giovedì 20 dicembre 2012

Basso & Valdambrini Quintet _ Jazz Sonorizzazioni _ CETRA MLC 5549 / 50


Poco più di un mese fa, questo disco è stato battuto all’asta per 900$, quasi 700€.

È curioso notare come, a prescindere dal momento storico, ci siano al mondo persone disposte ad investire tanto per soddisfare la propria passione.


Certo, possono esserci degli argomenti oggettivi che giustificano l’esorbitante valore di mercato di un “oggetto artistico” non unico, anzi nato proprio grazie alle scoperte dell’era della riproducibilità tecnica, come ad esempio il fatto che parliamo di uno degli ultimi dischi registrati prima dello scioglimento del quintetto italiano più famoso nel mondo.

Oppure, nello specifico, perché si tratta di un’impresa discografica concepita apposta per commenti musicali, chiamati comunemente sonorizzazioni, cioè una specie di colonna sonora per programmi televisivi, ma sicuramente influisce molto anche il fatto che il disco in questione non è mai stato immesso sul tradizionale mercato discografico, perchè è stato stampato in pochissime copie senza alcuna copertina, se non una generica busta bianca, non destinate alla vendita, ma agli archivi dell’etichetta e distribuite gratuitamente solo tra gli addetti ai lavori.


Ma quali sono gli argomenti soggettivi che spingono un individuo a pagare tanto per possedere un oscuro disco, senza copertina, con incisa sopra poco più di mezz’ora di jazz italiano?

Alla base di tutto c’è, questo è il mio parere, un fattore emotivo, difficilmente spiegabile. Uno non decide di diventare collezionista di dischi da un giorno all’altro, ma si scopre tale nel tempo, avendo vissuto certe emozioni fin da piccolissimo, che si concretizzano sicuramente nella forma fisica dell’oggetto, che poi nell’accumulo stratifica i propri interessi, ma che focalizzano il vero nucleo della passione al centro dell’ascolto musicale.


Poi, pian piano, c’è l’acquisizione di una certa coscienza, l’eccitazione della scoperta, l’impegno della ricerca, c’è la consapevolezza del valore culturale, il gusto della ricostruzione storica, ed anche il fascino ammaliante della grafica di copertina (quando è disponibile…). Quasi mai c’è, al centro dei motivi che muovono i veri collezionisti, non i mercatari, l’affannosa smania legata al valore economico, né in un senso (guadagno), tantomeno nell’altro (costo), e non solo perché il valore di mercato cambia ininterrottamente, sulla base di diversi fattori, in continua schizofrenica fluttuazione.


Poco più di un mese fa, questo disco è stato battuto all’asta per 900$, ed oggi è disponibile all’ascolto, grazie al potere della condivisione.

Non so se troverete curioso il fatto che, a prescindere dal valore di mercato, ci siano persone al mondo che soddisfano la propria passione condividendola.


Non è un caso che la diffusione gratuita, l’accumulo spropositato, l’archiviazione ragionata, la condivisione libera e la privata ricerca spasmodica, sono comportamenti apparentemente contrastanti che appartengono allo stesso individuo di questa specie, il collezionista appassionato.


Certo, c’è anche chi considera il collezionismo un’ossessione, addirittura una patologia classificata dalla psichiatria che può portare all’interdizione, ovvero all’inabilitazione del folle amatore, su richiesta dei propri familiari, della gestione dei suoi stessi averi.

C’è pure chi non fa distinzione tra accumulo di tappi di bottiglia, sorpresine kinder, animaletti di swarovsky e oggetti portatori di messaggi culturali. Molte sono le leggende metropolitane che vedono la vecchietta morta soffocata nella sua casa sommersa da innumerevoli ritagli di Famiglia Cristiana, o dell’insegnante in pensione che affitta un garage immenso per le sue bottiglie di birra tedesca e, intanto, non riesce a pagare il mutuo di casa. Poche invece sono le storie che aggiungono valore a questa particolare esperienza privata.


