- New Upload -
Non
ho conosciuto Pasquale Santoli personalmente - per cui non mi permetterò di
raccontare l'uomo a ridosso del suo addio a questa terra - ma ho ammirato
fortemente il suo gusto estetico e, cosa affatto disgiunta almeno in questo
caso, il suo pensiero etico.
Per
questo mi limiterò a ricordarlo attraverso stralci delle sue parole (raccolte
da Alessandro Achilli) e mettendo in condivisione uno dei suoi progetti
musicali, raro quanto interessante, come questo di Enrico Rava & Misha
Mengelberg con la Big Band
della RAI.
A.
A. «Come cominciò la sua esperienza quotidiana con "Un Certo
Discorso", che negli anni ha usato la musica in vari modi?»
P.
S. «Nel corso della sua lunga vita radiofonica, dal 8 novembre 1976 al primo
gennaio 1988, lo spirito del programma è sempre stato lo stesso: affrontare la
radio dal punto di vista degli immaginari, dei linguaggi, della creatività e
delle identità giovanili. Fin dall'inizio, intorno al nucleo
ideativo-produttivo "fondatore", ruotò una folta schiera di giovani
collaboratori: autori, registi, giornalisti, studenti, esperti, musicisti,
attori; una sorta di redazione allargata, un laboratorio permanente di idee.
Tra i risultati di questa impostazione, ricorderei la cosiddetta rottura dei
generi in base ai quali era connotata, fino alla riforma RAI, la natura dei
programmi [...] Un
secondo elemento specifico di UcD era rappresentato dalla ricerca di formati
"d'autore" e di produzioni originali in chiave musicale e di
spettacolo radiofonico ma anche di inchieste e di giornalismo sul campo»
A.
A. «Nel 1979 UcD si avvalse dell'apporto di musicisti in studio: con quali
ruoli? Mi pare che non si limitassero a fare un concerto radiofonico
alternato a chiacchiere con i conduttori: alcuni erano ospiti per una settimana
di seguito».
P.
S. «Si studiava insieme un progetto di prodotto radiofonico, puntata per
puntata, filtrato dal bagaglio delle proprie sensibilità e competenze ma con
l’obiettivo di realizzare collettivamente un evento radiofonico. Naturalmente
in quel contesto creativo ognuno assumeva in trasmissione il ruolo che la
partitura prevedeva. Azzardando, si potrebbe dire che ogni trasmissione era una
specie di improvvisazione jazz. Ne mutuava la forma e la poetica. Risultati
talvolta discontinui facevano parte del gioco ma comunque erano sempre
originali».
A.
A. «Sempre nel ’79, Un certo Discorso cominciò a usare la big band Rai,
altrimenti impegnata in stacchetti e sigle varie. C’era da subito l’idea di
ospitare compositori/arrangiatori esterni?»
P.
S. «La big band annoverava eccellenti musicisti che in molti casi esercitavano
la loro creatività fuori dagli studi radiofonici. Erano una risorsa, direbbero
oggi i manager aziendali, che aspettava di essere valorizzata. Per noi è stato
semplicissimo arruolarli nella comunità di Un certo discorso: molti coltivavano
le nostre stesse passioni e i nostri sentimenti musicali, ed erano capaci di
tirarli fuori dai propri strumenti».
A.
A. «Nel 1980 i concerti diventano ventitré (undici produzioni, allestite a Roma
e a Venezia, più Shepp presentato anche a Reggio Emilia), con la costante della
big band Rai integrata da compositori-arrangiatori e solisti ospiti: Gil Evans,
Archie Shepp, Lacy-Tchicai-Rudd, Chris McGregor, Wheeler-Rutherford-Guy,
Mangelsdorff-Schiaffini-Schoof, Westbrook-Vittorini, Willem Breuker, Alex
Schlippenbach, Mengelberg-Rava-Colombo-Anderson-Geremia, George Russell. Come
funzionava il rapporto tra gli ospiti e la big band? Ci furono equivoci,
incomprensioni, fraintendimenti?»
P.
S. «La stagione del 1980 è durata tre mesi ed è stata per tutti una maratona:
ogni settimana quattro giorni di prove, concerto a Roma, trasferimento a
Venezia, replica e così via. Si viveva un clima frenetico cadenzato da numerosi
appuntamenti previsti e, naturalmente, da diverse emergenze. Ma sul piano dei
rapporti tra musicisti ospiti e stabili non s’è mai verificato alcun problema.
