Ph by Luciano Viti
Chet Baker era nato ieri. Questo
non aggiunge molto alla sua biografia, ma è un dato di fatto. Chet Baker è
stato indubbiamente uno tra i più ispirati ed irripetibili musicisti jazz, ed
anche questo dovrebbe essere cosa nota ai più, ed il condizionale non è utilizzato
a caso.
«Ti posso garantire che molti musicisti
giovani, anche tra quelli che suonano con me e che sono fantastici, non hanno
mai ascoltato il Quartetto di Gerry Mulligan con Chet Baker, che è per me una
pietra miliare del Jazz, non solo perché Chet non ha mai più suonato come
suonava lì, ed infatti è esploso proprio con quei dischi del ’52-’53, quando ha
vinto anche il referendum [1]. Poi
Chet ha fatto altre cose, anche quelle molto belle e poetiche, ma come suonava
in quel contesto non ha più suonato, con quella agilità e rapidità di pensiero,
quella capacità di tradurre in suono tutto quello che gli passasse per la
testa… originalissimo… a volte sembrava un Don Cherry con tecnica, eppure “non
sapeva niente”… ma te lo ricordi il solo di Chet su Bark for Barksdale?[2]
viene dopo un assolo di Mulligan, buono ma molto tradizionale, e poi entra lui
con una frase che io ogni volta mi chiedo da dove gli sia mai arrivata quella
espressione lì, è imprevedibile e pazzesca… Questo è stato il gruppo che mi ha
proprio aperto le porte al Jazz moderno e poi da lì…»[3]
Eppure le tragiche situazioni che hanno affollato la sua vita pubblica, e travolto ovviamente quella privata, hanno facilitato l’approccio di molti nel trattare Chet Baker più come un’icona da idolatrare o smitizzare, offuscando così la sincera ricerca musicale o sminuendo il suo spessore di musicista. Basterebbero i titoli di alcuni magazines dell’epoca per capire meglio cosa intendo dire, visto che pubblicavano a titoli cubitali frasi infelici tipo “Il Veleno del Jazz” (Il Reporter 36 – 1960), oppure “La Magica Tromba di Chet Baker è caduta nella Fossa delle Vipere” (Il Tirreno – 1960), o “La Paura mi Aspetta alla Porta” (L’Europeo – 1961) e “La Tromba Avvelenata” (Epoca – 1961), fino ad “Amici Italiani Aiutatemi Voi” (Novella 35 – 1963) o ancora “Chet Baker: Storia di Dolore” (Down Beat – 1964).
Chet Baker era nato il 23 dicembre 1929 a Yale, in Oklahoma ed è stato indubbiamente uno tra i più ispirati ed irripetibili musicisti jazz.
Io voglio ricordarlo così, più con la sua musica spesso inedita (e nel LIVE che segue lo è nel vero senso della parola) che con le sue luci ed ombre d’umanità, le stesse di ognuno di noi.
***
Chet Baker Quartet
Recorded Live at
Teatro degli Infernotti, Torino
December 19, 1979
Chet Baker (trumpet,
voc #2, #5),
Dennis Luxion
(piano),
Riccardo Del Frà
(bass)
Roberto Gatto (drums)
Ph by Ralph Quinke
CB Quartet, Live in Torino 1979 - Part One
1. Someday my prince will come - 9:10
2. But not for me – 10:55
3. ‘Round midnight – 12:15
4. Broken wing – 10:08
CB Quartet, Live in Torino 1979 - Part Two
5. There will never be another you – 15:52
6. Once upon a summertime – 13:24
7. Blue ‘n boogie – 11:45
Ph by Ralph Quinke
CB Quartet, Live in Torino 1979 - Part One
1. Someday my prince will come - 9:10
2. But not for me – 10:55
3. ‘Round midnight – 12:15
4. Broken wing – 10:08
CB Quartet, Live in Torino 1979 - Part Two
5. There will never be another you – 15:52
6. Once upon a summertime – 13:24
7. Blue ‘n boogie – 11:45
[1] New Star award in DownBeat’s first International Jazz
Critics Poll in 1953
[2] Gerry Mulligan Quartet – Fantasy, 1953
Fan-tas-tic !!! Merci beaucoup for this treasure! I wish you a very Happy Time !!
RispondiEliminaHello my friend, im looking for this live, but the links doesn't work anymore.
EliminaI would be so grateful if you could share it with me. <3
Happy New Year to you, JFI!! And a big MERCI for your beautiful commitment!!
RispondiEliminaRight now, I'm listening to this gem, thanks to you...
GRAZIE PER QUESTE PERLE
RispondiEliminaMitico Chet, hai accompagnato per decenni le mie notti più tormentate. Grazie ovunque tu sia🌹
RispondiEliminaHello my friend, do you know how to get this live?
EliminaThank you!