Sul collezionista c’è sempre stato l’abbaglio del fascino misterioso (vieni a vedere la mia collezione di farfalle?) e, a volte, l’ombra della perversione sociale. Il collezionismo è stato più semplicemente schedato solo in funzione dell’accumulo materiale e del corrispettivo valore economico, nessuna differenza nei contenuti, nessun ragionamento a latere.
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Un giorno questi individui saranno probabilmente obbligati a nascondersi nelle grotte o ad andare in giro con magliette con la scritta “il collezionismo ti soffoca, chiedi al tuo contabile come smettere”. 


E la società invece cosa fa? I ministeri che dovrebbero conservare e tramandare la cultura, come si muovono? Il Governo fa leggi su chi decide di spendere il proprio denaro in arte e ne adotta altre, vecchie e anacronistiche, anche su chi decide di mettere in condivisione i propri beni gratuitamente. Mai una legge che preservi l’arte tutta, che miri a mantenere intatto, sempre più arricchito e disponibile, il patrimonio culturale, specialmente quello che c’è oltre la musica classica, che di leggi e finanziamenti ad hoc già ne riceve tanti.


Secondo voi, perché non c’è una legge che obblighi i detentori dei diritti artistici, autori, editori o eredi che siano, a mantenere disponibile un’opera d’arte o, in caso contrario, a togliere il veto sulla sua libera riproduzione? 
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L’Arte non dovrebbe essere ad appannaggio di tutti? O è solo una diceria come quella che afferma che la legge è uguale per tutti? 


Oggi continuiamo a dare l’allarme sull’utilizzo sconsiderato delle slot machine, sui danni che il fumo reca all’organismo, sull’aumento della benzina, sulla pericolosità dell’alcool prima di guidare e poi, con estrema nonchalance, mettiamo su tutte queste faccende il bollino del monopolio di stato.

Qual è il senso di tutto questo?


Insomma, adesso questo raro e prezioso disco è qui per voi, spero non me ne vorrà il collezionista che un mese fa ha speso 900$ ed oggi con un click centinaia di appassionati abbatteranno il valore della sua acquisizione.

Consideratelo un po’ il mio regalo di natale.


«e quando è ormai la società stessa, con le sue istituzioni abbrutite e asservite al profitto, che non è in grado di gestire, conservare e studiare la produzione culturale, il collezionista assume un ruolo salvifico e diventa un Eroe»

Francesco Coniglio introduzione a "100 Dischi D'Oro" di Fernando Fratarcangeli

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Credits:

Basso & Valdambrini Quintet
Jazz Sonorizzazioni

Label: CETRA
Catalog# MLC 5549 / 50
Format: LP
Country: Italy
Recorded in Milan on 1967

Sample Copy
Not for Sale

Oscar Valdambrini (trumpet),
Gianni Basso (tenor sax,cl),
Ettore Righello (piano),
Giorgio Azzolini (bass),
Gil Cuppini and/or Giancarlo Pillot (drums)
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Tracklist:

1) Simton (Valdambrini) – 2:55
2) Emozione (Donadio) – 2:35
3) Sentimentale (Valdambrini) – 3:00
4) Semplice (Valdambrini) – 3:05
5) Gavotta (Valdambrini) – 3:00


6) Marzio (Donadio) – 2:40
7) Claude (Domboga) – 3:00
8) Caline (Donadio) – 3:00
9) Drum Play (Valdambrini) – 3:00
10) Baras (Domboga) – 2:35

 


domenica 9 dicembre 2012

Chet Baker Quartet Live in Stockholm and Copenhagen, December 11 and 12, 1978


“And so, these important «field recordings» from a mysterious past and unfolding future, take us to a place and a time between the cracks of the Miles Davis story as it is commonly understood. For that alone, never mind the rattling, exploratory poetry of this band’s sound, this is a significant cultural document for the ears and the ages, not just the archives.”

Con queste parole Josef Woodard, critico musicale del Los Angeles Times, vincitore del ASCAP Deems Taylor Award per la scrittura jazz nel 1998, ha chiuso il saggio intitolato Field Recordings from a Future-Leaning Past, allegato alla pubblicazione di MilesDavis Quintet - Live In Europe 1969: The Bootleg Series Vol. 2, prodotto da Richard Seidel e Michael Cuscuna per la Columbia/Legacy, in uscita il 29 gennaio 2013.


