lunedì 5 novembre 2012

Nunzio Rotondo _ Sound and Silence


Vi ho raccontato diverse volte dell’amicizia che mi ha legato a Nunzio e della stima che ho sempre avuto nei confronti della sua espressione musicale, forse più spesso sul vecchio blog di Splinder, come alcuni ricorderanno, che qui. 

In questi giorni ho ritrovato però un VHS con un vecchio filmato RAI, che lo riprendeva in quintetto al Festival del Jazz di Sanremo nel 1986, che ho voluto condividere con chi è interessato, ed ho cercato nuovamente le emozioni che la sua musica mi ha sempre donato.

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Nunzio Rotondo ha avuto un inizio folgorante, con aperti riconoscimenti delle stars del jazz internazionale e della stampa italiana d’epoca, anche se le sue registrazioni ufficiali si contano sulle dita di una mano. 
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Sound and Silence, almeno questa volta, è davvero un titolo azzeccato.

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Nunzio ha sempre inciso solo il necessario, per seguire quel senso di coerenza che lo ha contraddistinto nel panorama musicale, e che gli è costato caro, lasciandolo ai margini per più di quarant’anni, nonostante fosse uno dei personaggi di spicco nel passaggio tra il primo jazz suonato in Italia e l’affermazione di questa musica nell’attuale forma moderna.
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Ricordo ancora le nostre interminabili chiacchierate quando nel 2005 fu pubblicata una raccolta per la Via Asiago 10, una label nata dall’unione della Twilight Music e la Audioteca Radio Rai.
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Quando uscì quel primo CD, che avrebbe avuto un seguito nel 2007, Nunzio mi chiamava per chiedermi consiglio (lui, quel gigante del jazz chiedeva consiglio a me, piccolo fan, capite di che pasta era fatto?) perché i tipi della RAI volevano che lui firmasse un contratto che regolarizzasse la cessione dei diritti per quelle musiche, dietro un compenso 0,10 centesimi di € per ogni copia venduta (!!!).
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Nunzio si era rifiutato non tanto per l’esiguità vergognosa della proposta, ma perché voleva che le royalties andassero ad un sassofonista che aveva suonato con lui, Romano Liberatore, tanto grande quanto sconosciuto,  e che ora, così Nunzio diceva, se la passava male.
Ma per la RAI questo non era possibile, almeno non formalmente.
Lui non capiva, e non firmava.

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In quei giorni, io ero lì a dirgli che, nonostante la distanza che prendevo dai pirati travestiti da benefattori (altro che downloading illegale, Nunzié, questo è sfruttamento legalizzato), quantomeno queste ri-edizioni avrebbero permesso a nuovi appassionati di ascoltare la sua musica, dal momento che le sue incisioni su vinyle erano ricercate e rarissime da trovare. A Nunzio, allora, si addolciva la voce al pensiero che dei ragazzi potessero conoscerlo attraverso questi nuovi CD ma, ogniqualvolta cercava di concludere l’affaire, c’era sempre un motivo che bloccasse le sue intenzioni.
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Uno di quelli che lo infastidiva di più era il fatto che, quando andava o telefonava in RAI, doveva sempre parlare con una segretaria, una bella donna educata, diceva, che lo trattava più come una pratica da concludere che come l’uomo che era, e che difficilmente riusciva a farsi passare il diretto interessato, cioè Dario Salvatori che cura le riedizioni per la Via Asiago 10, e questo era un mondo non solamente sconosciuto a Nunzio, ma abitato da personaggi che lui si rifiutava di accettare.
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Alla fine, per fortuna mi viene da dire reprimendo un rigurgito di disgusto, le pubblicazioni furono date alle stampe, anche se non credo che Nunzio abbia mai firmato un contratto, e ci permettono di godere di una panoramica di incisioni e collaborazioni, che in questo primo CD vanno dal 1964 al 1980, che vedono Nunzio Rotondo con Franco D’Andrea, Gato Barbieri, Mal Waldron, Joel Vandroogenbroeck e Romano Liberatore, appunto, oltre ai fidi compagni ritmici, Dodo Goya, Franco Mondini, Maurizio Majorana e Roberto Podio.
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Questo CD, come il secondo “The Legend”, non ha mai goduto di felice distribuzione e, anche se a tutt’oggi risultano entrambi disponibili a catalogo, raramente si trova nei negozi di musica. Niente è cambiato nemmeno dopo la scomparsa di Nunzio Rotondo, tantomeno una rilettura a posteriori della sua statura artistica.

È così che ho deciso di metterlo in condivisione con voi, probabilmente attirando le ire degli integralisti del copyright (ma mi facci il piacere...), ma certamente tutelato dal benestare di Nunzio che, dovunque sia in questo momento, sono certo che approverà.

So long Nunzio!

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6 commenti:

  1. Again a new musician for me - looking forward to hear Nunzio Rotondo!
    Thank you very much - mille grazie!!
    You have opened a new ocean of sounds for me and I am buying CDs from Italian Jazz musicians as never before.
    The Jazz virus has become a distinct Italian one - Great!

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  2. Grazie per il disco e per il bellissimo post. Grazie davvero.

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  3. Grazie, preziosissimo come sempre.

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  4. Grazissime... bellssima musica a me sconosciuta... veri tesori!

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  5. Questo prezioso video è un regalo stupendo che hai fatto a tutti gli appassionati, una rarità che, con il tuo permesso, riciclerò nel mio giro di amicizie.
    Con stima ed amicizia
    Gigi

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  6. Splendido post su un Gigante (troppo sottovalutato) del jazz nostrano. Una curiosità: ti risulta che sia reperibile il brano che Rotondo incise per i titoli di testa di Nero Wolfe? Grazie in anticipo.

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