Vi
ho già parlato della Modern Jazz Gang, una delle poche formazioni di jazz
italiano che, evolvendosi dalla precedente incarnazione traditional che prendeva il
nome di Junior Dixieland Jazz Band, ha lasciato un segno indelebile tra
gli appassionati, pur se attraverso una limitata manciata di registrazioni. Di
Sandro Brugnolini, leader, compositore e arrangiatore della gang, c’è un po’ più di materiale sulla
rete, come l’intervista realizzata da Formosa Coweater e pubblicata su hapsnow's whirlwinds. Di entrambi, resta comunque da scoprire un sacco di
materiale sommerso: penso alle registrazioni della Junior rimaste su 78 giri
(ed apparse solo su un CD allegato alla rivista Blu Jazz, #14 del 1991) ed alle
diverse sonorizzazioni fuori mercato, come per i corti “L’Appuntamento” di
Francesco [Gibba] Guido (10 minuti del 1965), “L’Assurdo” di Lino Del Frà (11
minuti del ‘66) e “Cenerentola” di Pino Zac (13 minuti del 1966), solo per fare
un esempio.
Approfitto
delle parole di Brugnolini, pubblicate sul #11 de Il
Giaguaro nel 2005, per condividere con voi un’esaudiente compilation della
MJG (allegata allo stesso magazine ed OOP), nella speranza di raccogliere altro
prezioso materiale in futuro.
«La
musica di Bix rappresentò per tutti noi un traguardo da raggiungere, perché era
diversa, tracciava un percorso di ricerca che non si limitava
all’improvvisazione ma spaziava anche nei campi della purezza del suono e
soprattutto della ricchezza armonica. Non che fosse complicata, anzi – Bix era
uno di quei trombettisti dal fraseggio semplice e non certo verboso – tuttavia
l’attrazione per un ascoltatore attento, e noi lo eravamo davvero (i nostri
preziosi dischi a 78 giri di Bix erano diventati quasi bianchi a forza di
ascoltarli solco dopo solco in modo da carpire il segreto di quell’accordo così
particolare eppure tanto affascinante) consisteva nel fatto che quelle frasi
non erano banali, non erano state mai sentite, non ammiccavano per riscuotere
l’applauso facile ma anzi si accartocciavano su se stesse quasi per pudore.
Tutto questo per un giovane, e noi al tempo lo eravamo, ha un fascino
irresistibile perché attiene all’emozionale, perché prescinde dal successo,
anzi quasi lo respinge in nome dell’arte assoluta e della ricerca.
E
così noi della Junior Dixieland Gang (“dixieland” era il punto di riferimento
musicale; gli altri due termini erano due omaggi: “junior” perché a Roma
eravamo i nuovi jazzisti rispetto ai già molto noti colleghi della Roman New
Orleans Jazz Band; “gang” perché la formazione più celebre, e soprattutto la
migliore, di quelle in cui aveva militato Bix Beiderbecke era stata appunto la Gang ) ci buttammo a corpo
morto a ricreare le atmosfere rigorose ed armonicamente complesse della musica
bixiana, studiando e rifacendo quasi pedissequamente tutti i brani di quel
repertorio, da Royal Garden Blues a Jazz Me Blues, da At The Jazz Band Ball a
Margie, da Louisiana a Mississippi Mud. Cercavamo di
assimilarne ogni più piccolo segreto nel fraseggio, negli accenti, in un
collettivo così serrato e geniale coi suoi pianissimo alternati ad improvvisi
fortissimo, cosa che le altre band non facevano mai suonando quasi sempre,
diciamolo pure, al massimo dei decibel.