È curioso notare come cambia il punto di vista rispetto alla pubblicazione dei bootlegs, se a farlo è una major supportata dai soldi e dai critici ufficiali, anziché un ignoto blogger. «Un documento culturale significativo, non solo per gli archivi privati». Niente di più vero, ma niente di nuovo per il web, che da sempre ha fatto in modo che le registrazioni live non autorizzate fossero messe ugualmente in circolo per completezza storica, nella maggior parte dei casi senza che nessuno ci guadagnasse nulla, perché in realtà queste performance live del terzo quintetto di Miles Davis circolavano già da tempo tra i collezionisti ma, fino ad oggi, erano solo pirateria, niente a che vedere con la cultura…


In rete s’indaga ancora sulla valenza culturale dei blog musicali, sul significato del bootlegging ed in generale sull'aspetto politico e sociale che è implicito nella ridistribuzione senza profitto dei beni culturali, specialmente dalla chiusura di Megaupload e dopo le nuove norme restrittive applicate da Rapidshare, come nell’interessante dibattito avviato da Mark Allen:

Tutto tace invece sulla nostra stampa specializzata e, purtroppo, anche sui siti italiani, a discapito della migliore comprensione di questo interessante fenomeno, con voluta o indiretta difesa dell'industria milionaria, senza alcun sincero interesse nel mantenere viva, o riportare alla luce, la memoria di artisti dimenticati o pezzi di storia abbandonati negli archivi ufficiali o incisi nei solchi di dischi oramai irriperibili. Niente di nuovo sotto il sole del businness: se non ci posso guadagnare, allora gli volgo le spalle.


Se c’è un merito specifico che differenzia alcuni progetti ufficiali da quelli un-official, è semmai in riferimento alla qualità del materiale. C’è da dire che fin’ora nel progetto Columbia/Legacy, le originali sorgenti audio e video sono state rimasterizzate dai migliori tecnici disponibili e ci hanno offerto un prodotto eccellente rispetto a qualsiasi versione circolante in precedenza. Ma è solo una questione di soldi, non centra niente l’intento culturale, né tantomeno quel sense of urgency che spinge i fans a condividere il prima possibile il materiale che gli capita sottomano, a prescindere dalla qualità della registrazione.


Quando nel 1991 è nato il progetto CCB Productions, Inc. (Chet & Carol Baker), Carol Jackson ha voluto riunire il suo nome a quello del trombettista dell’Oklahoma che, da vivo, l’aveva invece tenuta lontana dalla sua musica e dalla sua stessa vita per quasi trent’anni. Il box d’apertura del sito omonimo, oramai offline, la diceva lunga sulle intenzioni della terza moglie di Baker, a scapito della sincerità e della salvaguardia disinteressata del ricordo del grande artista : 


La CCB Productions, Inc. è stata creata dalla famiglia per conto di Chet, che ha sempre voluto produrre la sua stessa musica. Secondo le ultime stime ci sono stati circa 83 bootleg e una quantità enorme di memorabilia non autorizzate.

La CCB sta progettando di ristampare il meglio di queste registrazioni non autorizzate ufficializzandole come "Best of the Bootleg".

Vorremmo ringraziare tutti i contrabbandieri (all bootleggers in originale) in anticipo per la produzione delle registrazioni. A nostro parere sono stati più che compensati nel corso degli anni, per i loro costi iniziali, dal mancato pagamento di royalties a Chet ed alla sua famiglia.

A questa “simpatica” intro, aggiungevano la possibilità di acquistare fotografie, disegni, sculture, poster, T-Shirts e quant’altro fosse disponibile per tutti quelli che avevano “amato la musica” di Chet.


La qualità della prima registrazione messa sul mercato nel 1991 dalla CCB, il “Live at Buffalo, NY, 1984”, è pessima. Il costo del CD era quello corrente (25$), e la copertina era ricavata da un disegno di Lisa Frank, il cui poster era in vendita per 30$. All’interno una lettera firmata dal batterista Art Frank che, anche lui, partecipava e tentava di spiegare la nobiltà del progetto.
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Un documento sonoro come tanti, forse appena rimarcabile per la presenza di Sal Nistico e per una bella versione di Nightbird, eppure reso ufficiale grazie agli eredi, che forse tendevano più a spremere ogni possibile guadagno dal nome di Chet Baker che ad aggiungere un tassello veramente illuminante sulla carriera musicale del trombettista.


