«Cinque anni abbondanti prima di riuscire a fare un
disco. Poi, nel 1970, dopo un altro anno e mezzo di speranzosa attesa, compare If
Not Ecstatic We Refund: 500 copie, distribuite fra critici e amici, qualche
decina di esemplari gettati in fondo al Tevere da acquirenti distratti. Non
succede nulla. Parte della critica accetta in toto le mie ipotesi, un’altra
parte, di gran lunga più vasta, dichiara che la libertà del mio sax è un
pretesto per mascherare enormi magagne tecniche. Col tempo il giudizio diverrà
più sfumato: la libertà è una gran bella cosa, ma la tecnica rimane
approssimativa. Che dire al riguardo, se non che preferisco fare una nota
all’ora che però sia mia, magari brutta, bruttissima, però mia? Questi signori
si sono dimenticati che io non sono un jazzista, non sono un imitatore, che non
devo vendere niente a nessuno, mai».
Mario Schiano in “La Realtà del Nuovo Jazz italiano”, a cura
di Franco Bolelli e Roberto Gatti, GONG
n°5/6, giugno 1977
Se
Mario Schiano ha impiegato più di cinque anni per pubblicare il suo primo
disco, io c’ho messo molto di più a procurarmene una copia. Quando l’ho trovato,
pur se amputato nella sua graffiante forma donatale da Fabi De Sanctis, l’ho
amato subito, forse anche di più per via di quella sconsiderata violenza.
Cinquecento
copie sono veramente poche, soprattutto in un mondo in cui gli stolti,
mentalmente congelati nei loro limiti di forma, sono molti di più. Intanto lo
potete nuovamente ascoltare. Un giorno forse a questo disco rispunterà la coda.
Da un tipo come Schiano, questo non dovrebbe meravigliarvi.
«Lentamente
i complessi italiani chef anno il free jazz aumentano di numero: ne sorgono di
nuovi, altri si convertono. Non sarò io a dolermene, sia per la crescente
simpatia che porto a questa scuola, sia perché ho l’impressione che le
mistificazioni, da parte degli immancabili “dritti”, siano sempre meno agevoli
da perpetrare. Fino a qualche tempo fa, il free era per tutti noi uno stile che
adottava simboli non chiari, nei quali era arduo orientarsi. Oggi è
sopravvenuta l’assuefazione acustica, e inoltre abbiamo cercato di aggiornare i
nostri strumenti di giudizio, anche se finora ne abbiamo parlato troppo poco, e
nell’operazione – tuttora in corso – l’istinto prevale, per il momento, sulla
ragione.
Per di più, è ormai evidente che il free,
oltre a non essere un affare per nessuno (intendo proprio sotto il profilo
economico), è forse il tipo di jazz più difficile da suonare correttamente. Per
dedicar visi sul serio occorre un solido corredo tecnico, e occorre conoscere a
fondo non soltanto il jazz di oggi, ma anche quello di ieri, per capire come e
perché ci si è arrivati. Rimane l’interrogativo, più volte avanzato da
qualcuno, circa il punto se un europeo possa, sul piano dei contenuti, adottare
positivamente la poetica di una musica che trae la sua linfa dal furore dei
ghetti negri di Harlem, di Chicago e
di Detroit. Ma ritengo che si tratti di un falso problema. Da noi esistono fin
troppe motivazioni equivalenti alle radici di quel furore, che d’altronde nulla
vieta di sentire e di vivere come proprio. Mi stupirei soltanto di scoprire, un
giorno o l’altro, un reazionario fra coloro che cercano di far urlare il
proprio strumento. Ho l’impressione però che ciò non accadrà mai. Dicevo
appunto che i dritti sono ormai con
le spalle al muro.
Fra i nostri freemen, Mario Schiano è un veterano perché pratica il free da
quando i primi echi sono giunti fino a noi, e perché, chiaramente, questa
musica è per lui una presa di posizione radicale, un modo di essere che investe
tutti gli aspetti della vita. Ripenso alle sue appassionate dichiarazioni
rilasciate a Enrico Cogno («No, ditemi che non ho tecnica, che la voce non va,
che non vi piace quello che suono, ma non che la mia libertà è una scusa. Io
vedo le armonie di un chorus come un tunnel, vedo i buchi nei quali mi posso
infilare con un movimento che è un’onda, che lo prende di fianco, che si infila
di sotto, che esce di lato e ci ritorna se ne ha voglia, ma non per cercarmi
degli alibi») e ne ritrovo il senso nella sua musica. Lo colgo nelle sue frasi
arroventate, vertiginose, con le quali cerca di esternare una folla di idee e
di emozioni, negli improvvisi momenti di distensione, nei motivi accennati e
subito distorti e frantumati, nei pacati omaggi ad Albert Ayler che non sono in
contraddizione con la ricerca di una originalità che è già a portata di mano.
Un elogio sincero a Schiano, dunque, nel
quale vanno inclusi, sullo stesso piano, Bruno Tommaso e Franco Pecori, che
svolgono il loro discorso in perfetta sincronia formale e sostanziale col suo.
Il brano più audace è If Not Ecstatic We
Refund, il più bello è forse Collage,
ma non c’è niente da scartare. L’unico particolare del disco che non mi è
piaciuto è una bizarra coda biforcuta di cartone (la coda di un diavolo, o di
un non so quale animale) che spuntava dal quadrato della copertina. Dico
“spuntava” perché confesso di averla tagliata, visto che l’album non entrava
nello scaffale».
Recensione
di Franco Fayenz da Musica Jazz n°286 – Luglio 1971
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Credits:
Label: C.E.D.I.
Catalog#: GLP 81027
Format: LP
Country: Italy
Recorded: at "Sound
Workshop Studio",
Mario Schiano (alto sax),
Bruno Tommaso (bass, piano),
Franco Pecori (drums)
Tracklist :
A1. If Not Ecstatic We Refund
- 19:15
B1. Uè, Chi Vò Vevere - 2:34
B2. Collage - 12:20
B3. Moonlight In Vermont - 2:21
B4. Rita/Gli 70 - 3:14
A questo link la cover integra
[sic!]
Thank you Jazz From Italy!
RispondiEliminaI've just been getting into Italian Jazz, so much great music!
I've been looking for this one! Very excited to listen to it.
Would you be able to re-up:
- Mario Schiano - SUD
- Mario Schiano - Apollon, una fabbrica occupata
- Mario Schiano - Concerto della Statale
- Mario Schiano & Giorgio Gaslini - HORO Jazz A Confronto 8
Sorry if I am asking a lot...I wish I got into this music sooner.
Thank you again.
wOw! a lot of stuff...
Eliminamuch of this has been lost with the crack of my old HD, I'll have to rip again.
Apollon is available now"
Thank you. I really appreciate it.
EliminaWhere is Apollon available to purchase? I'd like to get it.
Apollon is attached to "Un Cielo Di Stelle", written by Pierpaolo Faggiano, book about the life and music of Mario Schiano.
EliminaThank you very much!!
RispondiEliminaAlways tried to get hold of the reissue CD on Splash.
But never found it for a reasonable price.
Excited that I can hear it finally - wow
Great music, thank you.
RispondiEliminaGrazie 1000
RispondiEliminaMany thanks
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