lunedì 3 dicembre 2012

Basso Valdambrini Quintet_1959 _ New Upload


Un complesso omogeneo ed affiatato, i due leaders perfettamente a posto ed un’ottima ritmica colma di swing ed allo stesso tempo contenuta con una discrezione che ne rende ancor più apprezzabile l’apporto: questo in sintesi un giudizio definitivo sul microsolco.

Gianni Basso ed Oscar Valdambrini sono oggi veramente tra i migliori esponenti del jazz moderno italiano, e non da oggi soltanto: la loro carriera di jazzisti si svolge da molti anni sul filo della modestia e della coscienziosa preparazione. Anche la lunga consuetudine a suonare insieme – questo comprendersi istintivo, questo completarsi a vicenda – ha certamente il suo peso e si dimostra un coefficiente di importanza eccezionale, in quanto spiega l’altissimo standard raggiunto dal Quintetto, che è poi la formazione stabile con la quale Basso & Valdambrini si esibiscono abitualmente.

Ho avuto occasione di ascoltare recentemente, durante il primo soggiorno milanese di Chet Baker, questo complesso al circolo della Rinascente di Milano e ne ho tratto il convincimento di trovarmi di fronte a dei musicisti che avevano saputo trovare la loro via nel mare magnum del jazz moderno, musicisti che sapevano esattamente quello che volevano dire e lo dicevano con quella facilità e con quella chiarezza che è possibile solo a chi non ha più dubbi ed incertezze. La stessa atmosfera, la stessa certezza trovo in questo microsolco per il quale non saprei, né vorrei, usare il solito metro di giudizio: a che servirebbe infatti citare un titolo a preferenza di un altro, od un assolo od un arrangiamento od un solista? Tutti sono ugualmente bravi, tutti sono ugualmente meritevoli di un attento ascolto, tutti sono allo stesso modo e nella stessa misura necessari ed indispensabili l’uno all’altro; in fondo son tanto pochi i buoni musicisti di jazz in Italia che par quasi impossibile averne cinque tutti assieme in un medesimo complesso!

Il disco è quindi assolutamente raccomandabile e costituisce un documento di estrema importanza che fa il punto sulla situazione del jazz moderno oggi in Italia e ci induce a sperare in cose anche migliori per l’avvenire.

Recensione di Enzo Fresia
da Musica Jazz n°159, gennaio 1960





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