Sì, è vero, vengo sempre meno su queste mie vecchie pagine ma le passioni richiedono risorse e tempo, lo sapete, tutte cose che la quotidianità fagocita ad una velocità sempre più impressionante, ma ci sto lavorando…
Ma bando alle ciance e alle tristezze, torno volentieri per annunciarvi che da qualche giorno la Storia della Philology di Paolo Piangiarelli è finalmente disponibile in versione Kindle o cartacea sulla nota piattaforma.
«Perché faccio dischi?
Perché io amo il Jazz da più di cinquant’anni e, dopo centinaia di concerti e migliaia di dischi ascoltati, ad un certo momento mi sono stancato del ruolo passivo di ascoltatore. Avevo sempre più spesso idee di possibili incontri tra diverse sonorità o di progetti originali, desideravo approfondire i songbook di determinati autori e cercavo chi aveva il coraggio di sfidare le consuetudini dei soliti standards che, peraltro io amo…
Tutte cose che mi sarebbe piaciuto ascoltare su disco, ma quei dischi non esistevano, non si trovavano sul mercato ed allora ho deciso di farli io quelli che avrei voluto che altri facessero per me, ma non li facevano, quei dischi mancavano, insomma…»
Con queste parole Paolo Piangiarelli esordì nella prima intervista che realizzai nel 2008. Da quel momento mi fu subito chiaro il coraggio e la passione di Paolo, studioso e vorace amante del Jazz, ben prima che produttore per la sua etichetta discografica e continuai a raccogliere i suoi pensieri e le sue intenzioni, fino alla fine.
Questo libro racconta la storia della sua etichetta Philology, nata nel 1987 a Macerata e che negli anni ha prodotto circa 600 dischi "esclusivamente" di Jazz. Il libro si apre con un breve saggio sul panorama discografico degli anni 1968/1989, che sono quelli che videro il jazz italiano diventare maturo, e si chiude con l'intero catalogo Philology, che documenta i tanti dischi di Chet Baker, Phil Woods, Lee Konitz, Tony Scott, Massimo Urbani e Renato Sellani, tra gli altri.
Le interviste a Enrico Rava, Tiziana Ghiglioni, Franco D’Andrea, Enrico Pieranunzi, Paolo Fresu, Fabrizio Bosso, Stefano Bollani e Massimo Manzi, anche loro presenti nel catalogo Philology, contribuiscono a tratteggiare il profilo dell’uomo dietro al registratore.
Le foto di Carlo Pieroni e le riproduzioni a colori delle Copertine dei LP delle etichette indipendenti specializzate, come la DIRE Records, la HORO, la Black Saint/Soul Note, la RED Record e la Splasc(H) Records, rendono il volume qualcosa che ancora mancava nella discografia del jazz italiano, ed è solo l’inizio…
Enjoy it!
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Photos by Carlo Pieroni
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