domenica 3 giugno 2012

Piana - Valdambrini Sextet, 1989


Dino Piana conobbe Oscar Valdambrini un mese dopo la sua prima incisione per la CETRA, quella registrata venerdì 30 settembre 1960, in cui era affiancato da Gianni Basso amico sin dall’infanzia, quando si preparò per incidere il primo disco con il Quintetto più famoso e longevo del jazz italiano. 


«All’inizio non leggevo una nota di musica. E non sono stato in grado di leggere per molto tempo. Il mio mestiere è sempre stato una scoperta, almeno fino alla Coppa del Jazz. Quando incisi il primo disco con il Sestetto, Oscar mi fece andare a casa sua. Per ore e ore suonò con la tromba le parti che avrei dovuto fare io, finché non le avevo memorizzate. Erano arrangiamenti difficili di Gruntz e di Libano, ma con Oscar non si usciva finché non era tutto perfettamente a punto. La sera abbiamo suonato alla Taverna Messicana ed il mattino dopo eravamo in sala d’incisione»
Da quel giorno il suo rapporto con Basso & Valdambrini andò avanti fino a che la vita lo permise. 


In quegli anni ‘60, il Sestetto si ritrovò ad incidere almeno tre dischi che vanno annoverati nella storia del jazz: il primo dell’aprile 1960 porta semplicemente il nome della band “Basso Valdambrini Quintet plus Dino Piana" (Jolly LPJ 5010); il secondo, “The Best Modern Jazz in Italy 1962” (RCA PML 10326), è il documento che ha decretato la vittoria del Sestetto al concorso indetto dalla casa di cosmetici Arden, che si svolse al Teatro San Marco di Milano in quell’anno; il terzo disco che deve essere menzionato è del gennaio 1967, e fu dato alle stampe con il titolo “Exciting 6” (GTA JA 603) e ci permette di ascoltare la maturità e l’importanza di quel combo per il futuro sviluppo del jazz italiano.
In mezzo, nel dicembre 1962, uscì anche un quarto LP del Sestetto, con il titolo “Bossa Nova” (Ricordi MRJ 8006). 


Ma in quei “Favolosi Anni Sessanta” questi ragazzi fecero molto altro.
Per esempio volarono a New York, perché il concorso “Arden for Men” del 1962 prevedeva per il complesso vincitore una scrittura per alcune esibizioni in due prestigiosi club negli USA, L’Half Note ed il Birdland e, a quei tempi, non era cosa comune, come ricorda Arrigo Polillo sul quotidiano “Il Giorno”: «Il Sestetto Italiano di Basso & Valdambrini andrà, entro le prossime settimane, a Nuova York, dove si esibirà per qualche tempo in uno dei più rinomati locali jazzistici del mondo. L’ambita scrittura (non era mai accaduto prima che un complesso italiano si esibisse a Nuova York) è il premio messo in palio da una nota casa produttrice di cosmetici e da un settimanale romano che, insieme, hanno bandito un concorso fra i migliori complessi di jazz moderno italiani».


Purtroppo il sindacato dei Musicisti di NY proibì loro di suonare «Non avendo potuto suonare, siamo andati ad ascoltare: Miles Davis che suonava con J.J. Johnson e Winton Kelly, ma anche Art Farmer e Dizzy Gillespie. Poi abbiamo assistito ad una seduta d’incisione della Big Band di Joe Morello», ricorda Dino Piana.


Poi entrarono anche a “La Scala” di Milano, in occasione di un grande evento, come ricorda Pino Candini sul quotidiano “La notte” del 19 novembre del 1965: «Il jazz entra alla Scala… Il grande passo non verrà compiuto per mano di Duke Ellington, che ha già una certa familiarità con l’Orchestra scaligera avendo preso a prestito due anni fa alcuni suoi musicisti per l’incisione di un disco sinfonico, né dal Modern Jazz Quartet, ormai abituato ad esibirsi nei conservatori. No, per questo debutto, che non mancherà di suscitare vivaci polemiche, sono stati scelti i jazzisti italiani capeggiati da Gil Cuppini: essi prenderanno parte ad uno spettacolo assai composito di Maner Lualdi, intitolato “Gershwiniana”, che andrà in scena il 20 dicembre. Gilberto Cuppini, investito dell’importante incarico, si è messo al lavoro per riunire i componenti della sua “Concert Jazz Band” che così brillantemente si esibì il marzo scorso al festival del jazz di Sanremo. Saranno quindi della partita i trombettisti Oscar Valdambrini e Fermo Lini, i trombonisti Dino Piana e, forse, Mario Pezzotta, i sassofonisti Glauco Masetti, Gianni Basso ed Eraldo Volonté, il chitarrista Alberto Pizzigoni, il contrabbassista Giorgio Azzolini, probabilmente il pianista Enrico Intra, più naturalmente Cuppini alla batteria»


