martedì 2 aprile 2013

REFLECTIONS on download _ con- e dividere vs. scorrètto, ovvero dell'esatto significato delle parole _ LYDIAN SOUND ORCHESTRA


[Riflessioni ad alta voce sul commento che LC ha lasciato sul post MONK'N'ROLL, dedicato all'ultimo lavoro del Tinissima 4et di Francesco Bearzatti].


condivìdere v. tr. [comp. di con- e dividere] (coniug. come dividere). – Dividere, spartire insieme con altri: il patrimonio è stato condiviso equamente tra i fratelli. Anche, avere in comune con altri: c. l’appartamento; più spesso fig.: condivido pienamente la tua opinione; non condivideva le mie idee; condividono la passione per la montagna. ◆ Part. pass. condivio, con valore verbale o di agg.: è un’opinione condivisa da molti; obiettivi, programmi largamente condivisi, che incontrano largo consenso.


Ciao Luca, chi frequenta questo blog, come te, conosce la mia idea di condivisione, sicuramente più legata al concetto di salvaguardia della memoria culturale, messa a repentaglio dalle logiche economiche dell'industria discografica, che alla diffusione flat delle musiche che mi affascinano.


scorrètto agg. [der. di corretto, col pref. s- (nel sign. 1)]. –
1. Che presenta errori o inesattezze, spec. di lingua, di stile o di tecnica: una traduzione s.; un tema vivace ma s.; un disegno debole e s.; esecuzione s. di un brano musicale.
2. Riferito a persona o ai suoi atti, che non è conforme ai principî dell’onestà, della lealtà, dell’educazione e della convenienza: essere s. negli affari; comportarsi in modo s.; fare un’azione s.; avere, tenere un contegno s.; assumere una posa s.; giocatore s., che non rispetta le regole del gioco; nello sport, di atleta o squadra che viene meno allo spirito sportivo e alle norme di lealtà e di cavalleria: la squadra straniera fa un gioco pesante e s.; l’arbitro ha ripreso due volte il pugile sfidante per il suo modo s. di battersi.  


Ma il significato della parola "condividere", 'chè a volte i dizionari aiutano a pensare, è generoso e quanto di più lontano dalla parola "scorrètto", a meno che non vogliamo soffermarci esclusivamente sulla sua accezione sul patrimonio economico, e di convenienza, e non esclude a priori la scoperta di una novità.


Del blogger in questione poi, che conosco personalmente, ti posso assicurare che è persona leale ed onesta, che lavora sodo per mettere a disposizione di tanti la sua passione, sia attraverso il web che la radio, senza "avere indietro" alcun ritorno economico, anzi, spendendo molti più soldi di tanti altri in acquisto di beni soggetti, per il mercato e l'antica legge sui diritti, ad esclusiva tutela merceologica.


Questa modalità d'impegno, cioè comprare i dischi, è più manifesta tra gli "appassionati dilettanti" che tra tanti addetti ai lavori. Ad esempio, è curioso notare che tra i produttori del bellissimo "El Dia de Los Muertos", la cinquantesima produzione completamente autofinanziata della mitica El Gallo Rojo, ci siano almeno due bloggers (Mondo Jazz ed il sottoscritto) e solo un "critico dilettante" (tra l'altro anomalo, e per questo interessantissimo per me), oltre ad una parte del popolo degli appassionati... anzi, per dare il corretto significato alle parole, questa non è curiosità, è statistica.


E' sacrosanto che ciascuno abbia le sue idee, come dici tu, per cui ognuno fa quel che crede e ne accetta le conseguenze, ma quello che fa incazzare a me, e te lo dico con tutto il rispetto che c'è, è che quando parliamo di musica sul web ci allooppiamo solo sull'aspetto download, non fornendo indicazioni sulle nuove vie da percorrere al neofita, non sviluppando concrete possibilità "per il mercato" e, mi perdonerai Luca perchè lo dico con tutto l'affetto che c'è, questo atteggiamento è monco e puzza di vecchio!

 .
La rete, nelle sue tante sfaccettature, è uno strumento eccezionale ed abbiamo sempre più bisogno di un'etica efficace, di nuovi modelli funzionali ai cambiamenti, di stili produttivi che siano connessi con le possibilità e le necessità che cambiano, continuamente sotto i nostri occhi. Utilizzare esclusivamente il web come un giornale senza la carta, è veramente come tenere il motore sempre al minimo.


