La Philology è silente da troppo tempo, e questo non è un bene.
L’ultima
volta che ho sentito Paolo Piangiarelli, era incasinato per via del quasi
totale blocco delle vendite dei suoi dischi, abbastanza abbattuto per via di un
mancato riconoscimento del suo lavoro, aveva avuto dei problemi personali e,
soprattutto, era preoccupato per aver ceduto il suo catalogo, o almeno i
diritti di distribuzione dello stesso, ad un gruppo spagnolo che avrebbe dovuto
renderlo nuovamente tutto disponibile online, sullo stile di iTunes.
Come
sempre Paolo si è lasciato guidare dall’empatia e dal bisogno di calore umano,
ma non aveva letto bene il contratto, che gli avrebbe restituito indietro pochi
spiccioli, parte dei quali avrebbe dovuto girare lui ai musicisti, in cambio di
un’esclusiva totalizzante sulla sua sterminata produzione.
Spesso mi chiedo come mai, almeno fino
ad oggi, nessuno si sia mai avventurato in un’analisi completa e sfaccettata
dell’avventura della Philology, come invece è avvenuto per la Splasc (h) di Peppo
Spagnoli che ha almeno ricevuto un dossier esaustivo da parte di Alberto
Bazzurro su Musica Jazz del novembre 2002. Eppure queste due etichette, insieme
alla Red Records di Sergio Veschi, sono forse le uniche vaste documentazioni
del jazz suonato in Italia tra gli anni ’80 e ’90. Ma Paolo Piangiarelli è stato spesso lasciato solo.
La
prima volta che ho incontrato Tony Scott, è stato grazie al suono del suo
clarinetto che, durante una delle torride estati romane di tanti anni fa, mi
attrasse fin nei meandri dei giardini di Caste S’Angelo, dove questo tipo stravagante,
in calzamaglia nera e cappellaccio, suonava buttato per terra con una
danzatrice solitaria che gli volteggiava intorno.
Io
non sapevo chi fosse.
Parlammo
di emozioni, poesia e sentimenti e lui, stranamente, in quella magica nottata
non sciorinò nemmeno un particolare della sua curiosissima storia, se non
quello che traspariva dalle sfumature del suo strumento, se non ciò che si
poteva percepire dagli accenti unici della sua voce.
Solo
tempo dopo ebbi la possibilità d’incontrarlo con cognizione di causa, durante
uno dei primi tributi a Massimo Urbani dopo la sua partenza. Io lo guardai con
occhi nuovi, ma questa conoscenza non aumentò la suggestione dell’ascolto,
perché la musica di Tony era così pura ed universale che non necessitava di spiegazioni.
In
questo curioso disco, in cui l’improvvisazione toccante e delicata di Franco
D’Andrea sulle ballad tanto care a Billie Holiday vale da sola l’acquisto, le
anime uniche di Tony e Paolo si raccontano per come sono.
Tony
Scott ha voluto che la sezione ritmica registrasse tutti brani in trio, assoli
compresi, pur essendo presente in studio durante la performance con tanto di
clarinetto fuori dalla custodia, ed ha sovra inciso solo in un secondo tempo la
sua poesia. Questo, ci ha tenuto a specificare nelle liner notes, per essere
più libero di suonare la sua parte, senza “distrazioni di sorta”, in stretto
contatto solo con il ricordo di Lady Day e, aggiungo io, per restare più fedele
alla sua straordinaria personalità.
Paolo
Piangiarelli, nonostante lo sgomento per la decisione improvvisa di Scott e la
preoccupazione per un risultato anomalo dovuto alla mancanza di interazione tra
il fiato solista e la ritmica, si è buttato nell’avventura ed ha fatto partire
il nastro, eccitato e coinvolto all’improvviso.
.
Il
risultato di questa particolare sovra/incisione lo potete ascoltare da voi,
fatta eccezione del brano Lover Man che è stato suonato in diretta dal
quartetto ed ha fatto si che Tony Scott restasse in studio con Franco D’Andrea,
producendo di getto un secondo capitolo di questo sentito omaggio a Billie
Holiday, pubblicato con il titolo Body and Soul (Philology W119.2), di prossima
condivisione.
.
Nel
catalogo Philology ci sono gemme che, prima o poi, raggiungeranno almeno in parte
il valore che si meritano, e non intendo quello economico, che può essere utile
ma dura poco.
.
Nella
storia di Paolo c’è almeno il merito di aver vissuto intensamente una passione
fino in fondo, e questo non ha prezzo.
Credits:
Label: Philology
Catalog#: W 109.2
Format: CD
Country: Italy
Recorded at Mu Rec Studio, Milan
Catalog#: W 109.2
Format: CD
Country: Italy
Recorded at Mu Rec Studio, Milan
July 19, 1995
Tony Scott (clarinet),
Franco D’Andrea (piano),
Attilio Zanchi (bass),
Gianni Cazzola (drums)
.
Tracklisting:
1) Some Other Spring – 7:53
2) There's No Greater Love –
8:12
3) Everything Happens To Me –
10:31
4) Don't Explain – 8:50
.
1) Good Morning Heartache –
6:32
2) You Are My Thrill – 9:15
3) Come Rain Or Come Shine –
7:16
4) Lover man – 9:05
negli ultimi tempi mi ritrovo a leggere e rileggere favole (a volte le stesse) ma ad ogni nuova lettura provo a trovarci un briciolo di stupore in più per provare a comunicarlo alla mia unica e speciale uditrice.
RispondiEliminaquesta favola di Tony Scott l'ho ascoltata tante volte, ma è davvero un piacere farmela raccontare ancora una volta da una penna come la tua. ritrovo sempre lo stupore e la meraviglia di queste vite (lush lifes) così dense ed intense da farmi sognare un poco oltre. alla fine non diremo che vissero felici e contenti (non Lady Day e neppure Tony Scott: e anche Paolo Piangiarelli ha più di un cruccio) se non forse per quel Peter Pan che è D'Andrea.
avevo questo disco in cassetta registrato da un amico con cui condividevo l'insana passione per Scott e per Lady Day: naturalmente quella cassetta ha preso chissà quale strada ed io sono lieto di riascoltare ancora questo disco. come una favola.
ancora ed ancora.
grazie