domenica 29 dicembre 2019

Sergio Fanni una Tromba lontana dalla ribalta



Sergio Fanni (Torino, 1930 – Milano, 2000) è un altro di quei musicisti che, nonostante abbia calcato migliaia di palcoscenici e prestato la sua voce a decine di dischi, è rimasto inspiegabilmente “lontano dalla ribalta”. Per quale vero motivo, forse, non lo comprenderemo mai, dal momento che sono quasi vent’anni che ha lasciato il palco della vita e che una sua intervista o un suo pensiero non è stato mai registrato dalle cronache del Jazz.


Ma, almeno in questo caso, potremmo escludere l’aspetto più commerciale della sua Musica come elemento di dimenticanza della critica e degli appassionati, perché, se non fosse per il primo dei pochissimi LP a suo nome, quel Una Tromba per l’Europa (1962) che era “inevitabilmente” leggero dal momento che i brani erano tratti da operette, canzoni popolari e colonne sonore dell’epoca, ed un paio di scivoloni in più di cinquant’anni di carriera (Mazzoletti racconta che nel 1942/43, appena tredicenne, fosse già in Tournée in Germania, con l’Orchestra di Mirador), come il disco con Eumir Deodato (1978) o quello con Ray Martino (1982), il torinese ha suonato da subito solo Jazz con la maiuscola ed in gruppi d’eccellenza, come l’Orchestra di Trovajoli (1956), il Quintetto di Eraldo Volonté (1957/60) o quello di Gil Cuppini (1960), fino ad arrivare sulle sponde del free con Giorgio Buratti (1963/64), l’Orchestra di Gaslini (1968) o il complesso di Enrico Intra (1972/74) o quello di Gaetano Liguori (1979) e pochissimi gruppi a suo nome. Eppure, alzino la mano quanti sarebbero in grado di riconoscere il suo suono robusto e personalissimo al primo ascolto…


Certo, essere quasi coetaneo di due geniali trombettisti quali Nunzio Rotondo (Roma, 1924) e Oscar Valdambrini (Torino, 1924), non deve aver facilitato le cose… «Nel 1947/48, la più bella sala da ballo di Torino era l’Augusteo e lì suonava l’Orchestra diretta dal pianista Canessa, con una tromba e quattro sassofoni, tra cui Attilio Donadio. I pretendenti al posto di tromba erano Nini Rosso e Sergio Fanni, ma vinsi io, forse perché suonavo anche il violino» [1]


Ed essere anche antagonisti del Quintetto italiano più famoso nel mondo non deve aver spianato la strada, tanto più se la musica che li differenziava in quegli anni era la più lontana dalla bella melodia tanto amata nel Belpaese… «Mentre Basso & Valdambrini s’ispiravano ai musicisti della West Coast, Fanni e Volonté erano decisamente influenzati dai musicisti post-bop. Anche il repertorio parlava chiaro: Fanni e Volonté eseguivano temi come Moanin’ di Bobby Timmons, Walkin’ di Miles, Nica’s Dream di Horace Silver, mentre Basso & Valdambrini canzoni del grande repertorio americano e temi originali»[2]

Poi, indubbiamente, ci può stare la capacità personale di fare relazione o, meglio, marketing di sé stesso «erano due formazioni basate su concezioni musicali molto diverse ma altrettanto valide. E le incisioni lo dimostrano. Fanni era una eccellente tromba, che non ebbe, forse a causa di problemi caratteriali, il successo che invece ottenne Valdambrini» dice chi lo conosceva da vicino.[3]


O anche il fatto di aver cercato una via al sostentamento economico sicura, entrando prima nell’Orchestra RAI (1956) e svolgendo poi attività didattica (1977) - pratica comune, tra l’altro, a molti musicisti ancora oggi - potrebbe aver influito sul suo successo, ma non avrebbe dovuto pesare sulla sua Arte «in Piemonte c’erano jazzisti fortissimi. Appartenevano alla generazione precedente, cioè avevano una decina d’anni più di me. Parlo di Valdambrini & Basso, o Sergio Fanni e Leandro Prete, ma erano fuori dalla nostra portata. Erano “professionisti” ed erano quasi tutti intruppati nelle varie orchestre della RAI, dove guadagnavano bene»[4]

Tempo fa mi ero addirittura “intrippato” in una ricerca su Google, ma questa storia ve l’ho già raccontata qui, fatto sta’ che Sergio Fanni resta, come si usa dire, un “Musician's Musicians” ed i suoi dischi [pochi] dei rari “Collectors' Items” e mi fa rabbia vedere che non esista nemmeno una seria discografia a suo nome, cosa che, ovviamente, inizierò a compilare subito dopo aver pubblicato questo post.


HARD SUITE
Label: Carosello
Serie: Jazz from Italy
Catalog#: CLE 21017
Format: LP

Country: Italy
Milan, 1975

Sergio Fanni (flgh),
Leandro Prete (tenor sax),
Sante Palumbo (comp., p., el. p.)
Carlo Milano (el. bass),
Giancarlo Pillot (drums),
Roberto Haliffi (percussion)



Tracklist:


A1. Dawn/Suffer - 9:24
A2. Plan - 10:17




B1. Drive Waltz - 9:56
B2. Shade - 9:40





[1] Oscar Valdambrini in “Il Jazz in Italia – Dalle Swing agli anni Sessanta” di Adriano Mazzoletti, EDT 2010
[2] Adriano Mazzoletti si riferisce al Quintetto che nel 1960 vinse la Coppa del Jazz (Gil Cuppini, Sergio Fanni, Eraldo Volonté, Ettore Righello e Giorgio Buratti)
[3] Gil Cuppini, intervista di Adriano Mazzoletti in “Il Jazz in Italia” [cit.]
[4] Enrico Rava in “Incontri con musicisti straordinari”, Feltrinelli 2010

10 commenti:

  1. grazie per il re-up sei un mito.....

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  2. Ho ri trovato il blog solo oggi
    bentornato, un grande abbraccio

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  3. Sergio Fanni aveva suonato col quartetto Juke Box nell'estate 1965 al Branca di Milanao dove io ero la cantante solista. Bravissimo e indimenticabile.

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  4. glad to find this obscure trumpeter, thanks

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  5. Grazie per questa meraviglia che profuma di gioia e libertà!

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  6. Si possono ascoltare diversi brani inediti con Sergio Fanni su YouTube cercando Giorgio Buratti.

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  7. Sonostato suo allievo alla scuola jazz di Parma persona eccezionale e generosa mi regalo una tromba e mi insegnò come suona un professionista Sergio non ti dimenticherò mai

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  8. Ho una sua intervista in un inserto di musica jazz di fine anni '80

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  9. Ho conosciuto Sergio Fanni come allievo a Parma e poi Milano. Oltre alla sua grande professionalità e bravura ricordo la sua gentilezza. Una gran bella persona. Sergio Fanni sei sempre presente nei miei ricordi.

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