Il secondo “inedito” pubblicato nel 1992 dalla CCB, quel “Live At Pueblo, Colorado” del 1966, non è meglio né in termini di ricerca del materiale, in quanto era già presente sul mercato e pubblicato da diverse etichette con altri nomi come Milestone della King Jazz, Mister B della Jazz World ed inserito in più di una compilation, come in 'Round Midnight, insieme al Live in Buffalo, New York, del 1984, né per quanto riguarda la qualità del suono.
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Per fare più chiarezza sulla disordinata storia discografica del loro amato parente, i familiari hanno pensato bene di farlo uscire nuovamente nel 1999, con il titolo di Live At Gaetano’s e con una nuova copertina, forse l’unico punto a favore, in quanto nella prima edizione campeggiava un’impacciata foto del matrimonio di Carol Jackson e Chet Baker, più necessaria a rimarcare il legame legale tra i due che a documentare un utile frame di quel concerto live.


Solo quando Matthias Winckelmann, uno dei due soci fondatori dell’etichetta tedesca ENJA, ha contattato gli eredi Baker per chiedere il permesso di pubblicare alcuni inediti, la qualità delle produzioni col marchio CCB ha raggiunto livelli ottimali.


Chet Baker è stato molto attivo in Europa, soprattutto dopo il suo famoso ritorno alle scene dei primi anni Settanta, ma era stato bandito da diverse nazioni già alla fine degli anni Sessanta, tra cui la Francia, la Svizzera e L’Italia, dopo i fatti di Lucca.
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In Germania, ad esempio, era stato arrestato a Berlino per possesso di stupefacenti e, dopo il ricovero coatto di 40 giorni, fu bandito dal paese e deportato negli USA, nel marzo del 1964. Anche lì, come in tutta Europa, la figura di Chet divenne mitica e, quando nell’autunno del 1978 poté farvi ritorno, grazie all’interessamento di John Snyder e Gabrielle Kleinschmidt, l’accoglienza dei fans fu  notevole e molti club ingaggiarono nuovamente il trombettista.


Il 1° novembre Baker iniziò un lungo tour con Phil Markowitz al piano, Jeff Brillinger alla batteria e Scott Lee al basso, come al solito disorganizzato fino allo sfinimento, con tappe giornaliere che andavano da Berlino alla Francia, da Norimberga all’Olanda, da Dortmund a Stoccolma e così via.
Di quei due mesi del ’78, sono note agli archivi almeno 4 registrazioni storiche, due delle quali con Jean-Louis Rassinfosse al posto di Scott Lee, il “Live at Nick’s” in Olanda ed i tre titoli registrati in Francia: il “Live in Chateauvallon”, “Broken Wing” e “Two a Day”, ma moltissimi sono i concerti registrati che circolano tra gli appassionati, che non si sono trasformati in pubblicazioni ufficiali.

 

Il volume 4 della collana “Chet Baker the Legacy”, coprodotto dalla CCB e dalla ENJA nel 2003, per tornare al tema, è un’ottima registrazione di un concerto dello stesso Quartetto, ripreso il 9 dicembre 1978 al Kulturzentrum di Ludwigsburg, ed inserita nel novero delle pubblicazioni ufficiali con il titolo di “Oh You Crazy Moon”.


Non molti sanno che esistono tracce anche dei due concerti successivi, tenuti da Baker a Stoccolma il giorno 11 dicembre, ed a Copenhagen il 12 dicembre 1978, con lo stesso quartetto, tranne Jean-Louis Rassinfosse al basso che sostituisce Scott Lee.
Le tracce sono le stesse che hanno segnato il ritorno alle scene di Chet, come “Love for Sale”, “How Deep is the Ocean” e “Oh, You Crazy Moon”, suonate per la prima volta nel disco CTI del 1977 e che rimarranno fino alla fine attive nel suo repertorio.