Questa difesa di uno status quo, che da anni si stà palesemente sgretolando davanti ai nostri occhi, non è lungimirante, anzi. Vogliamo davvero credere che non ci sia un'altra forma di produzione alternativa? Sarebbe come a dire che solo il petrolio ci salverà... Vogliamo davvero credere che i musicisti sopravvivono con le royalties dei loro dischi? E perchè nelle interviste non gli chiediamo mai a quanto ammontano in concreto? Vogliamo continuare ad affermare che il patrimonio economico è più importante di quello cognitivo e culturale? Allora non stupiamoci dei tagli operati dai politici alle scuole, alla cultura in generale o alle organizzazioni musicali, a parte gli enti lirici. Davvero ci dobbiamo ostinare a cercare la bellezza di questo mondo al contrario?


Non vorrei essere frainteso, la tutela dei diritti è una questione delicata, I know, ma credo che questa sia prima di tutto una questione di mindset, altrimenti non ne usciamo; allora provo a formulare altri esempi, perchè la metafora a volte aiuta a comprendere meglio del concetto stesso: secondo te, un'orchestra che prende brani di Monk, o di George Russell, li arrangia secondo una soggettività contemporanea e li mette nuovamente a disposizione del pubblico, come la Lydian Sound Orchestra nel Cd allegato a Musica Jazz di ottobre 2012, fa condivisione o scorrettezza?

E non credo che una persona della tua apertura mentale possa far cadere una s e parlare di correttezza solo perchè si è versato formalmente l'obolo a chissà quali eredi di quell'idea musicale, oltrechè alla obsoleta SIAE. 


O ancora: la mia storia personale, la mia formazione politica ed il mio senso civico non mi avrebbe mai perdonato un voto di protesta consegnato tra le mani di un comico, infatti ho preferito fare i conti con l'astensione, una specie di sciopero della coscienza, mi son detto, o il peggiore dei peccati capitali, l'ignavia, penserete voi, ma il fenomeno Beppe Grillo ci ha fatto chiaramente capire che c'è bisogno di riformulare i nostri concetti di politica, perchè l'atteggiamento di Bersani incarna il vecchio sistema e la figura sociale del nano malefico è pestilenziale e pure fraudolenta (nonostante insieme abbiano raccolto quasi il 60% delle preferenze).

Personalmente credo che se, in questo paese, ci sarà mai una possibilità di riscatto, sarà attraverso una rivoluzione culturale che si manifesterà.


Per finire, io non so quanti di voi conoscono Girlfriend in a Coma, l'interessante e bellissimo, quanto doloroso, documentario di Annalisa Piras con Bill Emmott, e nemmeno quanti abbiano avuto la possibilità di acquistarlo su Il Fatto Quotidiano, cosa che andrebbe fatta anche solo come libera sottoscrizione a tale causa, al posto di una manciata di caffè. Ma, sinceramente, secondo voi si fanno più danni nel diffondere pubblicamente, alimentando cioè il maggior numero di coscienze possibile, questi contenuti o nel non pagare i 9€ previsti dall'autore per la visione privata?


Se pensassimo diversamente, caro amico mio, forse il mondo sarebbe diverso.


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Credits:

LYDIAN SOUND ORCHESTRA
REFLECTIONS

Label: Musica Jazz
Catalog# MJCD 1257
Format: CD
Country: Italy

Recorded live at
Teatro sociale di Busto Arsizio (VA)
October 18, 2011

J. Kyle Gregory (tp),
Roberto Rossi (tne),
Dario Duso (tuba),
Pietro Tonolo (tenor & soprano sax),
Robert Bonisolo (tenor & alto sax),
Rossano Emili (bar. sax, cl),
Paolo Birro (piano),
Marc Abrams (bass),
Mauro Beggio (drums),
Riccardo Brazzale (dir, arr)
.

Tracklist:


1)     Gold & Mooche (R. Brazzale) – 5:49
2)      Joseph The March (R. Brazzale) – 5:54
3)      We See (T. Monk) – 7:31
4)      Babylon (R. Brazzale) – 3:51
5)      Rob’s Tune (Bonisolo, Brazzale) – 4:38
 .


6)     Stratusphunk (G. Russell) – 3:35
7)      Reflections (T. Monk) – 8:58
8)      Queen Porter March (R. Rossi) – 5:34
9)      Ch. City (R. Brazzale) – 7:48
10) A Night With Anisia (R. Brazzale) - 10:33 
 .


