lunedì 23 aprile 2012

Chet Baker 4tet _ Live at the Subway Club Cologne _ 22 March, 1980 _ 2nd Set


Nel 1979 Chet Baker conosce sia Nicola Stilo, con il quale registra in ottobre a Zurigo un album che porta il titolo di Just Friends, che Riccardo Del Fra, che sul finire di quell’anno registra con lui a Roma “Soft Journey”.
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Per tutto il ’79 Chet aveva viaggiato ininterrottamente, come suo solito, tra la Germania, l’Austria, la Francia e l’Italia. Tra giugno ed ottobre, lo troviamo spesso a Copenaghen dove incide, con Doug Raney alla chitarra ed il magnifico Niels-Henning Ørsted Pedersen al contrabbasso, alcuni dei più bei dischi della sua “rinascita”, quelli licenziati con un ottima qualità sonora dalla SteepleChase.
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Nel 1980, la sua discografia ufficiale riporta solo un paio di dischi registrati in studio, il primo a nome di Ron Carter (Patrao – Milestone M9099), inciso negli studi del mitico Rudy Van Gelder in New Jersey a metà maggio ed il secondo in collaborazione con The Boto Brazilian Quartet (Salsamba – Musica MUS3033, ristampato dalla Dreyfus), registrato a metà luglio. Inoltre Baker riprende il lavoro iniziato il 4 dicembre dell’anno precedente, interrotto per una sua influenza a quanto pare, e termina le registrazioni con Enrico Pieranunzi allo studio Emmequattro di Roma, che daranno alla luce il già citato “Soft Journey” con Maurizio Giammarco, Roberto Gatto e Dal Fra, appunto, a completare il quintetto.
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Due dischi ed un paio di tracce in un anno, non fotografano assolutamente la vera energia musicale di Baker, né il suo spasmodico girovagare né, tantomeno, la sua modalità espressiva. Per fortuna troviamo diversi live registrati, più o meno legalmente, che ci fanno conoscere, ancora oggi, più aspetti di quell’annata ed ulteriori dettagli della poetica del trombettista di Yale.
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Il 22 Marzo 1980 Chet Baker è ingaggiato al Subway Club di Colonia, dove suona tre lunghi set che saranno poi pubblicati dalla Circle Records, in compagnia Nicola Stilo al flauto e Riccardo Del Fra al basso, più Dennis Luxion, pianista di Spingfield (Illinois), che aveva conosciuto per la prima volta a Bruxelles, nel febbraio dello stesso anno, quando suonò con l’altoista belga Steve Houben ed il giovanissimo Bill Frisell alla chitarra, incontro documentato in una rara registrazione
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La scaletta di quella gig fa riemergere antiche tracce del lontano passato di Chet, rese inesorabilmente fragili dallo scorrere del tempo, imprevedibilmente nuove dalla riconquistata centralità sul palcoscenico del jazz, incredibilmente allungate in un magico loop che trasfigura sintetica narcolessia in romantica trance e che apriranno la strada ad alcuni nuovi classici che subentreranno nel repertorio degli ultimi dieci anni di Chet Baker.
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Nel primo set, dopo una breve presentazione dello stesso Baker, il basso di Del Fra scandisce una “No Ties” di Russ Freeman, quasi 27 minuti in medium tempo.
La prima ed unica versione di questa traccia era stata registrata da Baker ventisei anni prima a Los Angeles, con l’autore al pianoforte e, oltre a questa registrata al Subway Club, secondo la dettagliatissima discografia compilata da Thorbjørn Sjøgren, esiste solo un’altra versione incisa nello stesso anno al Club Le Dreher di Parigi e pubblicata dalla WEST WIND sul CD “Tune Up” – Chet Baker in Paris (WW2037). 
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La ballad “In Your Own Sweet Way”, scritta da Dave Brubeck nel ’55 e da lui incisa l’anno dopo nell’album in solo “Brubeck plays Brubeck”, era stata suonata da Chet Baker per la prima volta nel 1962, in una trasmissione della BRT (Belgische Radio en Televisie) e successivamente pubblicata dalla West Wind in un controverso CD intitolato “Stella by Starlight” (WW2033) che è stato stampato (e ristampato) con le note di copertina spesso sbagliate. Poi, sembrava essere sparita dalla memoria di Chet, fino al suo riapparire nel 1979, in quel “Someday My Prince Will Come”, registrato in trio al Montmartre di Copenhagen e, dopo questa serata al Subway, praticamente non uscirà più dal repertorio.
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Nonostante l’attacco incerto ed i tanti soffi che Baker non riesce a convogliare nell’imboccatura, questa traccia possiede sempre un fascino particolare per me, qualcosa di familiare e sfuggente impregna le versioni di Chet e, nonostante quel suo modo dolce di suonarla, io trovo sempre un’impalpabile malinconia dietro a quelle note, che lo accompagneranno fino a quello che è ritenuto il suo ultimo concerto, registrato ad Hannover con la NDR Big Band il 28 aprile del 1988, un paio di settimane prima della sua scomparsa.
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La terza ed ultima traccia del primo set è “Old Devil Moon”, tratta dal musical “Finian’s Rainbow” del 1947, dal quale è stato tratto un film conosciuto in Italia con il titolo “Sulle Ali dell’Arcobaleno”.
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Baker fece sua per la prima volta questa popular song nel lontano 1958, inserendola nell’album “It Could Happen to You” e poi l’abbandonò fino al 1980, quando la riprese in questo live registrato in un giorno di primavera a Colonia. Se nella prima versione le percussioni di Dannie Richmond creano un tappeto latin sul quale la voce cool del giovane Chet si stacca in medium bounce in una trascinante versione, quasi felice, intervallata da un breve, quanto interessante assolo di Kenny Drew al pianoforte, nella sua seconda vita, la Old Devil Moon di questo piccolo club tedesco, viene interpretata da Baker esclusivamente alla tromba, inizialmente come se cantasse e, dopo appena un minuto in cui riaffiora l’originaria melodia, si svela più tirata e pungente, con un fraseggio tendente al fast tempo e con un’inventiva mai stanca per tutta la durata del pezzo, anche in questo caso più di sedici minuti.
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Spesso si è detto che le droghe condizionassero le tante versioni delle stesse canzoni che Chet Baker amava suonare, ma io penso che fossero i piccoli accadimenti della vita a cambiarle ogni volta, così come condiziona tutti il cielo rosso di un lento tramonto romano, una ricca colazione in uno dei più lussuosi hotel di Amsterdam o una lunga attesa nella Arthur Avenue in un pomeriggio piovoso.
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Il secondo set di questo live, è stato pubblicato in un LP che contiene solo due tracce, ognuna della durata di oltre venti minuti.