Naturalmente c’erano preferenze sul piano del gusto musicale da parte della big
band ma la professionalità e il rigore di tutti hanno sempre prevalso».
A.
A. «Nel 1982 si concluse il periodo delle produzioni radiofoniche Rai e
l’azienda si limitò ad acquistare i diritti di messa in onda di festival jazz:
che cosa andò perduto? Al di là del differente rapporto con i musicisti, alla
base dell’«era Santoli» c’era anche l’idea precisa di un rapporto con gli
ascoltatori?»
P.
S. «Per la verità continuammo sino all’ultima puntata a sviluppare percorsi di
ricerca che qualcuno, forse con tono dispregiativo, definiva
"sperimentazione". Sul piano musicale ci buttammo da un lato nelle
riprese di festival e rassegne jazz di grande prestigio e qualità o di eventi
singoli come, per esempio, il concerto in diretta del ritorno sulla scena e in
Italia di Miles Davis, o il recording studio workshop dei Cassix (Heiner
Goebbels, Franco Fabbri, Alfred Harth, Umberto Fiori, Chris Cutler e Pino
Martini) a Montepulciano nel luglio 1983. Ci dedicammo inoltre alle etichette
indipendenti e alla musica autoprodotta. Cominciammo anche a frequentare con
assiduità la musica contemporanea ed elettronica e, ancora una volta,
invitammo, tramite una sorta di selezione per progetti, undici compositori a
misurarsi con la realizzazione di musica concepita per la radio mettendo a loro
disposizione le attrezzature elettroniche degli studi e un quartetto d’archi come
organico fisso. Curammo maniacalmente le registrazioni, grazie allo
straordinario talento della nostra squadra tecnica. Sperimentammo per primi le
riprese olofoniche e digitali che usammo per
registrare
il Prometeo di Luigi Nono restituendogli con grande efficacia, come riconobbe
lo stesso compositore, le sonorità, le sensazioni fisiche, i colori
dell’ambiente particolarissimo nel quale l’opera si teneva.
Per
quanto riguarda il rapporto con gli ascoltatori, confesso che non ho molto da
dire. Noi credevamo, forse illudendoci, non di interpretare ma di vivere
radiofonicamente le sensibilità del nostro tempo e di metterle in scena
quotidianamente. Penso che i dieci anni di Un Certo Discorso siano stati un
modo di rispettare il ruolo di servizio pubblico di Radio3 e la fiducia dei
suoi utenti».
Enrico Rava & Misha Mengelberg
Octet + RAI Big Band
Recorded live at "Teatro
dell'Opera", Rome ,
on May 19, 1980
(radio
broadcast)
Enrico
Rava, trumpet
Ray
Anderson, trombone
Renato
Geremia, violin, tenor saxophone
Eugenio
Colombo, alto saxophone,flute
Larry Fishkind, tuba
Misha Mengelberg, piano
Giovanni Tommaso, bass
Han Bennink,drums, reeds
+
RAI
B.B. :
Nino
Culasso, Doriano Beltrame, Cicci Santucci, Oscar Valdambrini,tp;
Giancarlo
Beccattini, Marco Pellacani, Gennaro Baldino, Dino Piana,tb;
Gianni
Oddi, Baldo Maestri, Sal Genovese, Beppe Carrieri, Carlo Metallo, reeds;
Pino
Rucher, gt;
Carlo
Zoffoli, vib;
Note:
l'intervista
a Pasquale Santoli, è apparsa nello speciale dedicato a Jazz & Radio
su Musica Jazz, dicembre 200
**************
love the italian jazz! thanks for all the great posts
RispondiEliminai have you listed on my 2 current pages
https://caferegios.blogspot.com/
http://afroharping.blogspot.com/
thanks again and looking forward to new music
Ricordo di Sal Genovese su Pino Rucher:
RispondiEliminahttp://www.pinorucher.it/immagini/genovese.pdf
Great blog!
RispondiEliminaCan you reupload this'
Thanks
JRAC
Merci beaucoup!
RispondiEliminaMerci beaucoup !
RispondiElimina