Ma poi, impadronitici finalmente di quel linguaggio, incominciammo ad usarlo anche su brani che Bix non aveva mai fatto e alla fine componendone anche alcuni originali: come Bixin’ The Blues che io composi nel 1953 e che incidemmo per
Infatti
l’esperienza compositiva e gli approfondimenti dovuti al messaggio bixiano, ci
avevano portato inevitabilmente a spaziare su altri mondi, quelli del jazz più
avanzato al quale certamente Bix sarebbe giunto molto prima di ogni altro, se
la morte non lo avesse colto ad appena 28 anni immergendo la rua romantica
figura nell’alone di una leggenda senza fine. Alla sua soria vennero dedicati
almeno due film, Chimere con Kirk
Douglas in cui, a parte Bix che era morto, suonavano davvero molti dei jazzisti
della sua epoca, ad esempio Benny Goodman, e, recentemente, il Bix di Pupi Avati in cui, non essendoci
purtroppo più nessun protagonista dell’epoca, tutto è stato sapientemente
ricostruito come in una cover. C’è da ricordare che in anni più recenti è
esistito una specie di secondo Bix, anche lui bianco, anche lui trombettista,
anche lui un po’ pazzo e scriteriato, anche lui un po’ maledetto: Chet Baker,
il cui suono purissimo e certi atteggiamenti non solo musicali fanno
riferimento a quel clangore argentino che solo la tromba golden, aurea, dorata
(quella dell’arcangelo Gabriele, insomma), suonata da Bix, aveva saputo evocare
come per miracolo.
Ebbene
io ebbi la percezione che si sarebbe potuta proseguire la strada intrapresa da
Bix anche e soprattutto nel jazz moderno: così cambiai nome all’Orchestra che
divenne Modern Jazz Gang (quel gang
rimase come nostalgico omaggio alla matrice sonora). Il gruppo, con nuovi
prestigiosi elementi come Cicci Santucci ed Enzo Scoppa che si aggiunsero al
nocciolo duo rappresentato oltre che da me (passato nel frattempo dal
clarinetto al sax) anche da Alberto Collatina al trombone, Leo Cancellieri al
pianoforte e Carlo Metallo al baritono, incominciò a distinguersi per una sua
caratteristica speciale: tutti i brani in repertorio non appartenevano ai
consueti tunes o canovacci cari al
jazz moderno ma erano tutti brani composti e arrangiati da me o dagli altri
componenti dell’orchestra. Con Arpo,
brano che io composi dedicandolo al logo di Arrigo Polillo, il più importante
critico di jazz italiano, la
Modern vinse il primo premio per il migliore brano originale
arrangiato el Festival nazionale del Jazz del 1958; e con Miles Before and After, altro brano di mia composizione, la Modern Jazz Gang rappresentò
l’Italia al Festival Internazionale del Jazz di Sanremo nel 1961.
Seguirono
concerti e dischi, e da qui incominciò anche la meravigliosa e avventurosa
esperienza con il mondo del cinema, dapprima per me e per la Modern , poi soltanto per me
allorquando, per essere diventato giornalista professionista, dovetti
abbandonare i concerti ed i teatri smettendo purtroppo di suonare ma spostando
la mia attenzione soltanto sul settore della composizione per il cinema e per la TV , attività che ho potuto poi
condurre negli anni, in parallelo con l’impegno giornalistico (sono diventato
anche parlamentarista e vice direttore del quotidiano Il Popolo). La
Modern infatti era apprezzata da tutti i registi e cineasti
d’avanguardia e io, che la dirigevo e ne curavo gran parte degli arrangiamenti
e dei brani originali, incominciai ad essere chiamato per musicare decine e
decine di documentari culturali d’ogni tipo, tutti ammessi alla programmazione
obbligatoria. A volte si faceva come Miles Davis nel celebre film Ascensore per il Patibolo: in sala si
improvvisava mentre passavano i rulli delle varie parti della pellicola; altre
volte preparavo io i temi e li arrangiavo per la Gang ma poi davo sempre ampio
spazio alla creatività dei vari solisti durante la registrazione. Il culmine di
questa attività arrivò nel 1962, quando composi la colonna sonora, interamente
jazzistica e quasi tutta registrata con la Modern , del fil Gli Arcangeli, che fu molto apprezzato ed ebbe un buon successo. Il
disco uscì anche su un 33 giri della RCA e oggi, a distanza di ben quarantadue
anni, è stato ripubblicato dalla DejàVu perché considerato un disco “cult”: tra
l’latro, alcuni dei miei brani di quella colonna sonora (tra cui Helen’s Blues)
erano stati interpretati dalla famosa cantante jazz americana Helen Merrill. A
questo punto, dati i miei sempre più pressanti impegni col giornale e con il
Palazzo (c’è, inciso anche su disco, un mio brano che si intitola infatti Montecitorio e che è stato per
moltissimi anni la sigla televisiva del programma della RAI “Speciale
Parlamento), la Modern Jazz
Gang incominciò a perdere colpi e pian piano si sciolse, fatte salve alcune
rimpatriate in occasioni importanti: per esempio nel 1964 composi le musiche
per un documentario, che poi ottenne non pochi premi, e al quale partecipò
quasi tutta la Gang
con in più, ospite davvero d’eccezione, il tenorsassofonista Gato Barbieri».