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22 commenti:

  1. spirito[spì-ri-to] s.m.
    1 Principio immateriale e immortale, contrapposto al corpo e alla materia, che anima la vita intellettiva e psicologica a livello individuale e anche, secondo alcune filosofie, universale: attività dello s.; in molte religioni, l'anima individuale della persona
    2 Nella religione cristiana, Dio stesso, gli angeli, i demoni, le anime dei defunti distaccate dal corpo || Spirito Santo, la terza persona della Santissima Trinità
    3 Nello spiritismo e nelle credenze popolari, fantasma, spettro
    4 Animo, come complesso di doti e caratteristiche intellettuali, sentimentali e psicologiche: avere uno s. sensibile, irrequieto || s. di parte, atteggiamento fazioso di chi è fortemente attaccato a un'ideologia o a un partito | s. di corpo, profondo sentimento di solidarietà di gruppo
    5 Prontezza intellettuale, acume; in partic., capacità d'ironia e di umorismo || persona di s., particolarmente dotata di senso dell'umorismo | battuta, motto di s., espressione spiritosa e divertente o anche carica di sottintesi ironici | fare dello s., fare dell'ironia, dire cose divertenti | s. di patata, in senso proprio, alcol che si estrae dal tubero ~fig. nel l. fam., scarso senso dell'umorismo
    6 Persona dotata di particolari caratteristiche, doti o difetti SIN indole: s. ribelle
    7 Insieme di caratteristiche di un'epoca o di un ambiente: adattarsi allo s. dei tempi
    8 Senso profondo di un testo: attenersi allo s. di una legge
    9 gramm. Aspirazione delle vocali iniziali di una parola nel greco antico, e il segno diacritico che la contraddistingue || s. aspro, dolce, che segnala, rispettivamente, la presenza o l'assenza di tale aspirazione
    10 Alcol etilico o metilico: mettere le ciliege sotto s.
    • dim. spiritello | pegg. spiritaccio
    • sec. XIII

    la prendo (apparentemente) alla lontana:
    prima di tutto grazie per le meravigliose opere di Baselitz. mi hanno fatto tornare in mente 'L'impronta dell'editore', interessantissima raccolta di scritti di Calasso appena pubblicata dalla sua casa editrice (Adelphi...). La tesi centrale: - mi scuserete per il riassunto banalizzante - se un editore lavora bene, i libri che pubblica diventano capitoli di un libro più grande e di ogni capitolo (libro) si potrà dire: in questo si riconosce lo spirito della casa editrice.
    La tesi adelphiana si applica perfettamente anche al mondo delle etichette discografiche e dei blog musicali. Frequento diversi blog musicali e sono pochissimi quelli di cui si può dire: i dischi/concerti pubblicati contribuiscono a descrivere lo spirito del blog (si noti: esistono molti blog specializzati su alcuni temi/settori/generi musicali, ma non è questo che intendo. mi permetterete di rimandarvi al meraviglioso 'pamphlet' di Enrico Merlin, '1000 dischi per un secolo', per comprendere meglio quanto generi/settori/temi siano termini limitativi).
    Il blog di Roberto ha un suo spirito preciso ed ogni post andrebbe giudicato prima di tutto nella sua rappresentatività/coerenza/scoperta rispetto agli altri e non rispetto alla data di pubblicazione dei dischi presentati.

    ps. includere nel post di risposta a LC un disco di MJ denota un autentico e genuino sense of humor, qualità sempre più rara nel mondo di chi scrive di musica...

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  2. Intervengo da lettore sporadico. Il principio della condivisione è bellissimo, anche senza dizionario, e bello lo spirito di questo blog di mettere a disposizione incisioni oramai difficilmente recuperabili.

    Diverso il discorso su dischi appena usciti, almeno per me.
    I musicisti non vivono con le royalties, è vero...ma se un disco lo fanno qualche interesse ce l'hanno. e con loro i grafici che fanno le copertine, l'omino dietro al mixer che lo registra, e cosi' su fino alla vituperate case discografiche.

    La rete è strumento straordinario, vero, e si sta muovendo in varie direzioni più o meno efficaci. certo mettere a disposizione dischi appena usciti non è fra queste, non vedo chi possa premiare se non l'ascoltatore svogliato dal click facile.

    Molto probabilmente fra poco il disco in questione sarà disponibile legalmente su spotify (gli altri del tinissima ci sono), quello si uno strumento abbastanza innovativo e controverso (gli introiti per l'artista sono bassi anche in questo caso, ma un po' meno =)).

    Ah, ho letto il commento di LC e non mi sembrava rivolto verso il blog, quanto piu' verso un atteggiamento generale.

