domenica 11 gennaio 2009

Cadaveri Vivi


Avrei voluto cominciare l’anno in maniera leggera.


Avrei voluto dedicarmi alla mia effimera passione musicale, raccontarvi cose belle, disegnare fiabe per tutti e, magari, mettere su musica allegra e spensierata.


 Ma dovrei cavarmi gli occhi, bucarmi le orecchie e tagliarmi i polpastrelli.


Dovrei bruciarmi il cervello e avvolgermi di filo spinato il cuore, per non vedere quello che ci accade intorno.


 Oppure basterebbe molto meno.


Basterebbe che mi bendassi con una bandiera di qualsiasi colore gli occhi della coscienza e gridassi forte “io sto con loro”.


Non importa con chi, ma sarei al sicuro perché protetto dalla massa, meglio ancora se quella dei momentanei vincitori.


Così non sarei, veramente, solo me stesso e potrei ogni volta cambiarmi d’abito e, in un attimo, passare da vittima a carnefice, sempre con qualcuno, o sempre contro qualcun altro.


 Cane mangia cane.


Ma sono stanco e schifato di questo cieco antagonismo che divide questo paese in squadre. Uomo contro Uomo.


Noi contro loro,
loro contro di noi.


E intanto gli individui muoiono.


I bambini, uno ad uno vengono soppressi come animali al macello, per le colpe dei padri, per il bene della società occidentale, per colpa della religione, per la smania di profitto, per l’incuranza del vicino fratello e nemico.


E la rabbia monta, cresce da una parte e dall’altra.


E intanto l’odio si rende tangibile, attraverso carni bruciate, autobus esplosi e gambe amputate, sotto gli occhi di tutti, per il proprio benessere, per la proprietà fittizia, per i confini mentali.


Uomo contro uomo, fratello contro fratello.


È facile dire “io sto con loro”, senza pensare che loro, siamo anche noi.
È facile dire “sono contro di noi” senza credere che un giorno noi, potremmo essere loro.


  
 “Sidone”

Il mio bambino il mio/ il mio/
labbra grasse al sole/ di miele di miele/
tumore dolce benigno/ di tua madre/
 spremuto nell’afa umida/ dell’estate dell’estate/
e ora grumo di sangue orecchie/
e denti di latte/
e gli occhi dei soldati cani arrabbiati/
con la schiuma alla bocca cacciatori di agnelli/ a inseguire la gente come selvaggina/ finché il sangue selvatico non gli ha spento la voglia/
e dopo il ferro in gola i ferri della prigione/ e nelle ferite il seme velenoso della deportazione/ perché di nostro dalla pianura al modo/ non possa più crescere albero né spiga né figlio/
ciao bambino mio l’eredità/ è nascosta/
in questa città/ che brucia che brucia/
nella sera che scende/ e in questa grande luce di fuoco/ 
per la tua piccola morte.

“Sidone” di Fabrizio De Andrè, 
dall’album Creuza De Mä


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Le illustrazioni sono tratte da
“kufia, cento disegnatori per la Palestina”.

Le foto, purtroppo, da questo reale mondo anomalo.

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