martedì 16 giugno 2015

Guido Manusardi Trio, Immagini Visive - 1981


«Guido Manusardi è, da alcuni anni, uno degli uomini di punta del jazz italiano: uno di quei musicisti, cioè, che si citano invariabilmente quando si vuole dimostrare che il nostro jazz può reggere onorevolmente il confronto con quello che si fa negli altri paesi jazzisticamente più evoluti. Tutti sanno, però, quanta fatica sia costata, al pianista e compositore di Chiavenna, questa sua affermazione in patria. Per anni ha infatti dovuto sperimentare l’amara condizione dell’emigrato: prima in Svezia e poi – chi avrebbe mai pensato di andarci per suonare del jazz? – in Romania. E si che Manusardi ha suonato sempre più che brillantemente, anche quando era in esilio e quando, tornato finalmente in patria, stentava ad inserirsi “nel giro”, come si dice. Acqua passata, fortunatamente.

Ora Manusardi si può ascoltare spesso, dovunque, in Italia, ci sia un pubblico per il jazz, e sempre i suoi meriti vengono riconosciuti. Vengono riconosciuti da tutti perché, oltre a una tecnica strumentale di prim’ordine, il nostro pianista ha un sicurissimo senso del jazz (si parla del jazz “vero”: quello che piace anche ai musicisti che lo hanno inventato, e cioè ai neri-americani), ed è un compositore dalle idee molto chiare. Non si dà arie da innovatore rivoluzionario; tiene invece i piedi ben piantati in terra, e si dedica all’approfondimento delle risorse di un linguaggio ormai “classico” (nell’ambito della musica afro-americana, si intende), che di risorse tuttora inesplorate ne possiede in gran copia. Questa è una delle ragioni per cui da tempo ama esibirsi nella classicissima formazione del Trio piano-basso-batteria, come fa anche per le esecuzioni presentate in questo suo ultimo disco, nel quale, accanto a diverse composizioni sue, ci vengono proposte delle fresche ed espressive interpretazioni di popolari standards americani, come Poinciana, che è una delle sue specialità, e che è qui profondamente rielaborato e jazzisticamente arricchito, o come Yesterdays, il glorioso tema di Jerome Kern. Non manca, fra i pezzi di autori americani, una delle più belle composizioni di Dave Brubeck: In Your Own Sweet Way.
In ognuna di queste incisioni, la prima delle quali è un bel valzer a tempo moderato, I Crott De Ciavena, che Manusardi ha voluto dedicare al suo paese natale, il pianista conferma le sue grandi doti di strumentista e di interprete, che oggi è in possesso di uno stile personale, caratterizzato da un tocco robusto e risonante, davvero jazzistico, e da un’intensa, appassionata espressività.


I compagni di Manusardi in queste esecuzioni sono ben noti al pubblico del jazz: sono il giovane contrabbassista romano Furio Di Castri (ascoltatelo nel ricco assolo che prende ne I Crott De Ciavena) ed il batterista emiliano Gianni Cazzola, il cui swing, la cui “grinta”, sono da tutti apprezzati e gli assicurano scritture in continuazione nei gruppi dei migliori jazzisti di casa nostra.

Giudicate voi i risultati della loro collaborazione; e se volete divertirvi alle spalle di qualche amico, fategli ascoltare questi brani senza dirgli il nome di chi lo ha registrato. Molto probabilmente vi sentirete fare i nomi di alcuni importanti pianisti americani, e miglior prova che Manusardi è uno di quei musicisti che possono reggere con onore il confronto coi grossi calibri stranieri, non si potrebbe avere».

Arrigo Polillo


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Credits:

Immagini Visive
Guido Manusardi (piano),
Furio Di Castri (bass),
Gianni Cazzola (drums)

Label: DIRE
Catalog#: FO 360
Format: LP

Country: Italy
Recorded at Studio 7,
Milan,
12-13 January 1981


Tracklist:


A1. Oltremera – 6:23
A2. Love Dance – 4:37
In Your Own Sweet Way – 5:54
Yesterdays – 5:53



B1. Poinciana – 5:08
B2. I Crott De Ciavena – 6:20
B3. What Kind Of Fool Am I – 5:50 
B4. La Cort Di Asen – 3:50



5 commenti:

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  2. Quest'anno compie 80 anni, ben portati, stando alla sua esibizione dei giorni scorsi alla Anteprima del Torino Jazz Festival da gustare su https://www.youtube.com/watch?v=h2TRAxXp2Ik
    Anch'io prossimamente gli dedicherò qualcosa del suo periodo rumeno.Un caro saluto
    GiGi

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  3. great Italian funk album: Fox - Blue Hotel

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