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    1. Luca Conti dovrebbe concentrarsi un po' di piu' su quello che ci propina ogni mese sulla sua rivista diventata ormai la parodia di quella che era una volta. Un esempio? Mai visto un omaggio a L.B. Morris piu' ridicolo e striminzito di quello apparso questo mese...Che impari dai suoi colleghi di Battiti su Rai3 anziche' dare lezioni di etica...
      Senza rancore Pietro

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  3. Ennesimo grazie a Roberto, trovo davvero preziose la sua passione e l'apertura mentale, ribadite in maniera sempre più chiara e convincente anche in questo post, come sempre curatissimo anche nelle meditate ed emozionanti scelte grafiche.
    Al di là del discorso sui dischi, sui download, la frequentazione assidua di questo blog mi allarga lo spettro delle conoscenze in maniera più ampia del puro ambito musicale, mi mantiene più elastici i neuroni: sarà forse perchè CONDIVIDE?
    ps: un saluto a Ilario

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  4. Ciao a tutti, grazie dei vostri passaggi e, soprattutto, dei vostri commenti.

    A volte il mio cloud registra 1000, 1500 o 2000 download ad un mio post, ma assistere ad uno scambio di opinioni su un proprio pensiero è davvero stimolante, tanto quanto è frustrante “subire” il downloading selvaggio senza alcun feedback di ritorno (forse esiste davvero una sindrome dell'ascoltatore svogliato dal click facile, caro KoKo).

    Un ringraziamento particolare lo dedico ad Ilario, che ha saputo leggere tra le righe molto più di quanto credevo riuscissi ad esprimere, e ad Alfonso, che mi lusinga nel profondo; in fondo sono solo un piccolo appassionato.

    Ma, bando alle ciance, una cosa merita ancora di chiarimenti: io ho utilizzato il commento di LC come sponda, per far carambolare il discorso su temi più ampi e trasversali ai soggetti partecipanti e mi sono permesso di farlo perché considero Luca una persona di ampie vedute e con una buona dose d’ironia.

    Se anche non mi sento di dire “io lo conosco”, quello che deduco dal suo lavoro e dalle guidelines di Musica Jazz è che, da quando è diretta da lui, la rivista si è fatta più sfaccettata, dissolvendo i confini paralleli di genere e cercando, semmai, le convergenze. Questo, per qualcuno può essere un bene e per qualcun altro un male, ma di certo è un sintomo di cambiamento.
    Gli editoriali di Luca, che non sono semplici introduzioni alle tematiche della rivista, indicano chiaramente il suo personale pensiero ed anche la sua diretta partecipazione su diversi siti/blog sono un sinonimi di una partecipazione in prima persona agli eventi. C’è da dire che “aggiornare” una rivista che è lì da quasi settant’anni, non è cosa facile, e già soltanto gli scritti di Bertoncelli, per me, valgono l’impegno.

    Certo, oggi i dossier non sempre sviluppano il tema nella multimedialità del CD allegato, ma abbiamo già avuto diversi inediti in omaggio e gli approfondimenti incrociati tra Jazz & Cinema & Noir; aggiungo che una rubrica che si presentava interessante come “li salvi chi può” non ha costante continuità, ma ora abbiamo “impressions” di Sessa e che il blues di Federighi sembra allargarsi a macchia d’olio, ma c’è pure un Top Jazz che, nella sua inutilità formale, almeno ha una forma più interessante.

    Insomma, qualcosa si muove, e sfido io chi non si reputa perfettibile, per cui non usiamo pretesti per rendere soggettiva una discussione che è nata con altra oggettività, caro Pietro…

    Per finire, LC non faceva direttamente riferimento al mio blog e nemmeno io alla sua persona, semmai cercavo di stimolare il dialogo con il direttore della storica rivista Musica Jazz e, a mio parere, ancora la più prestigiosa del panorama che, se è lì, qualcosa di curioso, utile e nuovo da dire, almeno per me, ce l’ha.

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  5. Non ho cambiato idea, e non credo che la cambierò. Mettere in condivisione dischi tenuti assurdamente fuori catalogo da tempo è cosa buona e giusta (perché, per esempio, i 4 Gramavision di John Carter non sono reperibili sul mercato se non a prezzi assurdi?). Mai mi sentirai, Roberto, dire qualcosa a questo proposito.

    Ma dare la possibilità di scaricare liberamente un disco che, in quei giorni, era a malapena uscito in commercio (a Musica Jazz era arrivato il giorno prima dalla casa discografica, per dire), significa, letteralmente, tirare un calcio nelle palle ai musicisti che il disco hanno realizzato. C'è una logica, in tutto questo? Se sì, vogliate cortesemente spiegarmela. Io non ce la vedo.

    Tra l'altro, ho visto in vendita il cd in questione – in uno dei più noti negozi di dischi di Milano – a 14 euro e 90, vale a dire il costo di tre pacchetti di sigarette, che molti di noi (io compreso) consumano in tre giorni senza mettersi a discutere col tabaccaio o, in alternativa, andarsele a comprare di contrabbando.