Fu solo nel 1969 che l’attività del Sestetto subì un rallentamento, quando Dino Piana venne assunto a Roma nell’Orchestra della RAI TV. Il Quintetto Basso-Valdambrini registrò ancora una sonorizzazione per la Fonit Cetra (se non inedita, sconosciuta i più) e, dopo qualche mese, anche Gianni Basso giunse nella Capitale, andando a rinnovare la sezione ance dell’Orchestra della Radio RAI. Nel 1971, fu la volta di Oscar Valdambrini, che andò a sostituire Baldo Panfili che andò in pensione, entrando anche lui nelle fila dell’Orchestra della TV. Per un momento sembrò che Roma potesse riunire nuovamente quei ragazzi protagonisti del jazz “moderno” italiano, ma Gianni lasciò qualche mese dopo l’Orchestra della Radio e quell’oscuro lavoro che sembrava averlo condannato ad un’avvilente routine,  tornando a Milano. 


Per rendere l’idea della “smania musicale” di Gianni Basso, basterà ricordare i palcoscenici di alcune città da lui visitate negli anni Settanta: Bergamo, Oslo, Ostenda, Lubiana, Roma, Milano, Alessandria, Locarno, Saint Vincent, Orvieto, Perugia, Zagabria, Foggia, Nizza, Malcesine, Napoli, Varsavia, Ferrara… Se le città toccate possono sembrare un semplice campionario di località e date, per abbozzare appena un ritratto musicale di quegli anni, basterà ricordare i partners del sassofonista astigiano: Maynard Ferguson, Phil Woods, Sonny Stitt, Slide Hampton, Kenny Clarke, Illinois Jacquet, Gerry Mulligan, Buddy Collette, Idrees Sulieman, Tony Scott, George Coleman, Toots Thielemans, Art Farmer, Clark terry, Dizzy Gillespie, Dusko Goykovich…


Ma torniamo a Piana e Valdambrini «Quando Gianni andò via da Roma, con Oscar decidemmo comunque di continuare il discorso musicale», racconta Piana.
Il primo disco a loro nome è una sonorizzazione del 1973, “10 Situazioni”, uscita per la Globe Records (SLP 1005) ancora in Sestetto, con Antonello Vannucchi al piano, Giorgio Rosciglione al basso elettrico, Silvano Chimenti alla chitarra e Sergio Conti alla batteria. Nel giugno 1976, segue un interessante disco per la HORO, con tre tromboni aggiunti a Piana, Enrico Pieranunzi al piano, Bruno Tommaso al basso e Roberto Podio alla batteria.
Nello stesso anno, per la Vedette del Maestro Armando Sciascia, Piana & Valdambrini registreranno “Afrodite” (VPA 8337), in quintetto con Oscar Rocchi al piano, Giorgio Azzolini al basso e Tullio De Piscopo alla batteria.


Nel 1978 si unì a loro il figlio di Dino Piana, come seconda tromba, compositore e, soprattutto, eccellente arrangiatore, ma dovremmo attendere più di dieci anni per avere una prova su disco della nuova formazione. Nel luglio 1989, grazie alla Penta Flowers di Franco De Gemini ( il celebre the Man with Harmonica, entrato nella storia per la colonna sonora di C’era una volta il west di sergio Leone, scritta da Morricone), il Piana – Valdambrini Sextet torna sugli scaffali degli appassionati, con il disco omonimo (CD PIA 004), dove i due senatori sono affiancati da Franco Piana alla tromba ed al flicorno, appunto, Enrico Pieranunzi al piano, Massimo Moriconi al basso e Roberto Gatto alla batteria.


È di questo disco che vi volevo parlare quando ho iniziato questo post, ma forse ora basterà la musica.

Buon ascolto!

