anche il fatto di aver cercato una via al sostentamento economico
sicura, entrando prima nell’Orchestra RAI (1956) e svolgendo poi attività
didattica (1977) - pratica comune, tra l’altro, a molti musicisti ancora oggi -
potrebbe aver influito sul suo successo, ma
non avrebbe dovuto pesare sulla sua Arte «in Piemonte c’erano jazzisti
fortissimi. Appartenevano alla generazione precedente, cioè avevano una decina
d’anni più di me. Parlo di Valdambrini & Basso, o Sergio Fanni e Leandro
Prete, ma erano fuori dalla nostra portata. Erano “professionisti” ed erano quasi
tutti intruppati nelle varie orchestre della RAI, dove guadagnavano bene»[4]
Tempo fa mi ero addirittura “intrippato” in una ricerca su Google, ma questa
storia ve l’ho già raccontata qui, fatto sta’ che Sergio Fanni resta, come si usa
dire, un “Musician's Musicians” ed i suoi dischi [pochi] dei rari “Collectors'
Items” e mi fa rabbia vedere che non esista nemmeno una seria discografia a suo
nome, cosa che, ovviamente, inizierò a compilare subito dopo aver pubblicato
questo post.
HARD SUITE
Label: Carosello
Serie: Jazz from
Italy
Catalog#: CLE 21017
Format: LP
Country: Italy
Milan, 1975
Sergio Fanni (flgh),
Leandro Prete (tenor
sax),
Sante Palumbo (comp.,
p., el. p.)
Carlo Milano (el. bass),
Giancarlo Pillot
(drums),
Roberto Haliffi
(percussion)
Tracklist:
A1. Dawn/Suffer - 9:24
A2. Plan - 10:17
B1. Drive Waltz - 9:56
B2. Shade - 9:40
[1] Oscar Valdambrini in “Il Jazz in Italia – Dalle Swing
agli anni Sessanta” di Adriano Mazzoletti, EDT 2010
[2] Adriano Mazzoletti si riferisce al Quintetto che nel
1960 vinse la Coppa del Jazz (Gil Cuppini, Sergio Fanni, Eraldo Volonté, Ettore
Righello e Giorgio Buratti)
[3] Gil Cuppini, intervista di Adriano Mazzoletti in “Il
Jazz in Italia” [cit.]
[4] Enrico Rava in “Incontri con musicisti straordinari”,
Feltrinelli 2010
grazie per il re-up sei un mito.....
RispondiEliminaThank you so much!
RispondiEliminaHo ri trovato il blog solo oggi
RispondiEliminabentornato, un grande abbraccio
Sergio Fanni aveva suonato col quartetto Juke Box nell'estate 1965 al Branca di Milanao dove io ero la cantante solista. Bravissimo e indimenticabile.
RispondiEliminaglad to find this obscure trumpeter, thanks
RispondiEliminaGrazie per questa meraviglia che profuma di gioia e libertà!
RispondiEliminaSi possono ascoltare diversi brani inediti con Sergio Fanni su YouTube cercando Giorgio Buratti.
RispondiEliminaSonostato suo allievo alla scuola jazz di Parma persona eccezionale e generosa mi regalo una tromba e mi insegnò come suona un professionista Sergio non ti dimenticherò mai
RispondiEliminaHo una sua intervista in un inserto di musica jazz di fine anni '80
RispondiEliminaHo conosciuto Sergio Fanni come allievo a Parma e poi Milano. Oltre alla sua grande professionalità e bravura ricordo la sua gentilezza. Una gran bella persona. Sergio Fanni sei sempre presente nei miei ricordi.
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