    Spiegatemi solo qual'è il senso, in questo caso specifico (ed è a quello, solo a quello cui mi riferisco) della condivisione. A me della SIAE e dell'obolo che riceve non frega un accidente, non è quello il problema. Certo che abbiamo bisogno di un'etica sempre più efficace, ma nel caso della messa in rete del disco di Bearzatti ritengo che tale etica si sia mostrata del tutto assente, soprattutto perché frega bellamente un musicista in uno dei momenti cruciali del suo lavoro, vale a dire l'uscita di un nuovo disco (che, si presume, la casa discografica abbia prodotto e pagato, e dal quale – come in ogni attività imprenditoriale – si aspetta di ottenere un ritorno economico).

    Poi ognuno la vede come vuole, l'ho già scritto e lo ripeto. In questo caso, io non sono assolutamente d'accordo. Ah, per quanto riguarda la condivisione del disco della Lydian, fate come vi pare. Il disco, dopo l'uscita su Musica Jazz, è entrato, come da accordi, a far parte del catalogo della Almar Records e non è fuori produzione. Magari, la prima volta che andate a un concerto della Lydian e vedete in vendita il cd, potete sempre dire No, grazie, l'ho già scaricato da internet. Brazzale, Birro, Tonolo, Gregory, Abrams, Beggio e tutti gli altri ne saranno sicuramente felici, possedendo loro – evidentemente a differenza mia – uno spiccatissimo senso dell'umorismo.

    LC

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  6. Ah, scordavo di segnalare all'Anonimo Pietro (ma si può?) che Musica Jazz è stata l'unica, e dico l'unica, rivista del mondo a dedicare la copertina a Butch Morris, mentre tutte le altre si affrettavano a piazzarci sopra il faccione di Wayne Shorter (al quale va sempre e comunque il mio massimo rispetto). Questo solo per dire in che direzione, del tutto antieconomica, vada con una certa frequenza l'etica del sottoscritto. Ma forse l'Anonimo Pietro non se n'è accorto perché troppo impegnato ad ascoltare la radio.

    LC

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    1. Giustamente roberto mi ha fatto notare che non e' il caso di rendere soggettiva una discussione che esula dal tema di cui in questione ma dato che LC mi ha nuovamente tirato in ballo vorrei precisare che il mio era solo un esempio del modo di ricordare un artista come Morris. Se metti il faccione di Morris in copertina uno compra la rivista anche perche' si aspetta poi ben altro al suo interno...( cosa c'entra la direzione antieconomica boh!) . In ogni caso continuero' a comprare la rivista perche' adoro questa musica e spero che ritorni agli antichi fasti( la rivista , non la musica) Per fortuna esistono anche blog come questo e splendide trasmissione radiofoniche che completano ed ampliano la mia conoscenza e spero di avere il modo di essere sempre piu' impegnato. Con enorme affetto , sempre Pietro

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    2. Più che dare la copertina a Morris, pubblicare ben due ricordi di persone che con lui hanno lavorato e avere già pronto, per maggio, un articolo di 4 pagine scritto da Wayne Horvitz, io non so cosa fare. Ripeto, nessuna rivista al mondo ha dedicato e dedicherà tanto spazio alla scomparsa di Morris quanto Musica Jazz.
      Saluti.
      LC

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  7. Credo che i ragionamenti di Conti siano "condivisibili": il mondo che cambia e gli sviluppi (che non si capisce perché si diano per scontatamente positivi) di Internet per adesso sono una banale foglia di fico ché, giustamente, una cosa è condividere del materiale introvabile o di pubblico dominio, altra cosa è manipolare la proprietà intellettuale, che nulla ha a che vedere con i balzelli di un'istituzione ambigua e gestita ancora più ambiguamente come la SIAE. Tant'è che la libera e spesso incosciente condivisione in rete ha danneggiato non poco gli artisti che (soprav)vivevano anche con i proventi delle loro incisioni, spingendo l'universo concertistico a diventare una claustrofobica e affollatissima "plaza de toros" dove spesso non sopravvive il più bravo, ma, darwinianamente, "the fittest" (scusatemi l'inglese, ma ho notato che qui se ne fa largamente uso, come un tempo, nelle dotte e un po' vane disquisizioni accademiche, si faceva uso del latino e del greco). Si tratta di etica. Che anch'essa evolva, non v'è dubbio, ma è sperabile che i tempi si adeguino ad un'etica, che non pretendere che l'etica si adegui ai tempi. Che poi il mercato discografico abbia giocato e ancora giochi al rialzo in modo indecoroso, è un'altra faccenda ancora: l'avvento del download se lo è proprio cercato in larga parte (per quanto per molti, temo, la "condivisione" sia semplicemente una scusa per ottenere qualcosa gratuitamente).
    E ho trovato interessante che poi si finisse con il dire che più o meno ci siamo ridotti a mettere la nostra vita nelle mani di "un comico"... Ribadisco, interessante, non vorrei però che lasciasse trasparire uno specifico "mindset": io non voterei Grillo neanche sotto tortura, perché disprezzo e rifiuto questo nuovo fascismo che salda il peggio della Sinistra ed estrema Sinistra con il peggio della Destra e dell'estrema Destra, ma non certo perché è un "comico" (come se ciò stesse a significare "saltimbanco", o peggio: per l'appunto, per me Grillo è molto peggio). Alla fine si ricade in distinguo che dovrebbero essere superati da tempo. GMG
    PS: Ho a lungo lavorato presso la HORO... Da quel che conosco (e lo conosco bene) di Aldo Sinesio, uomo che non potrei certo definire un conservatore o un reazionario, se avesse coscienza e vera conoscenza di questo blog, vedendo le sue produzioni "condivise" tirerebbe giù moccoli non proprio da gentiluomo.

