Poco
più di un mese fa, questo disco è stato battuto all’asta per 900$, quasi 700€.
È
curioso notare come, a prescindere dal momento storico, ci siano al mondo
persone disposte ad investire tanto per soddisfare la propria passione.
Certo,
possono esserci degli argomenti oggettivi che giustificano l’esorbitante valore
di mercato di un “oggetto artistico” non unico, anzi nato proprio grazie alle
scoperte dell’era della riproducibilità tecnica, come ad esempio il fatto che
parliamo di uno degli ultimi dischi registrati prima dello scioglimento del
quintetto italiano più famoso nel mondo.
Oppure,
nello specifico, perché si tratta di un’impresa discografica concepita apposta
per commenti musicali, chiamati comunemente sonorizzazioni, cioè una specie di
colonna sonora per programmi televisivi, ma sicuramente influisce molto anche
il fatto che il disco in questione non è mai stato immesso sul tradizionale
mercato discografico, perchè è stato stampato in pochissime copie senza alcuna
copertina, se non una generica busta bianca, non destinate alla vendita, ma
agli archivi dell’etichetta e distribuite gratuitamente solo tra gli addetti ai
lavori.
Ma
quali sono gli argomenti soggettivi che spingono un individuo a pagare tanto
per possedere un oscuro disco, senza copertina, con incisa sopra poco più di
mezz’ora di jazz italiano?
Alla
base di tutto c’è, questo è il mio parere, un fattore emotivo, difficilmente
spiegabile. Uno non decide di diventare collezionista di dischi da un giorno
all’altro, ma si scopre tale nel tempo, avendo vissuto certe emozioni fin da
piccolissimo, che si concretizzano sicuramente nella forma fisica dell’oggetto,
che poi nell’accumulo stratifica i propri interessi, ma che focalizzano il vero
nucleo della passione al centro dell’ascolto musicale.
Poi,
pian piano, c’è l’acquisizione di una certa coscienza, l’eccitazione della scoperta,
l’impegno della ricerca, c’è la consapevolezza del valore culturale, il gusto
della ricostruzione storica, ed anche il fascino ammaliante della grafica di
copertina (quando è disponibile…). Quasi mai c’è, al centro dei motivi che
muovono i veri collezionisti, non i mercatari,
l’affannosa smania legata al valore economico, né in un senso (guadagno),
tantomeno nell’altro (costo), e non solo perché il valore di mercato cambia
ininterrottamente, sulla base di diversi fattori, in continua schizofrenica fluttuazione.
Poco
più di un mese fa, questo disco è stato battuto all’asta per 900$, ed oggi è
disponibile all’ascolto, grazie al potere della condivisione.
Non
so se troverete curioso il fatto che, a prescindere dal valore di mercato, ci
siano persone al mondo che soddisfano la propria passione condividendola.
Non
è un caso che la diffusione gratuita, l’accumulo spropositato, l’archiviazione
ragionata, la condivisione libera e la privata ricerca spasmodica, sono
comportamenti apparentemente contrastanti che appartengono allo stesso
individuo di questa specie, il collezionista appassionato.
Certo,
c’è anche chi considera il collezionismo un’ossessione, addirittura una patologia
classificata dalla psichiatria che può portare all’interdizione, ovvero
all’inabilitazione del folle amatore, su richiesta dei propri familiari, della
gestione dei suoi stessi averi.
C’è
pure chi non fa distinzione tra accumulo di tappi di bottiglia, sorpresine
kinder, animaletti di swarovsky e oggetti portatori di messaggi culturali.
Molte sono le leggende metropolitane che vedono la vecchietta morta soffocata
nella sua casa sommersa da innumerevoli ritagli di Famiglia Cristiana, o
dell’insegnante in pensione che affitta un garage immenso per le sue bottiglie
di birra tedesca e, intanto, non riesce a pagare il mutuo di casa. Poche invece
sono le storie che aggiungono valore a questa particolare esperienza privata.
Sul
collezionista c’è sempre stato l’abbaglio del fascino misterioso (vieni a vedere la mia collezione di farfalle?)
e, a volte, l’ombra della perversione sociale. Il collezionismo è stato più semplicemente
schedato solo in funzione dell’accumulo materiale e del corrispettivo valore
economico, nessuna differenza nei contenuti, nessun ragionamento a latere.