Qui, per la prima volta Chet incide Doodlin’, scritta da Horace Silver e tratta da un classico album di hard-bop registrato alla fine del 1954, una pagina apparentemente semplice che Baker suonò copiosamente dal vivo almeno fino al 1985, anche se è stata incisa solo una seconda, breve versione, in “Chet’s Choice”, registrato in Olanda e pubblicato dalla Criss Cross (1016).
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Di Just Friends che dire, oltreché è un altro esempio di come il jazz abbia saputo scegliere tra i tanti brani della popular music e rinnovarli all’infinito?
La prima versione incisa da Chet Baker risale al Marzo 1955, registrata in quartetto a Los Angeles con Russ Freeman, ma si contano più di settanta versioni nella sua discografia ed è il migliore banco di prova del talento di Baker nell’esibizione scat. Just Friends è così familiare al trombettista, come lo sono My Funny Valentine, There Will Never Be Another You o But Not For Me, che sorprende ogni qual volta che Chet riesce a creare anche solo una sequenza nuova su un tema cosi conosciuto, scritto negli anni Trenta, e che frequenterà fino alla fine dei suoi giorni.
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Buon ascolto!



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Credits:

Chet Baker Quartet
Live at the Subway Club
"Just Friends"
_ 2nd Set _

Label: CIRCLE Records
Catalog #: RK 22380/27
Country: West Germany
Format: LP

Recorded at Subway Club,
in Cologne 1980, March 22

Chet Baker (tp),
Dennis Luxion (p),
Nicola Stilo (fl),
Riccardo Del Fra (bass)
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Tracklisting:

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Doodlin’ (H. Silver) – 22:35
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mediafire
Side Two
easybytez 
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Just Friends (J. Klenner - S. M. Lewis) – 24:36



3 commenti:

  1. Sbaglio o su "Doodlin" quasi alla fine del pezzo si sente qualcuno (Chet?) che parla in italiano dicendo "non ho piu' voglia di suonare"?