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  8. Secondo me in Roberto hanno prevalso due cose: la voglia di condividere un fretta un piacere ma anche la figaggine di "arrivare primo".
    Detto questo, se io fossi un musicista e mi trovassi un regalo simile, m'incazzerei ma di brutto.
    E quindi si può essere amici della musica ma non dei musicisti?
    Nessuno pensa di guadagnare dalle vendite, ma togliere anche la soddisfazione di vendere è un po' sadico. Vero è che adesso a furia di parlare (ma si parla del gesto di Roberto, più che del disco di Bearzatti) il disco forse sarà conosciuto n fretta, però...
    però se Bearzatti avesse voluto regalarlo, l'avrebbe fatto direttamente lui...
    Ho trovato poi la lunga introduzione linguistica un prenderlo alla larga, un voler spostare i termini della questione, mentre il commento grafico (molto interessante) mi è sembrato un diversivo elegante ma anche inopportuno.

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  9. dimenticavo:
    Non si può impedire alla gente di scaricare (l'ho fatto anch'io), anche perchè spesso in rete si trova roba di difficile reperimento, se non introvabile.
    Nei casi di novità, però, lasciamo almeno allo scaricatore il lavoro bruto di ricerca... senza dargli la pappa pronta...

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  10. ULTIMO INTERVENTO:
    non ho assolutamente capito il senso principale (e nemmeno quello recondito) di questa frase:
    "secondo te, un'orchestra che prende brani di Monk, o di George Russell, li arrangia secondo una soggettività contemporanea e li mette nuovamente a disposizione del pubblico, come la Lydian Sound Orchestra nel Cd allegato a Musica Jazz di ottobre 2012, fa condivisione o scorrettezza?"
    gradirei, se non chiedo troppo, un gentile chiarimento.

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  11. @ GMG:
    nutro sempre uno squisito piacere nel dialogare con persone che riescono ad istillarmi il culto del dubbio, illuminando angoli del discorso e lasciando sullo sfondo le scenografie della genericità.
    Il materiale introvabile o la proprietà intellettuale, l'universo concertistico come principale fonte di reddito, l'incomprensione che può nascere con la sintesi elettronica, in cui un comico appare solo come un "comico"...

    Per questo ti ringrazio, Gianni, di alcune tue affermazioni che mi offrono ulteriori e curiosi pensieri, come quello che può nascere intorno ad un'etica che si adegui ai tempi, e non viceversa, che affronterò con me stesso, innanzitutto.

    Il tuo post scriptum, però, mi piacerebbe ancora approfondirlo, perchè ci ho dedicato tempo e passione:
    Prima delle banali foglie di fico di internet, dove poteva un appassionato trovare info complete e dettagliate sul catalogo della HORO?

    Dici che Sinesio perderebbe le staffe "scoprendo" il mio lavoro sulla HORO (e sì che l'ho contattato diverse volte per un'intervista), ma non dici nulla in merito al dovere culturale, che potrebbe colmare un vuoto immenso, che dovrebbe impedire a quelle registrazioni di restare chiuse in un cassetto (o in uno sgabuzzino di Porto Empedocle, fa lo stesso), da più di quarant'anni. Certo, il produttore lo può decidere, è roba sua in fondo, ma questo come si relaziona con l'intelletto e la collettività?

    Dici che Aldo s'incazzerebbe per la libertà che mi sono preso nel rendere nuovamente disponibile quel materiale, ma tu cosa pensi della compilation di Gilles Petrson, pubblicata dalla Déjà vu records di Paolo Scotti? e qual'è la differenza?