.
Un
giorno questi individui saranno probabilmente obbligati a nascondersi nelle
grotte o ad andare in giro con magliette con la scritta “il collezionismo ti
soffoca, chiedi al tuo contabile come smettere”.
E
la società invece cosa fa? I ministeri che dovrebbero conservare e tramandare
la cultura, come si muovono? Il Governo fa leggi su chi decide di spendere il
proprio denaro in arte e ne adotta altre, vecchie e anacronistiche, anche su
chi decide di mettere in condivisione i propri beni gratuitamente. Mai una
legge che preservi l’arte tutta, che miri a mantenere intatto, sempre più
arricchito e disponibile, il patrimonio culturale, specialmente quello che c’è
oltre la musica classica, che di leggi e finanziamenti ad hoc già ne riceve
tanti.
Secondo
voi, perché non c’è una legge che obblighi i detentori dei diritti artistici,
autori, editori o eredi che siano, a mantenere disponibile un’opera d’arte o,
in caso contrario, a togliere il veto sulla sua libera riproduzione?
.
L’Arte non
dovrebbe essere ad appannaggio di tutti? O
è solo una diceria come quella che afferma che la legge è uguale per tutti?
Oggi
continuiamo a dare l’allarme sull’utilizzo sconsiderato delle slot machine, sui
danni che il fumo reca all’organismo, sull’aumento della benzina, sulla
pericolosità dell’alcool prima di guidare e poi, con estrema nonchalance,
mettiamo su tutte queste faccende il bollino del monopolio di stato.
Qual
è il senso di tutto questo?
Insomma,
adesso questo raro e prezioso disco è qui per voi, spero non me ne vorrà il
collezionista che un mese fa ha speso 900$ ed oggi con un click centinaia di
appassionati abbatteranno il valore della sua acquisizione.
Consideratelo
un po’ il mio regalo di natale.
«e quando è ormai la società stessa, con le
sue istituzioni abbrutite e asservite al profitto, che non è in grado di
gestire, conservare e studiare la produzione culturale, il collezionista assume
un ruolo salvifico e diventa un Eroe»
Francesco Coniglio introduzione a "100 Dischi D'Oro" di Fernando Fratarcangeli
Francesco Coniglio introduzione a "100 Dischi D'Oro" di Fernando Fratarcangeli
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Credits:
Basso & Valdambrini Quintet
Jazz Sonorizzazioni
Label: CETRA
Catalog# MLC 5549 / 50
Format: LP
Country: Italy
Catalog# MLC 5549 / 50
Format: LP
Country: Italy
Recorded in Milan on 1967
Sample Copy
Not for Sale
Oscar Valdambrini (trumpet),
Gianni Basso (tenor sax,cl),
Ettore Righello (piano),
Giorgio Azzolini (bass),
Gil Cuppini and/or Giancarlo Pillot (drums)
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Tracklist:
1) Simton (Valdambrini) – 2:55
2) Emozione (Donadio) – 2:35
3) Sentimentale (Valdambrini) – 3:00
4) Semplice (Valdambrini) – 3:05
5) Gavotta (Valdambrini) – 3:00
6) Marzio (Donadio) – 2:40
7) Claude (Domboga) – 3:00
8) Caline (Donadio) – 3:00
9) Drum Play (Valdambrini) – 3:00
10) Baras (Domboga) – 2:35
GRAZIE!!! Grande Disco, Grande Post, Grande Blog Guido aka LYSERGICFUNK
RispondiEliminalysergicfunk.blogspot.com
Wow - Great music - thank you very, very much.
RispondiEliminaUna vera rarità. Grazie e tanti auguri per le prossime festività.
RispondiEliminaGigi
Grazie Mille per il bellissimo dono natalizio ... e Tantissimi Auguri!
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=yLY0y046rz8
RispondiEliminaGrazie tante per il regalo (ho goduto di tanti dei tuoi regali, il più delle volte senza nemmeno dirti grazie) ma oggi, soprattutto, grazie per questo articolo luminoso d'intelligenza.
RispondiEliminaBuon anno, Marco