    Sicuri che sia stato registrato in Germania?

    A.

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  2. Nessuno sbaglio, caro A, è proprio Chet che con il suo tono infantile e strascicato dice "no, non voglio suonare più...".

    Ora, è vero che in una carriera così lunga e "disorganizzata" diversi refusi costellano la sua discografia, come quello della paternità di Down, riportato erroneamente come pezzo di Kenny Dorham sia sul disco omonimo della CIRCLE che sul live at Ronnie Scott's del 6 giugno 1986, ma c'è dell'altro, come il Night Bird (bellissimo, tra l'altro) inciso live al Hot House di Oslo nell'agosto del 1983 (CB The Improviser_Cadence CJR 1019), che viene attribuito ad Hal Galper, anzichè a Enrico Pieranunzi, come ci è stato fatto notare nell'altro commento.
    C'è addirittura il dubbio su un intero disco, raro e particolare (Deep in a Dream of You _ Heart Not HN008), di cui le note di copertina riportano la data del 1976 ed il Music Inn come luogo di registrazione ma di questo vi parlerò un'altra volta.

    Ma torniamo a Doodlin, ed a quella frase di Baker in italiano. Io non credo che, in questo caso, il dubbio sia se siamo in Germania o meno, innanzitutto perchè vicino a Baker ci sono due musicisti italiani, e questo potrebbe spiegare perchè Chet si esprime in italiano, e poi perchè questi concerti, anche se rari, sono oramai storicizzati.

    In questo caso, anzi, la ripresa dal vivo ci mostra la modalità di leadership di Baker, da tutti dipinto come "tirannico" sul palco (ne sanno qualcosa i batteristi) e come uno dei più preparati nella scelta dei brani, che poteva pescare nella sua vastissima memoria esperienziale, di solito, senza presentarli prima e senza chiamare la tonalità scelta.

    Quì, intanto siamo a 20:04 del pezzo, l'assolo di Chet è iniziato praticamente subito, prima dei 3" e, a parte una pausa verso gli 8" in cui si blocca per soffiare via la saliva dalla sua tromba, va avanti fino ai 14" scarsi, cioè undici minuti filati, dopo di che lascia la mano a Luxion che, nuovamente, cede il turno a Del Fra intorno ai 19", ed è proprio durante l'assolo del contrabbassista romano che si sente Chet che dice "no, non voglio suonare più...".
    Non dimentichiamoci che siamo a metà del secondo set, che nel primo Chet ha suonato un assolo di 14" sul "No Ties" di Freeman, oltre alle altre due tracce e che vicino a lui c'è Nicola Stilo, suo fidato compagno in quegli anni che, probabilmente, chiede a Baker se vuole rientrare in assolo o se intende invece chiudere il pezzo. Se ascoltate attentamente, si sentono anche alcuni sospiri e/o aggiustamenti di gola nello stesso frangente, che hanno un tono che potrebbe essere attribuito a Chet Baker . Poi, sui 21" possiamo sentire Stilo che prova ad entrare col suo flauto sul solo del basso che è andato avanti, lascia perdere praticamente subito, Del Fra se ne accorge, probabilmente guarda Chet Baker, porta a termine la sua improvvisazione e, prima dei 22" Chet riprende il tema, seguito da tutti.
    La traccia si chiude poi sui 22:35.

    Ecco, è questo che mi piace fare quando ascolto veramente un disco, immaginare una storia, ricercare i dettagli per poi godermi l'insieme.
    A questo dovrebbe servire il lavoro di ricerca ed organizzazione delle tracce sonore e, comunque, sono questi i commenti che mi aiutano ad essere curioso e mi spingono ad approfondire la mia passione e condividerla con voi.

    stay tuned!

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  3. bellissima idea, complimenti. ma non riesco più a entrare nei files di rapidshare. Quando clicco su Part 1 o altro dice che non è più permesso. perché? sono solo riuscito a sentire qualche brano dei 3 concerti (i due del 78 e quello dell'84)
    Potete ripristinarlo?
    Grazie saluti
    Paolo

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