«La
geniale concezione musicale di Renato Geremia, andava al di là di qualsiasi
genere ed è probabilmente il motivo per cui è sempre rimasto ai margini di un
mercato che richiede invece prima di tutto ripetizione e fedeltà alle regole»
È
più o meno con queste parole che Francesco Martinelli apriva il ricordo di Geremia,
all’indomani di quel 31 ottobre 2011 che segnò la su scomparsa ed è, più o
meno, il ritratto più esaustivo e sintetico che si poteva realizzare di uno dei
più insoliti musicisti apparsi sul territorio italiano.
Renato
Geremia, oltre che per il suo fantasioso lessico musicale, potrebbe essere
definito “L’uomo Orchestra” del jazz moderno italiano, in quanto il suo
multistrumentismo non si realizzava esclusivamente nella stessa famiglia di strumenti,
ma ricercava in diversi settori che, apparentemente, non avevano alcuna
parentela. Suonava infatti il violino, il sax tenore, il soprano, il flauto, il
sax alto, il clarinetto ed il pianoforte con la stessa competenza e non avrebbe
mai potuto sceglierne uno, a discapito delle altre infinite possibilità, senza
provare una vera sofferenza, come raccontò a Marcello Lorrai che lo intervistò
per il libro dedicato alla Italian Instabile Orchestra1:
«Passando davanti a un negozio di musica in una
strada di Venezia, per combinazione più di una volta mi accadde di sentirne
uscire la musica di un altista, che mi colpì molto. Chiesi al proprietario chi
fosse, e mi rispose che era un certo Charlie Parker. Sempre per fatalità, in
quel periodo capitò che mi regalassero un vecchio sassofono. Così a quindici
anni cominciai a fare bebop che portavo ancora i pantaloni corti. Avevo già
cominciato con la musica classica, e più tardi, verso i vent'anni, al
conservatorio, Bruno Maderna, che sapeva che suonavo il sax, mi coinvolse nella
registrazione della musica di un film che aveva composto: Maderna amava il
jazz, lo sentiva in sintonia con quello che faceva, gli piaceva la diversità
del jazz dall'accademismo. Forse perchè sono dei Gemelli, ma esplorare cose
nuove è qualcosa che ho sempre sentito come una necessità, come qualcosa di
profetico, e continuo ad avvertirlo quasi come un destino anche alla mia età.
Così per me è stato naturale entrare in contatto con la dodecafonia, e poi ho
trovato istintivamente una continuità fra il bebop e il free degli anni
Settanta. Per conto mio, a casa, mi ingegnavo già a fare delle sperimentazioni,
e sentivo un desiderio di esplodere che però non potevo soddisfare, perché non
avevo le persone giuste che occorrono per fare certe cose innovative: suonavo
standard, una cosa che mi piace moltissimo, ma avevo bisogno di fare
dell'altro, sentivo un'evoluzione che doveva arrivare. Del resto a volte mi
succede di suonare con dei musicisti che non conosco, però è come se li avessi
già conosciuti, come se ci fosse un contatto medianico. Poi finalmente nel '74
ho avuto l'occasione della musica improvvisata con l'O.M.C.I.
All'inizio, quando nell'Instabile suonavo solo il
violino, mi sentivo a disagio, perché ho l'esigenza di usare timbri diversi, ma
adesso nell'orchestra suono anche il sax, il clarinetto... Mi pesa portarmi
dietro tanta roba, ma se poi mi manca la sonorità di uno dei miei strumenti è
una vera sofferenza. »
Renato
Geremia, nato a Torino il 14 giugno 1930 ma veneziano d’adozione, è sempre
stato un nome defilato nella storia del jazz, anche se le cronache del jazz
riportano il suo nome già dal lontano 19512, dove veniva paragonato
per il fraseggio a Dexter Gordon, e nel 19553 Franco Fayenz lo
definì «…sincero, comunicativo, brillante
e dalla fantasia sbrigliata, alto di tono, il più “negro” insomma! [sic!]»,
forse per la difficoltà della nostra critica d’inquadrare in un’etichetta certa
la sua Arte o anche per il suo essere «uomo di estrema sensibilità, di grande
gentilezza e di modestia addirittura eccessiva. Tratti umani che, così come il
legame con la stagione del free, non erano certo i requisiti ideali per stare
sotto i riflettori sulla scena del jazz italiano.», come ci ricorda
appunto M. Lorrai.