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Credits:
The Milestrane 1959 - 1964 _ Vol.1
Label: il Giaguaro Records
Catalog #: GRC 013
Format: CD
Country: Italy
Executive Producer:
Alessandro Casella
Licenced by
Sandro Brugnolini
Tracklisting:
1. Robert's Tune - 03:35
(1959)
2. Arpo - 04:47 (1959)
3. Blue Mirria - 03:28 (1960)
4. Leopoldville
- 03:53 (1959)
6. Flying Boy - 03:37 (1961)
7. La
Città di Pavese - 04:21 (1960)
8. Trickery - 03:37 (1961)
9. Big Concert Blues - 02:26
(1962)
10. Milestrane - 01:53 (1961)
11. Blue Sinanthropus - 03:13
(1962)
12. Homo Sapiens - 01:35
(1962)
13. Medium Herd - 03:15
(1962)
14. Train Up (Tema Lento) -
02:53 (1964)
15. Train Up (Medio Sold) -
05:19 (1964)
16. Train Up (Milestones) -
02:01 (1964)
17. Train Up (Velocistenor) -
02:09 (1964)
18. Things for Alto - 04:59
(1962)
19. Six Gospel Eight Jazz -
02:43 (1964)
20. Steel and Iron - 01:17
(1962)
22. Eliano City
Blues - 02:19 (1962)
23. My Lady in the Night -
02:59 (1962)
24. Smog Time - 02:46 (1962)
Notes
all tracks composed by
Sandro Brugnolini
#1 and #4:
EP RCA - EPA 30-358
Cicci Santucci (tp),
Sandro Brugnolini (alto sax, arr),
Alberto Collatina (trne),
Enzo Scoppa (tenor sax),
Carlo Metallo (bar sax),
Leo Cancellieri (p),
Sergio Biseo (bass),
Roberto Petrin (drums)
#2:
LP Astraphon LPA 10001
Cicci Santucci (tp),
Sandro Brugnolini (alto sax, arr),
Alberto Collatina (trne),
Carlo Metallo (bar sax),
Leo Cancellieri (p),
Sergio Biseo (bass),
Roberto Podio (drums)
#3:
EP Cetra EPD42
Cicci Santucci (tp),
Sandro Brugnolini (alto sax, arr),
Alberto Collatina (trne),
Enzo Scoppa (tenor sax),
Carlo Metallo (bar sax),
Puccio Sboto (p),
Sergio Biseo (bass),
Roberto Podio (drums)
from #5 to #13, #18 and from
#20 to #24:
documentaries soundtracks,
performed mostly by
Cicci Santucci (tp),
Sandro Brugnolini (alto sax, arr),
Alberto Collatina (trne),
Enzo Scoppa (tenor sax),
Carlo Metallo (bar sax),
Leo Cancellieri (p),
Puccio Sboto (vib),
Tonino Ferrelli (bass),
Roberto Podio (drums)
in several cases the band is
reduced to
only some of these elements;
in other tracks, however,
also include
Maurizio Majorana and Gianni Foccià (bass),
Sandro Serra (perc), Silvana Masone and Simoncini
(piano),
Angelo Baroncini (guitar),
Franco Morea and Maurizio Morandi (drums).
from #14 to #17:
ost of “Ogni Giorno” by Piero Nelli
Cicci Santucci (tp),
Sandro Brugnolini (alto sax, arr),
Gato Barbieri (tenor sax),
Franco D'Andrea (piano),
Carlo Loffredo (bass),
Gegè Munari (drums)
#19:
ost of
"L'Iradiddio" by Pino Zac
Sandro Brugnolini (alto sax, arr),
Gato Barbieri (tenor sax, cl),
Carlo Metallo (bar sax, clarone),
Angelo Baroncini (el. guitar),
Franco D'Andrea (piano),
Gianni Foccià (bass),
Gegè Munari (drums)
Thank you!
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RispondiEliminaThank you very much!
RispondiEliminaMagnifique !! Thank you so much ! Can we hope a Vol; 2, if existing ??
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