lunedì 12 novembre 2012

Amazing Recordings _ alla ricerca dei Franco Ferguson perduti


“Anche per me che ho vissuto mille vite, che ho visto oceani piangere e città impazzire, macchine urlare e legni piegarsi; nonostante conosca come un fratello il sapore del miglior Kaval mai distillato e saprei salutare in dialetto Ainu un qualsiasi abitante di Hokkaidò; benché abbia conversato con campioni del mondo di Cheese Rolling e visto uomini tremare nel corso di un Royal Shrovetide Football; nonostante tutto questo, trovarmi qui a quest’ora, solo, in una macchina parcheggiata di fronte ad un locale chiuso, in una deserta Via Fanfulla da Lodi, ad ascoltare questo disco, mi commuove di passione…”


Con queste parole, Mr Franco Ferguson in persona salutava l’uscita del CD Amazing Recordings, in una fredda notte romana d’inizio 2011, circa un anno e mezzo dopo la nascita del Collettivo dei forieri che indossavano, orgogliosi, il suo nome.
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Come più volte dichiarato dallo stesso Franco Ferguson, anche attraverso l’eco instancabile del prode Folco Steiner, il collettivo è formato da musicisti/e che condividono un approccio critico, creativo e non ortodosso al jazz ed alle musiche ad esso correlate.  Il collettivo si propone di valorizzare e connettere tra loro tutti/e coloro che si muovono in questo ambito. Coinvolgere il maggior numero di musicisti/e in una visione collettiva e cooperativa della musica,dove l'artista si senta parte di un «movimento» e non «singolo tra singoli»
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Se dovessimo pensare ad un Roman Jazz Renaissance del secondo millennio, dopo anni, che son sembrati secoli, in cui il jazz veniva relegato ai grandi eventi incravattati dell’Auditorium o allo scantinato destrorso con consumazione obbligatoria dell’Alexanderplatz, prendendo appena un po’ d’aria nei programmi della Casa del Jazz diretta da Linzi, beh, davanti al signor FrancoF dovremmo toglierci il cappello e per locali come il Fanfulla 101, il Rialto o il Valle occupato, dovremmo fare la fila all’ingresso.
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E se oggi accogliamo (in pochi…) con entusiasmo (sempre più raro…) dischi come “Mansarda”, “If Not - Omaggio a Mario Schiano”, “Jacques Lacan, a true musical story”, “Uomini di Terra”, “Ragh Potato” o “Baap-Sweet dreams, Baby!” è sempre lui che dovremmo ringraziare, mister FFFerguson in person che, se non li ha prodotti, certo li ha guidati, perché Franco Ferguson è il nostro mentore, faro luminoso e luminare, nonché guru e sciamano, luce perpetua che ci indica il cammino nella valle oscura e tenebrosa e, all’occorrenza, anche l’interruttore della luce nei bagni del locale.
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È curioso notare come sul finire del 2010, appena qualche mese dopo che Franco Ferguson fosse riuscito a manifestarsi in uno dei luoghi istituzionali del jazz capitolino, il direttore corrente fu defenestrato e sostituito dall’anziano cavaliere nero...


Il nuovo venuto, dal passato remoto, giurò ovvia continuità, spazio e vitalità ai giovin virgulti del reame e, contemporaneamente, chiuse ogni accesso al Castello del Jazz, specialmente a quelli che avevano valorizzato un orizzontale rapporto musica/pubblico/spazio/creatività, riportando d’incanto il suo regno nel tradizionale distacco palco/platea verticale d’antan.
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Ma Franco Ferguson non si è lasciato abbattere, n0o, non è nel suo stile, che è in perfetto Kirk Douglas!
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Anzi, Mr eFFeeFFe ha tentato di assemblare nuove forme, ha trasdotto attuali suoni prima intraducibili, ha esplorato intatte terre incontaminate dai steccati e, se non ha conquistato ulteriori territori nella contea degli Ahò, è sicuramente avanzato nei nostri cuori, auto-spargendosi in mille venti, e facendoci dono, come un’audace paladino errante e benigno, della coscienza e del principio della memoria immunitaria, per reagire così a tutte le sostanza estranee dal noi.
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A noi resta solamente il dovere di continuare a somministrarci la dose di reagente libertà e, trepidamente, sciogliere le trecce ed aspettarne il ritorno.
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- Untitled 1-2: Alberto Popolla (cl), Alessandro Salerno (g), Francesco Lo Cascio (vibes), Mario Paliano (drums);
- Untitled 3-4: Henry Cook (alto sax, fl), Francesco Lo Cascio (vibes), Giacomo Ancillotto (g), Roberto Raciti (bass), Francesco Cusa (drums), Marta Raviglia (voice);
- Untitled 5-6: Tony Cattano (trbn), Andrea Moriconi (g), Pino Sallusti (bass), Maurizio Chiavaro (drums);
- Untitled 7-8: Pasquale Innarella (alto sax), Silvia Bolognesi (bass), Gulio Maschio (drums);
- Untitled 9-10: Sandro Satta (alto sax), Antonio Jasevoli (g), Roberto Raciti (bass), Roberto Altamura (drums);
- Untitled 11-12: Marco Francescangeli (alto sax), Ezio Peccheneda (g), Francesco Lo Cascio (vibes).
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- Untitled 13-14-15: Henry Cook (alto sax, fl), Pino Sallusti, Roberto Altamura (drums);
- Untitled 16: Marco Bonini (g), Franz Rosati (elet), Daniele De Santis (drums);
- Untitled 17-18: Antonello Sorrentino, Angelo Olivieri (tps), Pasquale Innarella (french horn), Tony Cattano (trbn), Luca Corrado (tuba);
- Untitled 19: Romano Pratesi (tenor sax), Francesco Lo Cascio (vibes), Lillo Quaratino (bass), Claudio Sbrolli (drums);
- Untitled 20: Mauro Guidi (alto sax), Andrea Araceli (p), Lillo Quaratino (bass), Ermanno Baron (drums);
- Untitled 21: Angelo Olivieri (tp), Gino Maria Boschi (g), Roberto Raciti (bass), Ettore Fioravanti (drums).


2 commenti:

  1. Complimenti, gran bel blog, vienimi a trovare anch'io scrivo, ogni tanto di jazz qui. http://musicamassy.myblog.it

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  2. Anche se "milanese" di adozione conosco la realtà FrancoFerguson, ho avuto anche modo di esibirmi al Fanfulla101, e di chiacchierare amabilmente con quella splendida persona che si fa chiamare "Poppy", al secolo Saro Lanucara. Nella mia malinconica città queste cose ce le sogniamo, che invidia.
    Se a Roma si stanno creando situazioni e spazi per la musica non allineata e - meno male - una nuova generazione di musicisti non allineati buona parte del merito va a questa straordinaria iniziativa.

    ROBERTO DEL PIANO

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