Nonostante
le scritture importanti, e sempre trasversali ai generi, come quelle con Django
Reinhardt, Kid Ory, Armando Trovajoli e
Bruno Maderna, tra le altre, Geremia ha inciso pochissimo a suo nome e solo a
partire dagli anni Settanta, periodo sinonimo di una seconda giovinezza.
Tra
i suoi gruppi è doveroso menzionare l’Organico di Musica Creativa e
Improvvisata (O.M.C.I.), formato con il batterista Tony Rusconi ed il contrabbassista Mauro
Periotto, quando Renato Geremia era ormai un professionista avviato. Il trio è
stato attivo dal 1975 al 1980 ed ha lasciato tre LP, tutti incisi per
l’etichetta cooperativa “L’Orchestra”
ed un CD postumo con le registrazioni complete del concerto alla Statale di
Milano del 1975 [Splasc(H) Records CDH 511.2 – 1998]
Qualche
tempo fa Riccardo, uno dei compagni d’avventura di Inconstant Sol, uno dei blog più
curiosi ed attenti del panorama, ha messo in condivisione il primo album, quel
“Contro”
del ’75 che è una dichiarazione d’intenti già dal titolo. “Free Rococò”, che
trovate in fondo a questo post è stato registrato alla fine del 1976 e precede
il terzo e ultimo lavoro documentato del Organico, “Happy Days” del novembre
1978.
L’anno
successivo c’è l’incontro tra Renato Geremia con la musica creativa europea,
rappresentato dal live al Castello di Soncino nella versione “italiana” della ICP Orchestra, con Misha Mengelberg e
Han Bennink dei soci fondatori, accompagnati da una folta compagine italiana
tra cui ricordo Enrico Rava, Schiaffini, Trovesi e Baldo Maestri.
Da quel momento in poi, sarà naturale
trovarlo in altre memorabili partecipazioni, come quelle de “IConcerti di un Certo Discorso”, che vedono eccellenti solisti del jazz
accompagnati dalla Big Band della RAI.
Di
conseguenza si aprono collaborazioni affini, come quella con Mario Schiano,
Guido Mazzon, Schiaffini, Rusconi e Bruno Tommaso, documentata nel 1986
sull’album “TheUnrepetant Ones” e quella con l’Italian Instabile Orchestra ed i gruppi
satelliti che ne nasceranno.
Gli
ultimi anni registrano le tracce indelebili di Renato Geremia in compagnia di
Michel Godard e Tiziano Tononi (The Multiphonics Tuba Trio _ Tre cose Splasc(H)
Records CDH 635.2 – 1998), con la Nexus
Orchestra in «quell’omaggio ai vent'anni del gruppo (allargato a dismisura a ricomprendere
vecchi e nuovi componenti)» [E. Bettinello] che è Seize
the Time! (Splasc(h) Records – CDH 841/842.2 – 2002), fino all’ultimo scoppiettante duo con Tony Rusconi
(Attenti a quei due - 2008 & Live at S.A.S.S. - 2009, entrambi distribuiti da Rusconi stesso)
“La musica è fatta di aggressività e di
sentimento” dice Renato Geremia al giovane Livio Minafra che lo intervista a Parigi, durante la partecipazione della Instabile Orchestra al
Banlieues Bleues Festival del 2003. Cos'altro aggiungere...
1 Italian
Instabile Orchestra. Jazz come ricerca collettiva negli anni '90 – a
cura di Marcello Lorrai e Roberto Masotti – Auditorium 1997
2 Musica Jazz Lug/Ago 1951
3 Musica Jazz ottobre 1955
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Credits:
O.M.C.I.
Organico di Musica Creativa e Improvvisata
“Free Rococò”
Label: L’ORCHESTRA
Catalog #: OLP 10011
Format: LP
Country: Italy
Recorded at Centazzo Studio,
Moruzzo, Udine, December 8, 1976
Renato Geremia (tenor sax, soprano, fl, vl, p., el. piano),
Mauro Periotto (bass),
Tony Rusconi (drums, perc)
Tracklisting:
1) V.B.P.
(percorsi per Violino, Contrabbasso, Percussioni)
2) Saxplicity
1) Free Rococò
2) Marcetta
3) Break in C
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Venezia, 9 agosto 1919 – Venezia, 25
ottobre 2006




















































