“An
Afternoon at Home” e “Down”.
Con
queste altre due lunghe tracce, si concludono le registrazioni che ci restano a
memoria di quella intensa giornata passata nel Subway Club da Chet Baker, in compagnia di Nicola Stilo al flauto, Riccardo Del Fra al basso e Dennis
Luxion al piano, il 22 marzo 1980. Quasi due ore e mezza di musica filata, per
fortuna fissata su nastro da Rudolf Kreis, patron della CIRCLE Records, che
altrimenti sarebbe rimasta soltanto nelle emozioni dei fortunati avventori di
quel piccolo club di Colonia.
In realtà la discografia compilata da compilata da Thorbjørn Sjøgren riporta ancora due tracce suonate
in quella giornata, Tempus Fugit di Bud Powell e Night Bird di Enrico Pieranunzi,
non comprese nell’edizioni in vinile e solamente la seconda traccia è stata
pubblicata nell’edizione in CD di questo live.
La
traccia a firma di Bud Powell ha una storia affascinante, che vale la pena
riportare, anche se, come tutte i racconti che costituiscono la storia di una
musica in gran parte documentata e in parte leggendaria, meriterebbe un
approfondimento. Si racconta che nel novembre del 1947, durante una rissa in un
bar di Harlem, Powell fu colpito alla testa e necessitò di cure mediche. Venne
così trasportato prima al Harlem Hospital, poi al Bellevue e, dieci giorni
dopo, venne richiesto ricovero presso il Creedmoor State Hospital, un ospedale
psichiatrico. Diversi elettroshock, e le continue terapie farmacologiche,
segneranno per sempre la sensibilità del pianista di New York, che sarà
ricoverato frequentemente, come all’inizio del 1949.
Il
19 gennaio di quell’anno Pearl Young, la madre di Bud Powell, si reca a visita
presso il Creedmoor e chiede il permesso di far uscire il figlio per
permettergli di fare una seduta di registrazione per Norman Granz. Il 23
febbraio Powell viene accompagnato da un infermiere in uno studio, dove lo
attendono Ray Brown al basso e Max Roach con la sua batteria, dove registra sei
brani, che vedranno la luce solamente nel 1956. Appena il trio termina "All
God's Chillun Got Rhythm" ultimo brano registrato in quell’occasione, Bud
Powell viene nuovamente “scortato” in ospedale.
La
prima traccia, appunto, portava il titolo di “Tempus Fugue-it”, una delle sue
composizioni più raffinate che, purtroppo, Bud Powell non ha più ripreso nella
sua, pur breve, intensa carriera discografica.
Chet
Baker affronterà questo tema per la prima volta nel 1975, in un live al Village
Vanguard di New York e lo riprenderà almeno una ventina di volte nel suo
repertorio, ogni volta che la vertigine della velocità toccava i suoi sensi,
come nel live al “Le Dreher” di Parigi, registrato nel giugno 1980, che state
ascoltando dopo quella incisa da Powell.
Ma
torniamo al terzo set di quella gig del 20 marzo 1980, ed al disco che ne è
stato registrato. Due tracce resteranno negli archivi degli appassionati,
dicevamo, “An Afternoon at Home” e “Down”.
È
curioso notare nella ricerca di Chet Baker, oggi che ha appena superato la
soglia dei cinquant’anni, la volontà di recuperare brani appena sfiorati nella
sua giovinezza, per attualizzarli e renderli nuovamente utili alla costituzione
del suo odierno repertorio.
E
non è cosa scontata, ‘chè tanto Baker ha
sempre suonato vecchi standards di trent’anni fa, direte voi, tantomeno in
questo momento, perché mai come in questi ultimi dieci anni Chet è stato aperto
a lasciarsi innamorare da nuove canzoni.
Penso
a “Leaving” o a “Beautiful Black Eyes”, incontrate per la prima volta nel 1978, a “Love for Sale”, avvicinata
appena un anno prima, a “Beatrice”, frequentata dal 1979 o a “Night Bird”,
conosciuta solo nel 1980, a
“Arbor Way” o alla bellissima “Estate” del 1983, a “Portrait in Black
and White” del 1986 e potrei continuare, tanti sono i brani che ormai possiamo
definire nuovi standards. Eppure, in questo lungo concerto tedesco, Baker
sembra essere immerso nei suoi ricordi migliori quando, a metà degli anni
Cinquanta, era all’apice del successo.
Infatti,
il primo dei due brani che concludono la registrazione del live at Subway Club
del 1980, è stato scritto da Russ Freeman, ed inciso per la prima volta nel
novembre 1956 da Chet Baker, col quartetto condiviso con l’autore del pezzo.
Chet
riprenderà “An Afternoon at Home” per altre tre sole volte, a distanza
ravvicinata, e poi se ne dimenticherà nuovamente. La prima in un concerto con
lo Stuttgard Jazz Group, con ospite il trombettista e Charlie Mariano all’alto,
registrato in germania il 21 gennaio 1980, la seconda al Club Le Dreher di
Parigi, con un giovanissimo Maurizio Giammarco, documentata dal video di Léon
Terjanian il 29 febbraio dello stesso anno e l’ultima in questa serata al
Subway Club, ventiquattro anni dopo averla suonata con il suo amico Freeman.