Chissà se un giorno la famiglia tenterà di ufficializzarle, quello che è certo è che adesso sono qui, almeno per ora, anche per voi.


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Credits:

Chet Baker 4tet
Live at Fasching,
Stockholm, Sweden
December 11, 1978

Private Recording

Chet Baker - trumpet, vocals
Phil Markowitz - piano
Jean-Louis Rassinfosse - bass
Jeff Brilllinger – drums

Tracklist:

1)     If I Should Lose You - 11:30
2)     Sad Walk - 15:14
3)     There Will Never Be Another You - 10:01
4)     But Not For Me - 12:10
5)     Love For Sale - 15:23
6) The Touch Of Your Lips - 15:18






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Credits:

Chet Baker 4tet

Live at Jazzhus Montmartre,
Copenhagen, Denmark
December 12, 1978


Private Recording

Chet Baker - trumpet, vocals
Phil Markowitz - piano
Jean-Louis Rassinfosse - bass
Jeff Brilllinger – drums

Tracklist:

1) Blue Room - 9:36
2) Just Friends - 13:00
3) The Touch Of Your Lips - 14:24
4) Love For Sale - 16:13
5) How Deep Is The Ocean - 16:37
6) Daybreak - 15:33
7) Down - 15:29
8) Oh, You Crazy Moon - 15:49
9) The Best Thing For You Is Me - 12:22
10) She Was Too Good To Me 17:19





venerdì 7 dicembre 2012

Chet Baker Quartet Live at Fossombrone _ July 14, 1984 _ new upload


Ho ripreso la compilazione della lista dei LIVE di Chet Baker mai pubblicati e non inclusi nella discografia ufficiale e, wOw, non ricordavo di averne raccolti così tanti!

vecchio Chet, lo ascolterei in continuazione…





lunedì 3 dicembre 2012

Basso Valdambrini Quintet_1959 _ New Upload


Un complesso omogeneo ed affiatato, i due leaders perfettamente a posto ed un’ottima ritmica colma di swing ed allo stesso tempo contenuta con una discrezione che ne rende ancor più apprezzabile l’apporto: questo in sintesi un giudizio definitivo sul microsolco.

Gianni Basso ed Oscar Valdambrini sono oggi veramente tra i migliori esponenti del jazz moderno italiano, e non da oggi soltanto: la loro carriera di jazzisti si svolge da molti anni sul filo della modestia e della coscienziosa preparazione. Anche la lunga consuetudine a suonare insieme – questo comprendersi istintivo, questo completarsi a vicenda – ha certamente il suo peso e si dimostra un coefficiente di importanza eccezionale, in quanto spiega l’altissimo standard raggiunto dal Quintetto, che è poi la formazione stabile con la quale Basso & Valdambrini si esibiscono abitualmente.

Ho avuto occasione di ascoltare recentemente, durante il primo soggiorno milanese di Chet Baker, questo complesso al circolo della Rinascente di Milano e ne ho tratto il convincimento di trovarmi di fronte a dei musicisti che avevano saputo trovare la loro via nel mare magnum del jazz moderno, musicisti che sapevano esattamente quello che volevano dire e lo dicevano con quella facilità e con quella chiarezza che è possibile solo a chi non ha più dubbi ed incertezze. La stessa atmosfera, la stessa certezza trovo in questo microsolco per il quale non saprei, né vorrei, usare il solito metro di giudizio: a che servirebbe infatti citare un titolo a preferenza di un altro, od un assolo od un arrangiamento od un solista? Tutti sono ugualmente bravi, tutti sono ugualmente meritevoli di un attento ascolto, tutti sono allo stesso modo e nella stessa misura necessari ed indispensabili l’uno all’altro; in fondo son tanto pochi i buoni musicisti di jazz in Italia che par quasi impossibile averne cinque tutti assieme in un medesimo complesso!

Il disco è quindi assolutamente raccomandabile e costituisce un documento di estrema importanza che fa il punto sulla situazione del jazz moderno oggi in Italia e ci induce a sperare in cose anche migliori per l’avvenire.

Recensione di Enzo Fresia
da Musica Jazz n°159, gennaio 1960