    Cos'è secondo te che fa tanta differenza tra la musica e le altre arti?

    cioè, quando entriamo in un museo e restiamo incantati per dieci minuti davanti ad un olio su tela, ci chiediamo se l'artista riceverà le royalties per il nostro sguardo? per non parlare delle migliaia di riproduzioni stampate in migliaia di copie su ogni oggetto immaginabile, disponibili al bookshop... ogni cartolina andrebbe bannata, ogni Thé Cup andrebbe distrutta!
    Oppure, immagina se un giorno i proprietari dei più famosi quadri del '900 decidessero di tenerli tutti chiusi in casa (o in una cassaforte a Porto Empedocle, fa lo stesso), dico proprio tutti i quadri e nessuno potesse più vivere l'esperienza visiva dal vivo...

    brrr, mi è venuto un brivido...

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  12. Be'... Gilles Peterson è andato a trovare varie volte Aldo a Porto Empedocle, per curiosità e... per decidere un forfait sui diritti da pagare. L'antologia di cui parli è frutto di un accordo commerciale: certamente spiccioli, posso immaginare, ma con un criterio che ha trovato le parti d'accordo.
    Capisco, e non condivido, le tue argomentazioni. Le capisco laddove trattasi di materiali rari, talvolta indispensabili per la conoscenza, per tutto ciò che non rientra più nel campo dei diritti d'autore. Bada bene, non sono qui a difendere la SIAE, che è un'istituzione direi quasi delinquenziale (e vi è stato di peggio nella storia, basti pensare al BMI) e gestita in modo protervo e osceno, nel miglior stile storico italiano: forte con i deboli, debole con i forti. Ne faccio una questione di principio, neanche di etica. Prendiamo il caso della HORO, il cui proprietario (cioè quello che certamente non si è arricchito con la casa discografica, colui che ha pagato gli artisti per incidere, ha pagato lo studio di registrazione, ha pagato la grafica, ha pagato lo stampaggio, ha realizzato la distribuzione, ecc., ecc.), Aldo Sinesio, è vivo (e mi auguro per lungo tempo ancora) e vegeto in quel di Porto Empedocle. Sono anni che lo prego di passare al CD e di rimettere in circolazione non solo i dischi già pubblicati a suo tempo come LP, ma anche tutti gli inediti (da Vido Musso ad una serie di straordinari duetti fra Dave Burrell e Sam Woodyard). Ogni tanto acconsente, per l'espace d'un matin. -continua-

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  13. E' un uomo intelligentissimo ma, se vogliamo, di un'altra generazione, credo che certi cambiamenti del mondo del commercio lo respingano: dovrebbe investire tempo, denaro, fatica. Certo, potrebbe cedere ad altri l'attività (io, ad esempio, pensavo a far "rinascere" la HORO anche come casa discografica), cosa che credo Aldo non faccia un po' (tanto) per (comprensibile) diffidenza, un po' per il legame quasi fisico che ha con le sue "creature". Certo, tutto questo priva l'appassionato e lo studioso di materiali imprescindibili (parte del catalogo HORO forse non è appassionante, è sempre stato realizzato con pochi mezzi, eppure vi sono alcune realizzazioni straordinarie e, direi, invecchiate molto meglio di buona parte del pur splendido catalogo Black Saint-Soulnote, oggi ripubblicato con colpi di grancassa non sempre meritati: il tempo fa giustizia di tante cose...). Questo non giustifica assolutamente la liberalità con cui molte incisioni della HORO sono state messe in rete. Pur capendo le tue motivazioni e le tue argomentazioni e non discutendo la tua integrità morale: tu hai fatto uso di un qualcosa che non è tuo. Io posso alzarmi la mattina e decidere che i tuoi abiti sono indispensabili a molti senzatetto. Potrei venire a casa tua, spogliare te e la tua famiglia motivando il tutto con le intemperie cui molti sono esposti per la crudeltà infame della società? Le buone intenzioni spesso purtroppo cozzano, è risaputo, con la libertà individuale, con i diritti acquisiti del singolo. -continua-