Anche Down fu suonata da Baker per la prima volta nell’ultima settimana del luglio 1956, subito dopo il rientro negli USA dal suo primo tour europeo, in quella maratona musicale avvenuta al Forum Theater di Los Angeles in compagnia di Bobby Timmons e Phil Urso, tra gli altri. Ma questa song, a differenza di “An Afternoon at Home”, diventerà uno degli standard preferiti da Chet Baker negli ultimi anni, che la suonerà almeno per una trentina di volte, questo ci risulta tra le tante serate che, in qualche modo, si sono salvate dall’oblio del tempo.
.
Ma
su questo brano c’è un’altra questione che m’incuriosisce e merita un altro po’
del nostro tempo.
Molto
spesso, anche nelle discografie più accreditate di Baker, Down viene riportato
come “Shifting Down”, brano scritto da Kenny Dorham e, per quello che so io,
inciso nell’ottobre del 1958. La sua prima pubblicazione risale all’anno dopo,
nell’album “The Stereo Drive” del Cecil Taylor Quintet, con John Coltrane al
tenore (riportato con il nome di Blue Train nel disco, per evitare noie con la Prestige), l’autore del
brano alla tromba, Chuck Israels al basso e Louis Hayes alla batteria.
L’album
è conosciuto anche con il titolo di “Hard Driving Jazz” e, nel 1963 mi pare, è stato
ristampato sotto il nome del sassofonista di Hamlet, nel disco “Coltrane Time”.
.
Chet
Baker, come dicevamo, registra Down nel 1956 e, a parte l’incongruenza delle
date, i due brani non sono da me assimilabili, cioè si tratta di un blues, non
c’è dubbio, ma qualcosa non torna.
Ora,
io non sono in grado di fare un’analisi musicologia dei due brani, e non ne ho
nemmeno la voglia perché preferisco ascoltare con la pancia anziché con le
funzioni razionali del mio cervello, e sicuramente non mi stupisce la
trasfigurazione di un brano che, nel jazz, significa interpretazione e
rinnovamento, ma ogni caso qui c’è qualcosa che non mi torna.
.
Continuo
a cercare tra i miei dischi, che ritengo spesso più affidabili delle mie
elucubrazioni logiche, ed infatti trovo che nella sua prima seduta di registrazione
per la Prestige,
Miles Davis non solo incontra per la prima volta Sonny Rollins, ma incide un
brano che porta il titolo di “Down”.
Metto
su il pezzo ed inizio a leggere le liner notes di Ira Gitler: siamo nell’Apex
Studios di NYC, è il 17 gennaio 1951 e queste incisioni, poco conosciute e
riunite con un'altra session del 1953, saranno stampate solo nel 1956, con il
titolo di “Miles Davis and Horns”. Appena ascolto le prime note, mi rendo conto
che ci siamo, è questo il pezzo che Chet Baker suonerà fino alla fine dei suoi
giorni.
.
Allora
riprendo il disco della Circle, lo giro per vedere il retro della copertina e,
con una punta di delusione, scopro che c’è ancora scritto il nome di Kenny
Dorham tra le parentesi vicino a Down. Comincio a scrivere questo post, sperando
d’incontrare qualcuno che mi sappia spiegare, mi fido un po’ di più dei miei
sconclusionati pensieri e mi ascolto tutto il concerto del Subway di filato.
***********************
.
Credits:
Chet Baker Quartet
Live at the Subway Club
"Down"
"Down"
_ 3rd Set _
Label: CIRCLE Records
Catalog #: RK 22380/35
Country: West Germany
Format: LP
Recorded at Subway Club,
in Cologne 1980, March 22
Chet Baker (tp),
Dennis Luxion (p),
Nicola Stilo (fl),
Riccardo Del Fra (bass)
.
Tracklisting:
Side
One
An Afternoon at Home (R.
Freeman) – 17:12
.
Side
Two
carissimo
RispondiEliminaprima di tutto grazie per le gemme che riporti alla memoria di noi appassionati.Credo che "Down" e "Shiftin' down" siano due brani diversi e che nel disco Circle via sia un'attribuzione errata da parte degli estensori delle note di copertina.Cosa abbastanza comune con Chet e altri jazzisti: per esempio nel live edito su etichetta Cadence CJR 1019 il brano "Night Bird" del nostro Pieranunzi e' attribuito erroneamente ad Hal Galper.
ho dimenticato di firmarmi
RispondiEliminagiovanni zanoni
Ottima l'intera gig, davvero una bella maratona d'ascolto. Quanto alla paternità di Down, non sono in grado di sciogliere l'arcano, ma ora sono curioso anch'io.....
RispondiEliminaMuchas gracias por esta buena grabación, saludos.
RispondiElimina