sabato 29 luglio 2017

Gabbiani a Centocelle


Carlo aveva smesso di crederci all'improvviso.
Per molti aveva mollato troppo presto, secondo lui, invece, aveva aspettato pure troppo. Non sapeva dire bene quando era successo, ma era certo che fu come se qualcuno, in un preciso istante, avesse spento la luce con un click.

Da quel momento una sensazione di serenità lo aveva avvolto nelle sue calde braccia ed ora lui dormiva lunghi sonni senza sogni.


In realtà, se solo avesse voluto, avrebbe ritrovato quel momento in cui tutto si era affievolito semplicemente risalendo la corrente della sua memoria. Se solo avesse voluto, avrebbe potuto rivivere quel giorno in cui aveva smarrito il gusto del sogno, quell'attimo nel quale la fantasia più profonda si era palesata davanti ai suoi occhi, trasformata in semplice realtà.

Poteva essere successo quando Rita, una cara amica di famiglia che lo accudiva quando i suoi erano al lavoro in città, gli aveva succhiato via la fanciullesca adolescenza in un afoso pomeriggio a Torvajanica? Oppure quando aveva iniziato a rubare di nascosto le Mildesorte della madre, nascondendone ogni giorno un paio all'interno della plafoniera dell'ascensore?

Probabilmente contava anche quella volta che gli spaccarono la testa a catenate perché voleva difendere una ragazzina del suo quartiere da tre coatti più grandi di lui, oppure, su tutte, quella volta che aveva capito che l'impegno dei suoi compagni si era trasformato in un passatempo alternativo, dove miliardi di parole in politichese non descrivevano neanche lontanamente gli sguardi dei contadini dell'alto Lazio.


Insomma, di motivi per analizzare la sua nuova condizione ce n'erano, eccome, ma da tempo non si poneva più domande e invece preferiva passare i pomeriggi a sorseggiare lentamente un bicchiere di vermentino, guardando nel cielo l'evoluzioni dei gabbiani sopra il campanile della chiesa.

Lo affascinavano i gabbiani, con quel loro modo di volare riuniti in gruppo e con quelle lunghe soste solitarie sulle cime dei campanili, con quella sfida continua alla forza di gravità che cercava di impedire al loro grosso corpo primitivo di starsene liberi nell'aria del domani, con quelle emissioni di suoni che privilegiavano la sostanza armonica anziché la forma melodica, con quel loro apparire anomalo, lontani dal mare eppure così a proprio agio nel contesto.


Ma come fanno... pensava Carlo, che non si era mai riuscito a dare una risposta, proprio come quando pensava al perché non comprendeva più i suoi simili, che costituivano fragili gruppi momentanei, che privilegiavano il suono delle parole anziché la forza dei loro contenuti, che non sapevano più godersi un momento di piacere seduti nel bel mezzo della loro solitudine e che anzi giravano in continuazione intorno al proprio io, stordendolo di parole fasulle, riempiendo i silenzi di richieste di amicizie fittizie, mostrando fotografie impalpabili che prendevano il posto del loro reale profilo.


Era stanco, e si smarriva pensando da quanto tempo tutto questo andava avanti.

Ricordava con piacere quei momenti in cui assistiva i suoi mattacchioni, quelli che gli altri chiamavano freddamente "i diversamente abili", perché a dire matti si mancava di rispetto, quando riusciva a parlare con un semplice sguardo, quando sentiva vibrare la comunicazione più profonda nei pochi segni scarabocchiati su un foglio a quadretti, quando percepiva, in maniera concreta più che mai, l'affetto e le mille parole di solidarietà espresse in uno scomposto abbraccio, in un rivolo di bava che nascondeva un sorriso aperto.
Ora solo il silenzio, circondato da fantocci vivi che non pensano alla morte, assediato da cadaveri ambulanti che non sanno cos'è la vita.

Ma perché ci stò pensando adesso, si domandava, e poi che cazzo ci fanno i gabbiani a Centocelle?


Il flusso dei suoi pensieri si interruppe quando si avvicinò la ragazza del bar, che con uno straccetto in mano gli disse che stavano chiudendo.
Mentre lei strofinava per bene il tavolino al quale Carlo era seduto, un seno quasi gli uscì dalla striminzita canottiera, ma lui non lo degnò di attenzione, perché era attratto da quei pochi peli che le intravedeva sotto le ascelle.

Erano anni che non vedeva un ciuffetto di peli addosso ad una ragazza, e si alzò sereno, con una sensazione di condivisione intima e privata, ricca di tanta naturalezza. Si sentiva vivo come una bestia selvaggia, scovava la vita vera che si nascondeva negli anfratti del quotidiano e, come un segugio dell'anima, percepiva nell'aria la trasformazione, in atto.


Quando arrivò a casa non mangiò nulla, non dedicò la solita mezz'ora all'igiene dei suoi denti e si buttò sul letto esausto.
Aveva il cuore stanco Carlo, braccato dall'altra metà di se stesso ed in quella tempesta emozionale,  i suoi denti neanche li sentiva.


Cadde in un sonno profondo, e sognò che correva in un viale alberato, e più andava avanti e più diventava piccolo e correva così veloce che, anche se non aveva preso il volo, una sensazione di leggerezza lo avvolgeva.
Dopo aver saltato, senza alcuna fatica, buche insidiose, falsi ponti levatoi e meschini trabocchetti, si trovò davanti ad una porta semplice e maestosa, che sopra aveva iscritto "Cor Magis Tibi Siena Pandit".
Fece qualche altro passo, con l'eco di quella frase che gli risuonava nella testa, fino ad arrivare ad una fortezza, che brillava di luce propria nella sua semplice imponenza, che avrebbe potuto incutere timore se fosse stata osservata con gli occhi di uno stolto ma che ai suoi occhi, tornati puri e bambini, appariva come un'accogliente ventre materno.

Appena mise un piede dentro, si svegliò.


Aprì un poco gli occhi, restando immobile per cercare di far risalire almeno l'eco di quel sogno ma trovò solo la sua prepotente erezione e si masturbò.


Appena in piedi non sentì alcun'altro bisogno.
Sotto la doccia raccolse i pensieri e subito dopo vendette la sua casa, donò i suoi dischi, inviò un fiore reciso alla sua donna, non avvisò al lavoro, comprò un biglietto di sola andata e partì.

Nessuno da allora li vide più...



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Tutte le immagini sono di
Antonio Ligabue 1899 - 1965

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