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Credits:

Piana – Valdambrini Sextet

Label: PENTAFLOWERS
Catalog #: CD PIA 004
Format: CD
Country: Italy

Recorded at Titania Studio,
Rome, on July 12, 13 and 18, 1989

Oscar Valdambrini (tp, flgh),
Dino Piana (valve trne),
Franco Piana (tp, flgh),
Enrico Pieranunzi (piano),
Massimo Moriconi (bass),
Roberto Gatto (drums)




Tracklisting:

1) Lunga Vita al Jazz – 16:24
2) African Mood – 7:30
3) Tradizione – 18:22



4) Spagna – 13:35
5) Hello Mr. Parker – 6:23
6) Salmanazar – 3:45

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7 commenti:

  1. mi sa che ti conviene farne una copia anche anche per te prima che si rovini del tutto, dai rumori delle track 5 e 6 mi sa che è un famigerato "manifactured by OPTIMES",col passare del tempo si arrugginiscono alla grande

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  2. Sai, avevo fatto una considerazione molto simile quando l'ho ascoltato la prima volta, anche se non parliamo di rumori che rendono impossibile l'ascolto, e mi sono lasciato andare su ragionamenti del tipo: come sarà possibile, lo sapevo io, meglio il vecchio vinyle etc etc.
    Questa mancanza di qualità tecnica sul supporto più tecnologico che abbiamo (o meglio, su quello che le produzioni intendono tale, visto che ignorano la musica liquida...) mi aveva stupito.

    Ed era la seconda volta, perchè il primo stupore è stato proprio quando l'ho acquistato, visto che io, romano da tutte le generazioni che ce vònno, un CD prodotto a Montemario l'ho trovato solo al Paris Jazz Corner, nel 10° arrondissement... e, nuovamente, e mi sono lasciato andare su ragionamenti del tipo: ma perchè le distribuzioni sono così casuali, ma quale passione spinge un pazzo in vacanza ad andare in giro alla ricerca di negozi di dischi etc etc.

    Grazie del tuo passaggio, quindi, anche se avrei preferito che tu non ti fossi fermato al "semplice refuso tecnico" e ti fossi lasciato andare a considerazioni sulla musica, sui musicisti e/o sulla caducità dei supporti musicali (eg. chi o cos'è OPTIMES?)

    Comunque, se hai una versione migliore da condividere, visto che questo disco è OOP da diverso tempo, siamo quì.

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    1. no, purtroppo non ho altra copia del disco. Quanto alla musica, ti dirò che ho apprezzato di più i lavori meno recenti di Piana, anni '60 per intenderci, o anche meglio i 45 della Cetra che hai da poco postato: forse in questo c'è più mestiere, ma meno urgenza e vitalità a mio avviso (entrambe le cose son ovvie, in effetti, ma tant'è...)

      OPTIMES è una famigerata ditta (L'Aquila, credo) che stampa(va) CD per la Fonit Cetra, per i prodotti da edicola e anche per altre etichette italiane: io avrò una decina di ristampe loro (fra cui il bellissimo Things di Furio di Castri, poi Trip, New Trolls, Markus Stockhausen...) tutte letteralmente inascoltabili: in pratica il CD da argenteo diviene dorato, arrugginisce. Se hai la curiosità di controllare guarda in controluce la parte centrale trasparente, ci scommetterei che è un loro prodotto.
      Eh sì, anche questa è un ovvietà, ma un vinile ben tenuto come facciamo noi è l'unico supporto non caduco.
      Un cordiale saluto
      Alfonso (non mi funziona più l'opzione nome/url, non so perchè mi cancella tutto, così invece è OK)

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  3. cazzo Alfò: Manufactured in Italy by OPTI.ME.S.
    [...]
    per curiosità sono andato a vedere un altro Fonit Cetra che mi era piaciuto e che ora non si sente più bene, il Marcotulli/Tonolo 4tet di "Un'Altra Galassia" e, nella parte centrale trasparente in controluce, la stessa sgradevole sorpresa.
    'azz...

    Per fortuna il Things di Furio ce l'ho in vinile, e presto cercherò di dedicartelo.

    Per Piana, che dire, se non che in questa registrazione è sulla soglia dei 60 anni e che tutti i pezzi sono di suo figlio e del figlio di Valdambrini, Enrico.
    Forse l'urgenza e la vitalità non appartengono proprio a certe generazioni...

    a presto.

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  4. il jazz è proprio così, una continua scoperta...

    www.musiquebuffet.blogspot.it

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  5. Superbe session. Merci pour toutes ces decouvertes, je ne connaissais pas suffisamment le jazz italien.

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  6. Unfortunately, the side one's link is dead ! I'm totally impressed by Dino Piana and try to get the maximum of him.

    Could you, prego, do something ?

    cheers from Parigi !

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