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  14. La proprietà intellettuale probabilmente sta subendo un processo evolutivo peculiare, che però va meditato molto di più di quanto venga fatto in questo luogo. Molti sono gli interessi, anche morali, in ballo. Ed io tendo a diffidare di chi parla in nome dell'umanità... E' vero, il catalogo HORO è in qualche modo morto, al momento: non è distribuito, è in vendita solo a privati e solo sotto forma di LP (stampati, ahimé, in modo terribile: Aldo, indubbiamente, non credeva che il diavolo si celasse nei dettagli), non viene trasmesso, non percepisce diritti e i musicisti incisi non ne percepiscono altrettanto. Ma il proprietario del materiale è vivo e può disporne come vuole. Altrimenti mettiamo in discussione non solo la proprietà intellettuale, ma persino il diritto della proprietà. Il possesso che tu hai di alcune incisioni della HORO non ti concede gli stessi diritti della proprietà. Tutto questo è sbagliato? Dobbiamo cambiare? Vogliamo spingere il cambiamento attraverso l'assuefazione ad una consuetudine che diventi dato di fatto? Credo che i problemi in ballo siano più sottili e complessi, in questo modo i danni in cui incorrono alcune parti sono troppo rilevanti e unilaterali, dunque ingiusti. Pensaci. E scusa la mia franchezza, che forse ti sembrerà brutale o sprezzante. Cerco solo di essere chiaro, se vuoi anche nella mia piccola indignazione. Fermo restando che apprezzo profondamente le tue buone motivazioni. Ma tu sai che di buone intenzioni è lastricata la via per l'inferno... Gianni M. Gualberto

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  15. Trascrivo questo passaggio tratto dall'ultimo libro di Roberto Calasso (che ho, del tutto casualmente, letto giusto ieri) perché, pur non condividendolo in toto, ritengo che sollevi qualche problema degno di riflessione.

    «Nella lotta contro il copyright, che oggi divampa, si celano motivi che vanno ben oltre l'ambito del diritto d'autore. La molla segreta del movimento è il disprezzo per ciò che il diritto italiano definisce ''opere dell'ingegno''. Il rifiuto di remunerarle (...) implica che l'opera dell'ingegno non sia da considerare come un lavoro eseguito. Ma se tale non è, in qual modo si dovrà considerarla? Come pubblicità dell'autore per se stesso. Dove il pagamento della pubblicità avverrebbe in natura – e sarebbe il lavoro stesso compiuto dall'autore nel dare forma alla sua opera. In questa prospettiva, l'autore non vivrebbe dei proventi che derivano dalle vendite della sua opera, ma dal fatto che la sua opera provocherebbe inviti a manifestazioni pubbliche, commissioni, consulenze, soggiorni in campus creativi – questi sì adeguatamente retribuiti. E con ciò si ricostituirebbe un equilibrio tollerabile.
    Perché una tale concezione filtri nell'opinione comune e alla fine si imponga, come di fatto sta imponendosi, occorre che ogni sorta di opera della mente sia considerata come comunicazione: entità informe, senza inizio né fine, composta da soggetti che contano tanto quanto i soggetti di un campione statistico. Questa condizione beffarda e avvilente corrisponde al carattere di esoterismo coatto che contraddistingue in modo sempre più evidente l'innominabile attuale. Come nei sattra, i riti vedici più audaci, estremi e interminabili, cadeva la distinzione tra sacrificanti e officianti – e con essa cadeva l'obbligo degli onorari rituali per gli officianti (la dakṣiṇā senza la quale il rito stesso non poteva essere considerato efficace) – così nel mondo internettico viene tendenzialmente meno la differenza tra opera e comunicazione, fra autore e generico digitante. Di conseguenza verrà meno anche l'obbligo di remunerare anche l'opera dell'autore, perché tutti sono autori. Alcuni tra i più indefessi produttori di opinioni oggi contemplano questo stato delle cose come una auspicabile conquista della democrazia, una sua globalizzazione che preluderebbe ad altre da porre in atto non soltanto in rete. Ed è questa la forma più subdola e aggiornata della bêtise che flagellava il mondo ai tempi di Baudelaire e di Flaubert. Ma provvista ovviamente di mezzi molto maggiori – oltre che di una potenziale ubiquità».

    Roberto Calasso, L'impronta dell'editore, Adelphi 2013

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  16. ci prostriamo davanti al sapere di Calasso, per carità, ma internettico nun se pò sentì......;-)

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  17. Quelli sono problemi di Calasso, mica ci posso pensare io:-)

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  18. Un paio d'anni fa su The Wire s'è sviluppato un dibattito proprio sul download illegale, a partire dalla risposta di Chris Cutler a un articolo di Kenneth Goldsmith. Lo scritto di Cutler è ancor oggi reperibile sul sito della rivista (http://thewire.co.uk/in-writing/essays/collateral-damage_chris-cutler) mentre i successivi interventi di altri furono pubblicati a cadenza mensile (più o meno), sotto la testatina Collateral Damage: forse alcuni si trovano in http://thewire.co.uk/search/?q=collateral+damage
    Alessandro

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